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Faccia a faccia con il Patron del Roseto Basket, che sembra deciso a mollare

ROSETO - Se Michele Martinelli fosse una canzone, forse sarebbe "Vado al massimo", vecchio hit di quel mostro sacro del rock casereccio che è Vasco Rossi. Già, perché Martinelli, Presidente del Roseto Basket, imprenditore radiofonico e nel settore dei servizi (e in chissà quante altre iniziative) è uomo che del perenne movimento e del cambiamento totale ha fatto uno stile di vita. Chi si immagina il classico imprenditore nostrano, che si alza alle 7 per andare nella sua azienda, dalla quale esce intorno alle 21, può tranquillamente sgombrare il campo: Michele Martinelli non è quel tipo di persona. E' uno che ha cambiato molti lavori, molti amori, molti atleti, molte passioni, lasciando una costante: fare tutto al massimo. Michele Martinelli è nato il 13 marzo 1950 a Roma, dove ha frequentato il liceo classico e partecipato sia alle occupazioni studentesche del liceo Virgilio sia a quelle del Ministero della Pubblica Istruzione, oltre che ai fatti di Valle Giulia. Ha un degree in business administration conseguito in California e un master in ingegneria d'impresa (praticamente un non laureato che ha provveduto in altro modo). Ha 4 figli: Carlotta di 16 anni, Franco di 11, Anita di 6 e Francesco di 5. Vive a L'Aquila, dove suo padre avviò una clinica privata che oggi è della famiglia Martinelli e di cui il Presidente ha ancora quote. Proprietario di Radio Capital dell'Aquila, Martinelli è partner della eFM, società che si occupa di Facility Management per conto di Ministeri, enti, istituzioni e privati (praticamente, mette privato e pubblico d'accordo per fare cose che il pubblico non potrebbe fare da solo per carenza di risorse finanziarie). Martinelli ha giocato a basket nelle serie minori per poi diventare, nella stagione 1987/1979, Presidente dell'Algida Roma, squadra femminile di serie A. Ancora basket, stavolta maschile, in B2 a L'Aquila, prima di essere chiamato a Roseto, dal compianto Giovanni Giunco, che per primo ne individuò la carica propulsiva. Nel Lido delle Rose, Martinelli ha aperto un lustro che ha portato Roseto a giocarsi, per due anni consecutivi, i playoff scudetto. Personaggio temerario, non perdona nulla ai nemici e ha una memoria di ferro. Con il caso Sheppard e con una serie di altre iniziative, ha dato spallate importanti all'establishment del basket italiano. Che non gli ha perdonato gli sgarri e lo ha squalificato più volte. Rimessosi a nuovo dal punto di vista fisico, si prepara a stupire ancora tutti quelli che lo conoscono mediante la cosa che forse sa fare meglio: lavorare a fari spenti avendo la forza di decidere da solo.
INTERVISTA
Presidente Martinelli, lei è uno che nella vita ha cambiato spesso amori, lavori, atleti delle sue squadre. E' un modo per dire, in fondo in fondo, che lei ama solo se stesso?
Al contrario. Io mi innamoro di tutto, ma sono sempre insoddisfatto. Voglio sempre di più e questo crea problemi a chi mi sta vicino.
Sarà per questo che sarebbe disponibile a rimanere alla guida del Roseto Basket solo per vincere lo Scudetto?
Si. Se rimanessi sarebbe per il tricolore.
Come mai intorno a lei non ci creano gruppi di potere?
Perché sono un rompiscatole che non si ferma mai a dirsi quanto è bravo o a dire agli altri quanto sono bravi. Sono come la circolare: non ho capolinea.
E allora come mai accettò la corsa a Sindaco di Roseto?
La accettai perché mi sembrava un'altra sfida. Purtroppo la cosa non fu preparata adeguatamente e non si tenne conto di alcuni fattori che poi si rivelarono decisivi. Il Sindaco, comunque, non è un politico, è un amministratore di risorse che opera nel rispetto delle norme vigenti.
Riproverà ancora la strada politica?
Che Dio mi fulmini se lo farò! Sono riuscito a fare quella bella esperienza senza pagarne il prezzo. Basta così.
Dopo un lustro di successi si è rotto qualcosa a Roseto?
Forse un po' di assuefazione. Le compagnie di spettacolo sono obbligate a cambiare le ballerine e siccome qualcuno dice che io sono una soubrette, è tempo che vada.
Ma lei un po' ci gode a fare le cose da solo e poi "regalarle" alla folla?
Per niente. Io faccio le cose che mi piacciono per goderne insieme a quelli che hanno i miei stessi gusti.
Insieme ad altri? A vederla non si direbbe che lei sia un seguace della metodica di lavoro di gruppo.
Il lavoro in team è uno strumento validissimo, ma le decisioni le devi prendere da solo se sei a capo di qualcosa, perché condividere le decisioni significa iniziare un processo di deresponsabilizzazione. Il mio Team mi fornisce gli strumenti di supporto, io decido. Altrimenti faremmo tutto con un ottimo computer.
Come dice un comico, nel basket, secondo lei, qualcuno si è montato la testa sbagliando le istruzioni?
Il basket ha bisogno di una rivoluzione copernicana che riporti al centro le società e non i giocatori, gli allenatori, i dirigenti. Solo se le società saranno forti potranno garantire lavoro per gli altri attori del movimento, altrimenti serviranno sempre ricchi mecenati, oggi ormai introvabili.
A vederla, tirato a lucido, si direbbe che la trasformazione fisica sia lo specchio di una trasformazione più profonda.
Infatti è così. Bisogna rigenerarsi, mai adagiarsi. Dentro di noi c'è la forza di vincere tutto.
Rigenererà anche il Roseto Basket?
Solo per vincere lo scudetto, altrimenti via come promesso. Ma Roseto non la lascerò del tutto. Presenterò prossimamente un progetto per la riqualificazione del lungomare sud, che fa parte del mio nuovo lavoro.
Cosa le ha dato più fastidio in questo lustro rosetano?
I nichilisti in servizio permanente effettivo. Quelli che ne sanno sempre una più del diavolo. Peccato che il diavolo non sappia quel che sanno loro.
Come vorrebbe essere ricordato dai rosetani, in una frase?
Si divertì facendoci divertire.
Cosa non riesce a perdonarsi?
Nulla. Sono molto indulgente nei miei confronti.
Le rimarrà qualche amico rosetano, finito il basket?
Ho tanti amici qui. Vedremo con il tempo, che è una verifica straordinaria.
Un uomo di basket che per lei ha significato molto?
Giancarlo Asteo.
Una cosa che le fa perdere la pazienza?
La malafede e le bugie mi portano alla violenza fisica.
Nuove circa la cessione del Roseto Basket?
Proprio oggi (ieri, n.d.r.) ho un incontro nuovo di zecca con un imprenditore abruzzese, non rosetano, interessato a far rimanere la pallacanestro a Roseto. Sentirò. Per il resto, ho un contratto da firmare già pronto e altre 2 offerte, tutte da fuori regione.
A Roseto tifano Napoli, sperando nella A1 sul campo.
Nella remota eventualità di Napoli vincitrice, rimarrebbe in A2 Reggio Emilia ....
Quanto tempo rimarrà fuori dal basket, dopo Roseto?
Non lo so. Posso dirle che sono stato contattato per continuare a fare basket in una capitale europea.
Addirittura! Beh, potrebbe essere Roma, anche se io la immagino più a Berlino.
Berlino è una città molto affascinante ....
Luca Maggitti
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