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Imola, ipotesi ripescaggio

L'Andrea Costa, se mette a posto i conti, tifa per una serie A a venti squadre

L' ha iniziato il conto alla rovescia che deciderà il futuro del club biancorosso. Entro 36 giorni, più o meno, i soci dovranno scegliere se seguire il nuovo staff dirigenziale, con Fanti e Di Felice in cima alla piramide, o se abbondanare una nave che rischia di arenarsi.
La sensazione è che, malgrado le preoccupazioni di Fanti non rappresentino una «sparata», esista il margine per salvare l'Andrea Costa dal fallimento. Quel 20-25% che, teoricamente, dovrebbe mancare, si spera che nel giro di un mese venga reperito e che, a quel punto si possa concretamente pensare alla prossima stagione. Nel frattempo a Bologna si è riunita l'assemblea di Legadue che, per ora, è il campionato al quale parteciperà Imola a meno di ripescaggi dell'ultima ora. Due sono state le priorità analizzate dai responsabili dei vari club: il numero di squadre che parteciperanno al prossimo campionato e il numero di stranieri. Le indiciazioni di massima parlano di una chiusura netta sulla possibilità di allargare la Legadue a 16 o 18 squadre, visto che la serie A non si è resa disponibile ad aumentare le promozioni. In altre parole la seconda lega italiana resterà a 14 (con una promozione), e questo significa che Verona (e qualsiasi altra società non in linea con i parametri) non potrà ripartire dalla Legadue, come aveva paventato Maifredi una settimana fa. E se il club scaligero verrà confermato nella massima serie lo spiraglio del ripescaggio diventerà automaticamente più grande, per i motivi che tutti ormai conoscono. L'altro punto, invece, è inerente al numero di stranieri, e anche qui ci troviamo di fronte ad una conferma. Ogni club dovrà, infatti, avere cinque italiani sempre a referto, mentre per gli altri cinque posti non ci sono limitazioni di sorta e ognuno potrà pescare, a sua discrezione, nel mercato degli extracomunitari e in quello dei comunitari. Una decisione, quest'ultima, che vuole preservare lo spettacolo, almeno così ha spiegato il presidente Chiarino Cimurri. Difficile credere che dieci stranieri in campo contemporaneamente possano offrire lo spettacolo che i tifosi si aspettano, mentre ci permettiamo di pensare che sarebbe molto più interessante, e utile per il movimento, tornare ad una soluzione più «nostrana», con due soli stranieri per squadra.
Federico Boschi
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