MILANO - Ha lanciato un messaggio in una direzione precisa; in risposta, ne ha ricevuti alcuni di segno opposto rispetto alle sue idee. Un po’ come invitare a giocare «coppe» e veder calare sul tavolo «fiori». Sergio Tacchini, è deluso dal rapporto della banca d’affari che sta scandagliando potenziali «soci d’impresa» per il rilancio dell’Olimpia basket? «Non saprei. Perplesso però lo sono: mi sono giunte proposte diverse dal progetto che ho lanciato. Ma resto convinto che l’Olimpia abbia bisogno di quattro solidi soci, di un presidente super partes e di una sponsorizzazione. Solo così il futuro è garantito». Cuore della mattinata, sede milanese della sua azienda. Tacchini ha un aereo per Roma («Vado al Foro Italico per seguire l’amato tennis: se posso, non lo tradisco...») e sulla scrivania un pacco di scartoffie, tra le quali non filtra ancora la luce sul conto del club cestistico più blasonato d’Italia. L’assunto, allora: «Di questo passo, si chiude. O ci rilanciamo a dovere, a occhio e croce entro un mese, o è meglio lasciar perdere». Precisazioni. Punto A: non è un ricatto. Punto B: è una dichiarazione che lo emoziona («Amo il club e voglio essere ottimista»), ma che pronuncia con il piglio risoluto dell’imprenditore. «Rischio di diventare colui che liquida la Juve del basket? Sarebbe un atto coerente di fronte al silenzio della città. E ad ogni modo, in questo momento, sono io a metterci il "grano"...». D’accordo, ma come giustificare la serrata se all’orizzonte spuntasse qualcosa? Come può Sergio Tacchini arrogarsi il diritto di stabilire se un piano è serio o meno? «Un po’ di esperienza ce l’ho... Non mollo al primo che passa per la strada: il club è risanato, ben organizzato. Ha tutto per ripartire. Io ho speso certi soldi e da solo non ne investo più. Ma non ho l’acqua alla gola: al limite possono farmi cambiare opinione circa l’assetto che ho in mente per l’Olimpia, ma le argomentazioni devono essere valide».
Di che cosa non è persuaso? «Non conosco ancora i nomi di chi si è fatto avanti. Le proposte sono schematiche, servono verifiche. Chiedevo delle mele e mi hanno portato delle pere: magari vanno bene ugualmente, però va accertato». Non è detto che al quel punto Tacchini prosegua: «Se il piano stesse in piedi, ma io non mi riconoscessi in esso, potrei uscire del tutto. Sto al tavolo con chi mi garba, giusto?». Malignità: difficile allora che si sieda con Antonio Caserta, patron del volley, ex socio nell’Olimpia con il quale ora dialoga per vie legali... La replica: «Non so se una delle offerte sia sua: comunque, non ho preclusioni verso nessuno, posto che gli intenti siano di qualità». E il presunto coinvolgimento del Gruppo Armani, tramite il Comune? «Il bello, mi dicono, è che la voce circola all’insaputa degli interessati. Ai quali per ora sarebbe stata chiesta solo la disponibilità a sponsorizzare il Vigorelli».
La banca ha ricevuto un ordine: pancia a terra e verificare più a fondo. L’impressione? Sergio Tacchini forse ha in mano pure altre carte. «E una cosa sia chiara: nessuno speri di speculare, di mettermi in un angolo e di prendermi per la gola». Come dicono a Napoli, avrebbe sbagliato portone.
Flavio Vanetti
Di che cosa non è persuaso? «Non conosco ancora i nomi di chi si è fatto avanti. Le proposte sono schematiche, servono verifiche. Chiedevo delle mele e mi hanno portato delle pere: magari vanno bene ugualmente, però va accertato». Non è detto che al quel punto Tacchini prosegua: «Se il piano stesse in piedi, ma io non mi riconoscessi in esso, potrei uscire del tutto. Sto al tavolo con chi mi garba, giusto?». Malignità: difficile allora che si sieda con Antonio Caserta, patron del volley, ex socio nell’Olimpia con il quale ora dialoga per vie legali... La replica: «Non so se una delle offerte sia sua: comunque, non ho preclusioni verso nessuno, posto che gli intenti siano di qualità». E il presunto coinvolgimento del Gruppo Armani, tramite il Comune? «Il bello, mi dicono, è che la voce circola all’insaputa degli interessati. Ai quali per ora sarebbe stata chiesta solo la disponibilità a sponsorizzare il Vigorelli».
La banca ha ricevuto un ordine: pancia a terra e verificare più a fondo. L’impressione? Sergio Tacchini forse ha in mano pure altre carte. «E una cosa sia chiara: nessuno speri di speculare, di mettermi in un angolo e di prendermi per la gola». Come dicono a Napoli, avrebbe sbagliato portone.
Flavio Vanetti