BIELLA – Marco Atripaldi, il “cacciatore di fenomeni”. Nel corso della fantastica cavalcata della Pallacanestro Biella dalla C2 alla A1, la sua capacità di scovare talenti che poi sarebbero puntualmente esplosi con la canotta rossoblu è diventata leggendaria. “Superbasket” ha dedicato al general manager un ampio servizio definendolo “il Mago”, Dadone Lombardi ha detto in diretta Rai: «Se Biella prende un americano vuol dire che è forte».
Riconoscimenti meritati: basti ricordare Nate Erdman, Joseph Blair, Norman Nolan, Fabio Ribeiro, Antonio Granger, Corey Brewer. E quest’anno, su tutti, Cookie Belcher. Per non parlare di Soragna, Malaventura, Bougaieff.
Un’abilità, quella di Atripaldi, che potrebbe fare gola a molte società blasonate. Ma lui, almeno per ora, si dice intenzionato a proseguire il sogno della Pallacanestro Biella.
Un’abilità “al quadrato”, quella di Atripaldi, perché l’esperienza, la passione, l’intuito devono fare i conti con un budget sempre ridottissimo... Tanto che in queste settimane non sono mancati richiami
autorevoli (su tutti quello del sindaco di Biella, Gianluca Susta) ad una maggior sensibilità del territorio verso un fenomeno che è anche
un’opportunità immensa. «Delle “sensibilità”, e degli appuntamenti per
concretizzarle, esistevano anche prima che il problema venisse rilanciato dalla stampa - dice Atripaldi - Si sta valutando in questo periodo come poi trasformarle in un sostegno reale alla società. Gli enti pubblici,
Regione, Provincia e Comune ci hanno dato e ci daranno una grossa mano. Con Lauretana abbiamo un accordo anche per il prossimo anno e i dirigenti di quest’azienda, confermando di essere gentiluomini
d’altri tempi, si sono detti pronti a lasciare spazio ad un eventuale sponsor più ricco. Infine speriamo di ampliare il “Pool Piemonte”, trasformandolo magari in “Pool Nord-Ovest».
Circolano voci sulla possibile cessione del titolo sportivo. C’è questo rischio?
«Non è un’ipotesi che abbiamo preso in considerazione per la stagione a venire. E’ evidente che qualche cosa dovrà cambiare, perché siamo ad un livello di ,eccellenza con dei mezzi che non sono assolutamente
adeguati. Fino ad oggi siamo andati avanti perché siamo stati un po’ fortunati, un po’ abili e abbiamo fatto fruttare al massimo le risorse disponibili. Ma anche perché il presidente, con i suoi interventi personali, ha sempre coperto quello che era il divario a fine anno. E’ chiaro, però, che questa situazione non può continuare all’infinito: quindi la prossima
stagione la facciamo, quella dopo vedremo...». Detto tutto questo, come vedresti un’iniziativa di “azionariato popolare”, esperienza che ha successo in Spagna, ma che ha avuto esito negativo a Verona?
«Se devo essere sincero non ci credo. La nostra è una società che ha bisogno di solidità, di un progetto. Il sostegno del pubblico, della gente, è quello che ci viene dagli abbonamenti, dai biglietti, cioè da chi
decide di “sposare” il nostro progetto e di “acquistare” le emozioni che regaliamo al palazzetto.L’azionariato popolare mi sembrerebbe un’iniziativa disperata ed effimera. Preferisco rimanere con i piedi
per terra ed essere più realista: se ci sono lecondizioni economiche e si crea il consenso per andare avanti bene, altrimenti pazienza».
Parliamo di cose più allegre. Che caratteristiche avrà
la squadra dell’anno prossimo? «Avrei in mente una formazione con più italiani, però il problema è che le prime indagini di mercato dicono
che i costi dei giocatori che potrebbero interessarci sono proibitivi. A parte questa considerazione, mi piacerebbe fare una squadra magari con meno picchi, meno brillante rispetto a quella di quest’anno, ma con
più solidità e in grado di fornire un rendimento più
costante.
«Al momento, però, il primo problema da affrontare è
quello delle eventuali riconferme». A proposito: quante probabilità ci sono che rimangano Soragna o Malaventura?
«Faccio una premessa per dire che tutti i giocatori hanno manifestato la volontà di rimanere e questa per noi è una gran bella soddisfazione. Da parte nostra ci sarebbe l’intenzione di confermarne una buona parte,
però si tratta di capire a quali condizioni. «Certo che mi piacerebbe rimanesse Soragna. Però è in scadenza di contratto e in questi anni è cresciuto molto, ha vinto la A2, ha conquistato la nazionale. Dobbiamo vedere cosa dirà il mercato: che offerte potrà ricevere lui e quale sforzo saremo in grado di fare noi per tenerlo. Lo stesso discorso può valere
per Ken Lacey, per Niccolai...».
Malaventura?
«Matteo è sotto contratto con la Scavolini, quindi subentra un’ulteriore variabile».
Intanto avete cominciato confermando Belcher...
«Ma no: ci piacerebbe, è un’intenzione, ma non è un fatto. Stiamo parlando col giocatore, però lui è intenzionato a fare la “Summer League” di Boston e potrebbe ricevere offerte da squadre importanti».
Beh, in questi giorni comunque sono trapelati una serie di nomi: Orace Jenkins, Kid Carter, Shariff, Fajardo...
«I nomi sono veramente interessanti. Jenkins è stato il miglior realizzatore della A2, ha fatto molto bene con Federico Danna, però anche lui vuole tentare la carta Nba. Probabilmente potrebbe tornare sul mercato europeo a fine luglio e magari puntare ad un livello
anche superiore al nostro... Kid Carter è un giocatore che conosco molto bene, ci era già stato proposto un paio di anni fa: è un altro ragazzo interessante soprattutto alla luce della stagione che ha fatto.
Idem per Shariff Fajardo». Si riparla del possibile divorzio tra Varese e
Pozzecco. Lo scorso anno telefonò per complimentarsi
della promozione in A1, inoltre vuole restare vicino a
casa: potrebbe farsi avanti...
«Non credo che Pozzecco sia un giocatore per una squadra come la nostra. Lo scorso anno l’ho visto provare per l’Nba e credo possa seriamente ambire a giocare ai massimi livelli in Europa. Per questo non
mi pongo neppure il problema».
La risposta dovrebbe essere scontata, ma la domanda è
sempre meglio farla: Ramagli sarà il coach anche per
il prossimo anno?
«Beh, caspita, abbiamo un contratto... Non solo, la nostra intenzione è di prolungarglielo: sta facendo un ottimo lavoro e credo anche che si trovi bene qui con noi».
Carloandrea Finotto
Riconoscimenti meritati: basti ricordare Nate Erdman, Joseph Blair, Norman Nolan, Fabio Ribeiro, Antonio Granger, Corey Brewer. E quest’anno, su tutti, Cookie Belcher. Per non parlare di Soragna, Malaventura, Bougaieff.
Un’abilità, quella di Atripaldi, che potrebbe fare gola a molte società blasonate. Ma lui, almeno per ora, si dice intenzionato a proseguire il sogno della Pallacanestro Biella.
Un’abilità “al quadrato”, quella di Atripaldi, perché l’esperienza, la passione, l’intuito devono fare i conti con un budget sempre ridottissimo... Tanto che in queste settimane non sono mancati richiami
autorevoli (su tutti quello del sindaco di Biella, Gianluca Susta) ad una maggior sensibilità del territorio verso un fenomeno che è anche
un’opportunità immensa. «Delle “sensibilità”, e degli appuntamenti per
concretizzarle, esistevano anche prima che il problema venisse rilanciato dalla stampa - dice Atripaldi - Si sta valutando in questo periodo come poi trasformarle in un sostegno reale alla società. Gli enti pubblici,
Regione, Provincia e Comune ci hanno dato e ci daranno una grossa mano. Con Lauretana abbiamo un accordo anche per il prossimo anno e i dirigenti di quest’azienda, confermando di essere gentiluomini
d’altri tempi, si sono detti pronti a lasciare spazio ad un eventuale sponsor più ricco. Infine speriamo di ampliare il “Pool Piemonte”, trasformandolo magari in “Pool Nord-Ovest».
Circolano voci sulla possibile cessione del titolo sportivo. C’è questo rischio?
«Non è un’ipotesi che abbiamo preso in considerazione per la stagione a venire. E’ evidente che qualche cosa dovrà cambiare, perché siamo ad un livello di ,eccellenza con dei mezzi che non sono assolutamente
adeguati. Fino ad oggi siamo andati avanti perché siamo stati un po’ fortunati, un po’ abili e abbiamo fatto fruttare al massimo le risorse disponibili. Ma anche perché il presidente, con i suoi interventi personali, ha sempre coperto quello che era il divario a fine anno. E’ chiaro, però, che questa situazione non può continuare all’infinito: quindi la prossima
stagione la facciamo, quella dopo vedremo...». Detto tutto questo, come vedresti un’iniziativa di “azionariato popolare”, esperienza che ha successo in Spagna, ma che ha avuto esito negativo a Verona?
«Se devo essere sincero non ci credo. La nostra è una società che ha bisogno di solidità, di un progetto. Il sostegno del pubblico, della gente, è quello che ci viene dagli abbonamenti, dai biglietti, cioè da chi
decide di “sposare” il nostro progetto e di “acquistare” le emozioni che regaliamo al palazzetto.L’azionariato popolare mi sembrerebbe un’iniziativa disperata ed effimera. Preferisco rimanere con i piedi
per terra ed essere più realista: se ci sono lecondizioni economiche e si crea il consenso per andare avanti bene, altrimenti pazienza».
Parliamo di cose più allegre. Che caratteristiche avrà
la squadra dell’anno prossimo? «Avrei in mente una formazione con più italiani, però il problema è che le prime indagini di mercato dicono
che i costi dei giocatori che potrebbero interessarci sono proibitivi. A parte questa considerazione, mi piacerebbe fare una squadra magari con meno picchi, meno brillante rispetto a quella di quest’anno, ma con
più solidità e in grado di fornire un rendimento più
costante.
«Al momento, però, il primo problema da affrontare è
quello delle eventuali riconferme». A proposito: quante probabilità ci sono che rimangano Soragna o Malaventura?
«Faccio una premessa per dire che tutti i giocatori hanno manifestato la volontà di rimanere e questa per noi è una gran bella soddisfazione. Da parte nostra ci sarebbe l’intenzione di confermarne una buona parte,
però si tratta di capire a quali condizioni. «Certo che mi piacerebbe rimanesse Soragna. Però è in scadenza di contratto e in questi anni è cresciuto molto, ha vinto la A2, ha conquistato la nazionale. Dobbiamo vedere cosa dirà il mercato: che offerte potrà ricevere lui e quale sforzo saremo in grado di fare noi per tenerlo. Lo stesso discorso può valere
per Ken Lacey, per Niccolai...».
Malaventura?
«Matteo è sotto contratto con la Scavolini, quindi subentra un’ulteriore variabile».
Intanto avete cominciato confermando Belcher...
«Ma no: ci piacerebbe, è un’intenzione, ma non è un fatto. Stiamo parlando col giocatore, però lui è intenzionato a fare la “Summer League” di Boston e potrebbe ricevere offerte da squadre importanti».
Beh, in questi giorni comunque sono trapelati una serie di nomi: Orace Jenkins, Kid Carter, Shariff, Fajardo...
«I nomi sono veramente interessanti. Jenkins è stato il miglior realizzatore della A2, ha fatto molto bene con Federico Danna, però anche lui vuole tentare la carta Nba. Probabilmente potrebbe tornare sul mercato europeo a fine luglio e magari puntare ad un livello
anche superiore al nostro... Kid Carter è un giocatore che conosco molto bene, ci era già stato proposto un paio di anni fa: è un altro ragazzo interessante soprattutto alla luce della stagione che ha fatto.
Idem per Shariff Fajardo». Si riparla del possibile divorzio tra Varese e
Pozzecco. Lo scorso anno telefonò per complimentarsi
della promozione in A1, inoltre vuole restare vicino a
casa: potrebbe farsi avanti...
«Non credo che Pozzecco sia un giocatore per una squadra come la nostra. Lo scorso anno l’ho visto provare per l’Nba e credo possa seriamente ambire a giocare ai massimi livelli in Europa. Per questo non
mi pongo neppure il problema».
La risposta dovrebbe essere scontata, ma la domanda è
sempre meglio farla: Ramagli sarà il coach anche per
il prossimo anno?
«Beh, caspita, abbiamo un contratto... Non solo, la nostra intenzione è di prolungarglielo: sta facendo un ottimo lavoro e credo anche che si trovi bene qui con noi».
Carloandrea Finotto