PESARO – Il match di ritorno, in una serie di play off al meglio delle tre partite, è sempre una bella incognita. Un affare complicato ed anche parecchio insidioso. Parrebbe infatti assomigliare al “gol della bandiera" da concedere all’avversario più “debole", da parte di chi godrebbe del vantaggio dell’eventuale bella in casa. Ma poi bisogna fare i conti, oltre che con l’imponderabile (in un’ultima gara secca può succedere di tutto), anche con le trappole della psicologia. Innanzitutto, come è stato dimostrato fin troppe volte durante una stagione di continui alti e bassi come quella vissuta finora dalla Scavolini, è sempre l’ultima partita quella che “fa testo", quella che dà il tono e l’umore all’ambiente, quella che fornisce l’impronta alla maggior parte dei commenti e dei giudizi; e c’è da scommettere che, nonostante la buonissima prestazione dei biancorossi nella gara d’andata di questi ottavi, una sconfitta stasera a Fabriano farebbe tornare in fibrillazione la tifoseria pesarese, che per quanto si sia armata di buona volontà alla vigilia dei play off non riesce ancora a dimenticare le ripetute docce fredde subite durante la regular season. E se la premessa è fondata, se ne deduce che l’eventuale terza partita, pur giocandosi in casa ed anzi proprio per questo, verrebbe affrontata dalla squadra biancorossa con addosso un carico di pressione assai pericoloso. Dopo essersi rallegrata giovedì sera, per bocca del suo coach, che il peso psicologico si sia trasferito sulle spalle dei “cugini" (“adesso sono loro con le spalle al muro", aveva detto il Pilla un tantino brutalmente), la Scavolini non può neppure ipotizzare di riprendersi addosso tutta la “pressione" appena... ceduta: sarebbe davvero un bel boomerang!
Ecco perché Pesaro “non può" perdere gara-due, esattamente come non può perderla Fabriano, per ovvie ragioni. Il presidente Biondi ha ordinato ai suoi uomini “una reazione maiuscola", sulla base di motivazioni che spaziano dallo sport (battere i più blasonati corregionali, continuare a coltivare l’elettrizzante sogno di gloria che i play off per loro natura ispirano...) all’economia, tirando in ballo lo stesso avvenire della società: un successo stasera incoraggerebbe non poco, secondo il presidente, la “voglia" di partecipare e di investire da parte degli sponsor locali, Merloni in testa.
Per vincere, Fabriano, dovrà ritrovare se stessa in fretta e fino in fondo, diciamo quella che era un mese e mezzo fa, in occasione del derby del girone di ritorno. Ritrovare il suo cannoniere Monroe, in primis, ed anche gli altri protagonisti della bella regular season (finale a parte) che giovedì a Pesaro hanno ceduto il posto ad altrettante controfigure. La Scavolini invece, per vincere, dovrà prendere spunto proprio dalla gara di tre giorni fa: in parte per ripetersi sugli stessi livelli, ma in parte anche per riuscire a cambiare. Quella di stasera, infatti, potrebbe essere una partita tecnicamente molto diversa. Ad esempio la presumibile zona di Lasi e la maggior attenzione che i padroni di casa riserveranno ai lunghi pesaresi (devastanti in gara-uno) metteranno a dura prova i progressi del gioco biancorosso, e verificheranno lo stato di salute del settore-guardie, il cui rendimento anche balistico potrebbe risultare determinante. Se la Scavolini sarà pronta ad affrontare anche un’eventuale rivoluzione tattica, senza limitarsi a “copiare" il match d’andata, allora dimostrerà davvero un solido progresso nel gioco e nella mentalità. I tifosi pesaresi chiedono la fine delle solite montagne russe; la parola d’ordine è: continuità. La bella prova di giovedì non deve restare un episodio isolato. Se una rondine non fa primavera, due comincerebbero ad essere un serio indizio.
G.Iac.
Ecco perché Pesaro “non può" perdere gara-due, esattamente come non può perderla Fabriano, per ovvie ragioni. Il presidente Biondi ha ordinato ai suoi uomini “una reazione maiuscola", sulla base di motivazioni che spaziano dallo sport (battere i più blasonati corregionali, continuare a coltivare l’elettrizzante sogno di gloria che i play off per loro natura ispirano...) all’economia, tirando in ballo lo stesso avvenire della società: un successo stasera incoraggerebbe non poco, secondo il presidente, la “voglia" di partecipare e di investire da parte degli sponsor locali, Merloni in testa.
Per vincere, Fabriano, dovrà ritrovare se stessa in fretta e fino in fondo, diciamo quella che era un mese e mezzo fa, in occasione del derby del girone di ritorno. Ritrovare il suo cannoniere Monroe, in primis, ed anche gli altri protagonisti della bella regular season (finale a parte) che giovedì a Pesaro hanno ceduto il posto ad altrettante controfigure. La Scavolini invece, per vincere, dovrà prendere spunto proprio dalla gara di tre giorni fa: in parte per ripetersi sugli stessi livelli, ma in parte anche per riuscire a cambiare. Quella di stasera, infatti, potrebbe essere una partita tecnicamente molto diversa. Ad esempio la presumibile zona di Lasi e la maggior attenzione che i padroni di casa riserveranno ai lunghi pesaresi (devastanti in gara-uno) metteranno a dura prova i progressi del gioco biancorosso, e verificheranno lo stato di salute del settore-guardie, il cui rendimento anche balistico potrebbe risultare determinante. Se la Scavolini sarà pronta ad affrontare anche un’eventuale rivoluzione tattica, senza limitarsi a “copiare" il match d’andata, allora dimostrerà davvero un solido progresso nel gioco e nella mentalità. I tifosi pesaresi chiedono la fine delle solite montagne russe; la parola d’ordine è: continuità. La bella prova di giovedì non deve restare un episodio isolato. Se una rondine non fa primavera, due comincerebbero ad essere un serio indizio.
G.Iac.