ROSETO. «Un bel sogno; se tornassi indietro lo rifarei». In questa frase Michele Martinelli racchiude la sua avventura di Roseto, a capo dell'attività più amata dai rosetani: il basket. «Ho vissuto cinque anni di straordinari ricordi», continua, «straordinarie imprese che abbiamo fatto tutti insieme, pertanto sento di ringraziare tutti quelli che mi hanno aiutato in quello che siamo riusciti a fare. Adesso, però, è davvero finita, purtroppo con una partita persa, quando non mi aspettavo di perdere, ma siamo stati battuti dall'unica squadra che ci poteva battere, cioè Roseto».
Martinelli si trincera dietro la sua solita dialettica, per spiegare quello che in realtà non vuol dire davvero, cioè quale sarà il futuro della società di via Salara e, più in generale, del basket a Roseto.
«Finora», prosegue il presidente, «il pubblico di Roseto ha visto lo spettacolo sul campo. A questo punto, però, i ruoli si invertono: noi stiamo fuori e gli appassionati devono giocare la loro partita; staremo a vedere come andrà a finire. A oggi non ci sono stati incontri produttivi, ma aspetterò ancora pazientemente. Continuerò, anche a costo di sfidare gli dei, a lottare perché questo titolo resti a Roseto; se proprio nessuno lo vorrà, non potrò farci niente».
Federico Centola
Martinelli si trincera dietro la sua solita dialettica, per spiegare quello che in realtà non vuol dire davvero, cioè quale sarà il futuro della società di via Salara e, più in generale, del basket a Roseto.
«Finora», prosegue il presidente, «il pubblico di Roseto ha visto lo spettacolo sul campo. A questo punto, però, i ruoli si invertono: noi stiamo fuori e gli appassionati devono giocare la loro partita; staremo a vedere come andrà a finire. A oggi non ci sono stati incontri produttivi, ma aspetterò ancora pazientemente. Continuerò, anche a costo di sfidare gli dei, a lottare perché questo titolo resti a Roseto; se proprio nessuno lo vorrà, non potrò farci niente».
Federico Centola