Tutto fa esperienza, pure sbagliare. Soprattuto se rimettono le cose a posto in corsa, si conserva la A e si riparte facendo tesoro degli errori. Udine cestistica, nonostante la settimana sabbatica arancione, può stare tranquilla. La Snaidero è già su questa strada. Se ne fa interprete il presidente Edi.
Che la soddisfa dell’anno chiuso?
«Avere conservato la massima divisione a Udine per il terzo anno di fila, visto quel che c’era prima su piazza. Non riscatta tutta la stagione, ma credo che tutti i friulani ne siano contenti. Ci sono altri lati positivi in un’annata difficile».
Quali?
«Avere rimediato alla situazione a stagione in corso non era un’esperienza che avevamo. Eravamo reduci da due anni di successi, difficili da prevedere a inizio avventura. Quest’ultima annata è più simile alla prima, quando l’esplosione di Smith ci ha portato in A1 pur se sarebbe stato normale rimanere in A2. Quest’esperienza sarà utile soprattutto se ne trarremo insegnamenti per evitare altri errori».
Cosa non rifarebbe?
«Tante cose, ma non le dico: vedrete nella prossima stagione. Intanto, con Frates abbiamo trovato un ottimo allenatore a cui va buon parte del merito di avere salvato la stagione. Fabrizio ha rigenerato lo spirito della squadra e risistemato la difesa. Con lui e Sarti, che ci sono buoni motivi per tenerlo come l’anno scorso ce n’erano per chiudere con Boniciolli, vogliamo instaurare un rapporto lungo e serio per aggiustare ancora le cose».
Cos’altro è da sistemare?
«Senza nulla togliere a Melillo, non faremo più l’errore di non avere un preparatore atletico. A Phil, abituato a fare da sè, non pareva d’importanza straordinaria la partenza di Sepulcri. A noi sì: nella struttura della società non mancherà più questa componente essenziale come tutte le altre».
Salvezza, poi da ultimi nei play - off a 12 squadre; l’anno scorso da settimi in quelli a 8: che formula è preferibile, visto il -55 a Fabriano?
«Noi, almeno, domenica abbiamo dimostrato giocando un grande terzo quarto che con Siena ce la potevamo giocare, se la squadra non avesse mollato dal punto di vista psicologico. Comunque, preferisco i play - off a 8 con le squadre più continue dentro. Nessuno avrebbe avuto da ridire se, in quest’annata sfortunata, fossimo rimasti fuori. Per il futuro si sa solo che la A sarà a numero pari di squadre».
Saporta, mancherà?
«È stata un’esperienza positiva. Abbiamo fatto una buona prima fase, passando il turno. Se non avessimo perso male all’esordio a Valencia, si poteva arrivare in finale perché il nostro girone era il più duro. Ci mancherà abbastanza. Per l’azienda è stata interessante, abbiamo giocato in piazze dove abbiamo relazioni commerciali. Vincere in Israele è stato positivo, anche se poi abbiamo avuto un crollo. Sul piano sportivo, forse è meglio essere fuori dalle coppe per concentrarsi sul campionato. La Saporta è stata anche un problema per la nostra stagione: abbiamo costruito la squadra solo con due extracomunitari come vuole la Fiba, mentre altri hanno fatto squadre più atletiche con tanti Usa».
A Udine, invece, sono arrivati Gentile ed Esposito.
«Non è stato per forza un errore. Sulla carta quella squadra era stata decantata come la migliore che Udine avesse mai avuto. Poi, loro non ci si sono ritrovati e non c’erano rapporti con gli altri giocatori. A Imola si è dovuto cambiare rotta per reciproca volontà, anche perché non c’era feeling con la nuova guida tecnica. Non è vero che prima abbia pesato sulle nostre decisioni e su quelle tecniche il procuratore Sbezzi (oltre a Gentile ed Esposito agente pure di Li Vecchi, Scott e Melillo, ndr). L’errore è stato di costruire un gruppo poco atletico, pur se non credo nelle squadre con troppi americani: a Fabriano hanno fatto vacanza dopo la salvezza».
Ora si riparte dagli Usa?
«Tra una settimana si saprà di più. Può tornare Michael Smith, perché no: non è irrecuperabile dall’incidente a una rotula. Gli infortuni a lui, che dava solidità a rimbalzo e in difesa, Scott e Alibegovic hanno avuto peso. Purtroppo, non può tornare Charlie Smith».
Poi, ci sono i senza contratto a fine ciclo e i contrattualizzati, anche in prestito.
«Sono casi da verificare. Esposito e Gentile sono ancora legati a noi, ma non hanno tanta voglia di tornare a Udine. Sono situazioni impegnative da risolvere».
Largo ai giovani con Vujacic e Zacchetti?
«Sono a contratto e lo spero, ma bisogna vedere quanta fiducia Frates vuole dare loro. Intanto, i miei complimenti vanno al veterano Cantarello, serio e intelligente, che non a caso è stato il primo arancione firmato tre anni fa».
Dai giovani alle giovanili.
«È un motivo che rasserena e fa felice la stagione. Gli juniores sono per il terzo anno di fila ai nazionali. È la quarta finale per noi, che già seguivamo i cadetti di Bicinicco come Progetto Snaidero. Ora i nostri cadetti vanno all’interzone. Spero che, prima o poi, qualcuno di loro ci dia una mano».
L’incarico tv in Lega?
«Ho avuto contatti con Rai, con Foxy cup sponsor del campionato e con Media Partners per i diritti Internet. La settimana prossima farò il quadro al nuovo presidente Prandi, che ha carisma ed esperienza per fare bene. L’obiettivo era di non perdere tempo. Di fatto resto presidente del consorzio Basketball trading, anche se mi sono dimesso. Non ha più ragione di esistere, vista l’elezione di Prandi e l’accordo con lui che ora dovrà attuare la convenzione con la Fip, che ci dà maggiore autonomia».
Valerio Morelli
Che la soddisfa dell’anno chiuso?
«Avere conservato la massima divisione a Udine per il terzo anno di fila, visto quel che c’era prima su piazza. Non riscatta tutta la stagione, ma credo che tutti i friulani ne siano contenti. Ci sono altri lati positivi in un’annata difficile».
Quali?
«Avere rimediato alla situazione a stagione in corso non era un’esperienza che avevamo. Eravamo reduci da due anni di successi, difficili da prevedere a inizio avventura. Quest’ultima annata è più simile alla prima, quando l’esplosione di Smith ci ha portato in A1 pur se sarebbe stato normale rimanere in A2. Quest’esperienza sarà utile soprattutto se ne trarremo insegnamenti per evitare altri errori».
Cosa non rifarebbe?
«Tante cose, ma non le dico: vedrete nella prossima stagione. Intanto, con Frates abbiamo trovato un ottimo allenatore a cui va buon parte del merito di avere salvato la stagione. Fabrizio ha rigenerato lo spirito della squadra e risistemato la difesa. Con lui e Sarti, che ci sono buoni motivi per tenerlo come l’anno scorso ce n’erano per chiudere con Boniciolli, vogliamo instaurare un rapporto lungo e serio per aggiustare ancora le cose».
Cos’altro è da sistemare?
«Senza nulla togliere a Melillo, non faremo più l’errore di non avere un preparatore atletico. A Phil, abituato a fare da sè, non pareva d’importanza straordinaria la partenza di Sepulcri. A noi sì: nella struttura della società non mancherà più questa componente essenziale come tutte le altre».
Salvezza, poi da ultimi nei play - off a 12 squadre; l’anno scorso da settimi in quelli a 8: che formula è preferibile, visto il -55 a Fabriano?
«Noi, almeno, domenica abbiamo dimostrato giocando un grande terzo quarto che con Siena ce la potevamo giocare, se la squadra non avesse mollato dal punto di vista psicologico. Comunque, preferisco i play - off a 8 con le squadre più continue dentro. Nessuno avrebbe avuto da ridire se, in quest’annata sfortunata, fossimo rimasti fuori. Per il futuro si sa solo che la A sarà a numero pari di squadre».
Saporta, mancherà?
«È stata un’esperienza positiva. Abbiamo fatto una buona prima fase, passando il turno. Se non avessimo perso male all’esordio a Valencia, si poteva arrivare in finale perché il nostro girone era il più duro. Ci mancherà abbastanza. Per l’azienda è stata interessante, abbiamo giocato in piazze dove abbiamo relazioni commerciali. Vincere in Israele è stato positivo, anche se poi abbiamo avuto un crollo. Sul piano sportivo, forse è meglio essere fuori dalle coppe per concentrarsi sul campionato. La Saporta è stata anche un problema per la nostra stagione: abbiamo costruito la squadra solo con due extracomunitari come vuole la Fiba, mentre altri hanno fatto squadre più atletiche con tanti Usa».
A Udine, invece, sono arrivati Gentile ed Esposito.
«Non è stato per forza un errore. Sulla carta quella squadra era stata decantata come la migliore che Udine avesse mai avuto. Poi, loro non ci si sono ritrovati e non c’erano rapporti con gli altri giocatori. A Imola si è dovuto cambiare rotta per reciproca volontà, anche perché non c’era feeling con la nuova guida tecnica. Non è vero che prima abbia pesato sulle nostre decisioni e su quelle tecniche il procuratore Sbezzi (oltre a Gentile ed Esposito agente pure di Li Vecchi, Scott e Melillo, ndr). L’errore è stato di costruire un gruppo poco atletico, pur se non credo nelle squadre con troppi americani: a Fabriano hanno fatto vacanza dopo la salvezza».
Ora si riparte dagli Usa?
«Tra una settimana si saprà di più. Può tornare Michael Smith, perché no: non è irrecuperabile dall’incidente a una rotula. Gli infortuni a lui, che dava solidità a rimbalzo e in difesa, Scott e Alibegovic hanno avuto peso. Purtroppo, non può tornare Charlie Smith».
Poi, ci sono i senza contratto a fine ciclo e i contrattualizzati, anche in prestito.
«Sono casi da verificare. Esposito e Gentile sono ancora legati a noi, ma non hanno tanta voglia di tornare a Udine. Sono situazioni impegnative da risolvere».
Largo ai giovani con Vujacic e Zacchetti?
«Sono a contratto e lo spero, ma bisogna vedere quanta fiducia Frates vuole dare loro. Intanto, i miei complimenti vanno al veterano Cantarello, serio e intelligente, che non a caso è stato il primo arancione firmato tre anni fa».
Dai giovani alle giovanili.
«È un motivo che rasserena e fa felice la stagione. Gli juniores sono per il terzo anno di fila ai nazionali. È la quarta finale per noi, che già seguivamo i cadetti di Bicinicco come Progetto Snaidero. Ora i nostri cadetti vanno all’interzone. Spero che, prima o poi, qualcuno di loro ci dia una mano».
L’incarico tv in Lega?
«Ho avuto contatti con Rai, con Foxy cup sponsor del campionato e con Media Partners per i diritti Internet. La settimana prossima farò il quadro al nuovo presidente Prandi, che ha carisma ed esperienza per fare bene. L’obiettivo era di non perdere tempo. Di fatto resto presidente del consorzio Basketball trading, anche se mi sono dimesso. Non ha più ragione di esistere, vista l’elezione di Prandi e l’accordo con lui che ora dovrà attuare la convenzione con la Fip, che ci dà maggiore autonomia».
Valerio Morelli