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Olimpia, solo una fiammella

Tacchini cerca nuovi soci per continuare l'avventura a Milano

MILANO — Olimpia, punto e a capo. Sono passati quasi tre mesi da quando Sergio Tacchini ha lasciato la presidenza per agevolare la ricerca di nuovi soci o acquirenti della società e ancora nessuna novità si affaccia all'orizzonte. Il quadro del basket a Milano si tinge quindi ancor più di tinte fosche. Non tanto per la mancanza di proposte, progetti o possibili nuovi proprietari, forse mai come oggi sembra ci sia tanta gente pronta ad occuparsi dell'Olimpia; quanto per la posizione intransigente e irremoviblie da parte dell'attuale proprietà. Che Sergio Tacchini non volesse più saperne di basket lo si è capito da un pezzo. Prima lo sciopero del tifo, poi l'escamotage del passaggio della presidenza e infine parole chiare e precise: «Ho speso molti soldi e da solo non ne investo più». Alla luce dell'impossibilità di trovare soci disposti a finanziare i suoi errori - dopo tutto la salvezza all'ultima giornata nella stagione che doveva essere «L'alba di nuovi successi» avrà pure dei responsabili - l'ex tennista lancia il suo grido di allarme, sbandierando, come hanno sempre fatto tutti, lo spettro della chiusura.
In realtà la preoccupazione dell'attuale proprietario dell'Olimpia è quella di cercare di rientrare, almeno in parte, il denaro che queste due annate fallimentari lo hanno costretto a versare inutilmente nelle casse societarie. Tacchini pretende soldi per rientrare dagli investimenti fatti da quelle persone che definisce «una società ben organizzata» ma che in realtà hanno portato l'Olimpia a perdere ogni feeling con la città, al minimo storico come numero di spettatori e a un passo alla retrocessione. Solo che, così facendo, puntanto i piedi e opponendosi a una cessione a costo zero dell'Olimpia, cioè allo stesso prezzo pagato a Pasquale Caputo per una società senza una lira di debito e reduce da un campionato finito al secondo turno dei playoff, Tacchini sta spegnendo gli interessi dei possibili acquirenti. Questa è la vera fine dell'Olimpia, quella che il Cavaliere sta, giorno dopo giorno, sentenziando.
Fra le proposte presentate alla finanziaria che coordina la vendita dell'Olimpia, una richiede la firma di un'opzione di 30 giorni per la cessione a costo zero della società. Proprio questo consentirebbe ai potenziali nuovi proprietari di uscire allo scoperto e formalizzare i propri progetti. Perché se esiste qualcuno disposto a mettere un euro in gioco, è certo che lo voglia spendere per la squadra e per riorganizzare la società, non certo per ripagare chi ha sbagliato tutto. Quindi altro che speculazioni. Come al solito il bene dell'Olimpia è diverso da quello di chi la gestisce. Si abbia almeno il coraggio di farsi da parte. E anche in fretta.
Maurizio Trezzi
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