PESARO – Oltre alla dimensione logica, c’è sempre quella estetica. E allora per quanti, dal vivo o in televisione, hanno potuto vedere la strepitosa partita della Scavolini a Fabriano, in gara-due degli ottavi di finale, c’era davvero di che lustrarsi gli occhi e provare un’istintiva esultanza interiore, al di là degli ovvi demeriti della squadra fabrianese e prima ancora di sciupare il magico incantesimo pensando alla Kinder, che implacabilmente attende al varco – appostata come uno spietato camaleonte – la farfalla biancorossa appena uscita dalla condizione di bruco. La vittoria dei record, quella pesarese di domenica sera. Mai nella storia dei play off una squadra aveva rifilato a quella avversaria 55 punti di scarto, men che meno in trasferta. Il record precedente risaliva alla stagione ’97-98, quando Varese aveva dato 50 punti tondi a Rimini. Record polverizzato. Mai nei play off una squadra aveva giocato così bene da totalizzare una valutazione di 164 (contro 43 degli avversari!): sempre nel già citato Varese-Rimini di quattro anni fa era stata toccata quota 159, e sembrava un picco insuperabile. E solo un’altra volta c’è stata una squadra capace di segnare 121 punti, esattamente come ha fatto Pesaro l’altra sera: si tratta dell’Auxilium Torino di undici anni fa, nella stagione ’90-91, impresa messa a segno, per ironia della sorte, proprio contro la Scavolini, ma dopo un tempo supplementare e dunque con cinque minuti in più a disposizione (non fu però una debacle per i biancorossi, visto che finì 121-115). Ed anche Pecile, col suo 5/5 da tre punti, ha siglato un record individuale nella storia dei play off, senza neppure il bisogno di aggiungere che il suo incredibile 39 in valutazione, frutto principalmente dei 23 punti, 6 recuperi e 7 assist messi a segno, è il “career high", il record personale assoluto del biondo triestino.
L’improvvisa esplosione delle “alternative" a Booker, con Pecile scatenato e lo stesso Beric che, quando sente di avere il polso della situazione, si mette a menare le danze con funambolico equilibrismo, sospeso tra una bomba e un assist al bacio, ha cancellato di colpo (almeno fino a prova contraria) quello che tutti consideravano il principale tallone d’Achille della Scavolini. Fermato Booker, si diceva, s’inceppa l’intera squadra. Ebbene, il capitano ha trascorso per lo più in panchina gli ottavi di finale, e la squadra ha continuato a girare come un orologio svizzero. Miracolo ancora più grosso dello stesso exploit di Traina (che non poteva essere così scarso come sembrava...) e di quella crescita vigorosa del settore lunghi che, a ben guardare, era già implicita nel ritorno a Pesaro di DeMarco Johnson, di cui troppo frettolosamente era stato messo in dubbio il carattere vincente, l’animus del classico “animale da play off". Incontenibile, infallibile al tiro (15/17) in questi fulminanti ottavi di finale, dopo che Pillastrini – con una mossa mai tanto opportuna – lo ha rimesso al centro dei giochi e del “feeling" biancorosso.
Una volta soddisfatto il gusto estetico, torniamo alla logica, cioè all’incubo Kinder. Sulla corsa dei pesaresi, iniziata così di slancio, si trova una squadra che ha fatto solo un errore, finire terza anziché prima nella regular season! Una squadra che supera la Scavolini in quasi tutte le voci statistiche. E’ seconda assoluta nella valutazione, contro il settimo posto di Booker e compagni; seconda anche nei punti segnati (contro il sesto posto di Pesaro); terza nella percentuale da due (la Scavolini è sesta) e quarta in quella da tre (quinti i biancorossi, però a pochi decimali di distacco); prima nei rimbalzi difensivi (Pesaro settima); terza nei recuperi (i biancorossi sono invece terz’ultimi); ottava negli assist (undicesimi i pesaresi) e seconda nei falli subiti (soltanto penultima la Scavolini). Dove Pesaro fa meglio è solo nei rimbalzi offensivi (settimo posto contro il sorprendente 14esimo dei bolognesi, che forse facendo sempre canestro hanno meno rimbalzi da prendere...) e nelle palle perse (16esima posizione), dove la Kinder è addirittura la terza squadra più sciupona. Insomma, la Scavolini dovrà superarsi un po’ in tutti gli aspetti del gioco per sperare nell’impresa contro i campioni d’Italia. E allora, nell’entusiasmo del momento, il monito di Pillastrini – “Rendiamoci conto che partiamo sfavoriti!" – riecheggia come una realistica presa di coscienza ed un sano, utile atto di umiltà.
G.Iac.
L’improvvisa esplosione delle “alternative" a Booker, con Pecile scatenato e lo stesso Beric che, quando sente di avere il polso della situazione, si mette a menare le danze con funambolico equilibrismo, sospeso tra una bomba e un assist al bacio, ha cancellato di colpo (almeno fino a prova contraria) quello che tutti consideravano il principale tallone d’Achille della Scavolini. Fermato Booker, si diceva, s’inceppa l’intera squadra. Ebbene, il capitano ha trascorso per lo più in panchina gli ottavi di finale, e la squadra ha continuato a girare come un orologio svizzero. Miracolo ancora più grosso dello stesso exploit di Traina (che non poteva essere così scarso come sembrava...) e di quella crescita vigorosa del settore lunghi che, a ben guardare, era già implicita nel ritorno a Pesaro di DeMarco Johnson, di cui troppo frettolosamente era stato messo in dubbio il carattere vincente, l’animus del classico “animale da play off". Incontenibile, infallibile al tiro (15/17) in questi fulminanti ottavi di finale, dopo che Pillastrini – con una mossa mai tanto opportuna – lo ha rimesso al centro dei giochi e del “feeling" biancorosso.
Una volta soddisfatto il gusto estetico, torniamo alla logica, cioè all’incubo Kinder. Sulla corsa dei pesaresi, iniziata così di slancio, si trova una squadra che ha fatto solo un errore, finire terza anziché prima nella regular season! Una squadra che supera la Scavolini in quasi tutte le voci statistiche. E’ seconda assoluta nella valutazione, contro il settimo posto di Booker e compagni; seconda anche nei punti segnati (contro il sesto posto di Pesaro); terza nella percentuale da due (la Scavolini è sesta) e quarta in quella da tre (quinti i biancorossi, però a pochi decimali di distacco); prima nei rimbalzi difensivi (Pesaro settima); terza nei recuperi (i biancorossi sono invece terz’ultimi); ottava negli assist (undicesimi i pesaresi) e seconda nei falli subiti (soltanto penultima la Scavolini). Dove Pesaro fa meglio è solo nei rimbalzi offensivi (settimo posto contro il sorprendente 14esimo dei bolognesi, che forse facendo sempre canestro hanno meno rimbalzi da prendere...) e nelle palle perse (16esima posizione), dove la Kinder è addirittura la terza squadra più sciupona. Insomma, la Scavolini dovrà superarsi un po’ in tutti gli aspetti del gioco per sperare nell’impresa contro i campioni d’Italia. E allora, nell’entusiasmo del momento, il monito di Pillastrini – “Rendiamoci conto che partiamo sfavoriti!" – riecheggia come una realistica presa di coscienza ed un sano, utile atto di umiltà.
G.Iac.