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L’analisi della stagione della Metis

La conferma di Beugnot ed il "nodo Pozzecco": i primi passi per tornare in alto

L’avventura è finita al PalaTrieste. Herb Jones ha stoppato l’incolpevole Franz Conti all’ultimo secondo dei tempi regolamentari, la Coop senza grossi problemi di falli ha vinto facilmente un supplementare giocato da Varese con l’unico quintetto possibile ed ha eliminato la squadra di Beugnot dal campionato.
Un campionato strano, a tratti disastroso, a tratti costellato di speranze, che ora lascia spazio ad un’estate difficile ed importante: difficile perché qualcuno dei giocatori della Metis dovrà fatalmente lasciare la squadra, importante perché la società non intende disputare un'altra stagione ad un livello di graduatoria poco consono al nome ed alla tradizione di Varese, ma per riavere una squadra vincente bisognerà evitare ogni errore di assemblaggio e di gestione. Si ripartirà da Greg Beugnot (a meno di clamorosi dietrofront) che ha avuto la caparbietà e la capacità di far disputare alla squadra i playoff, giocati in maniera onorevole, e questo è un primo tassello importante nell’ottica di quella continuità tecnica che è fondamentale per costruire una squadra con un’identità ed una mentalità comune.
Il nome su cui ci sarà inevitabilmente più discussione sarà invece quello di Gianmarco Pozzecco: il capitano ha ancora due anni di contratto, ma come noto la sua permanenza a Varese non è assolutamente scontata. Questo sarà il nodo più importante e più urgente per la dirigenza che se intende privarsi del proprio gioiello dovrà agire rapidamente, ricavare una contropartita valida e soprattutto assicurarsi un ricambio all’altezza: i tifosi non perdonerebbero mai una cessione del Poz senza un’adeguata sostituzione, perché Gianmarco è…Gianmarco, ogni aggettivo in più sarebbe superfluo. D’altro canto proprio il Poz e Beugnot hanno dimostrato nella serie contro Trieste che un accordo fra loro è possibile, in quanto si sono resi conto che un muro contro muro danneggerebbe entrambi, mentre una collaborazione intelligente potrebbe fare la loro fortuna.
La stagione 2001/2002 ci lascia in eredità una lunga serie di considerazioni. La nuova società merita a nostro avviso fiducia: dopo diverse stagioni la Pallacanestro Varese ha avuto buone opportunità dal punto di vista monetario, visto che i Castiglioni non si sono mai tirati indietro all’atto di "sganciare" i soldi necessari a raddrizzare le esigenze della squadra. La gestione del mercato però non è stata buona, considerato l’alto numero di giocatori provati, acquistati, rilasciati, sostituiti; Rusconi e Claudio Castiglioni hanno dichiarato che per la società questo è da considerarsi come un anno di apprendistato nel mondo, spesso popolato da affaristi e "filibustieri", del basket internazionale: ci sembra quindi giusto concedere un’altra opportunità, perché nessuno "nasce professore", anche se ci preme ricordare che non bisognerà ricadere negli stessi errori, pena la perdita di fiducia da parte di chi, come i tifosi, segue con passione ed amore le vicende della squadra.
Sotto il profilo tecnico la compagine varesina ha palesato alcuni problemi di organico: carenza in alcuni settori, abbondanza in altri. Un punto fermo da cui ripartire dovrà necessariamente essere un pivot dominante, una figura sempre rara da trovare ma che garantisce la solidità necessaria in area colorata sui due fronti del gioco. Persa la scommessa Shabbazz la Metis ha concluso il campionato con due buone riserve (Pejcinovic e Zanus) ma senza un giocatore capace di mantenere il campo a lungo con continuità; Trieste, schierando un buon Podestà (bel giocatore italiano, però non un fenomeno), ha ringraziato. Sul fronte degli esterni sarà da valutare la necessità di una guardia pura, che segni da fuori e che, soprattutto, limiti l’impatto dei frombolieri avversari; certamente di Meneghin non ne nascono ogni giorno, ma un mercato oculato e gestito di concerto con l’allenatore potrebbe portare ad una soluzione interessante. Un ultimo problema poi riguarda la carta d’identità dei giocatori biancorossi: non è pensabile che Cecco Vescovi sia costretto ad un’altra stagione come questa, la terza in cui parte come cambio di lusso e finisce per giocare quasi tutto l’incontro. La stessa cosa vale per Paolo Conti e per Derek Hamilton, un po’ troppo ingenerosamente criticato per la sconfitta in gara3: se questi giocatori (Vescovi e Conti in particolare) saranno, come pensiamo, necessari per dare continuità in futuro bisognerà pensare a degli "alter ego" in grado di evitare sforzi sovraumani a persone che i trenta li hanno già passati da un pezzo.
Di recente Castiglioni ci ha detto che le strategie per il nuovo anno verranno rese note dalla dirigenza prima dell’inizio della nuova campagna abbonamenti: un modo di fare che sembra assolutamente onesto e trasparente verso i tifosi, un primo segnale di rinascita. Che sia anche il primo buon auspicio per l’anno prossimo.
Damiano Franzetti
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