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Messina-Boniciolli ultimo giro?

Dei due coach, a Bologna, ne restera´ (forse) uno solo

SEDUTI sulla bocca del vulcano, Matteo Boniciolli ed Ettore Messina, in ordine d´alfabeto e pure di griglia, lanciano da stasera, da Bologna capitale al resto del regno, la sfida scudetto. In realtà, evocare griglie fa pensar più a un barbecue che a una partenza da Gran Premio: non è ipotesi marginale che possano finirci cucinati entrambi. E poiché a tutti e due serve un risultato per continuare l´avventura qui, ne resterà (forse) uno solo. Più facile nessuno che entrambi.
Messina guida la Kinder ormai da separato in casa: Madrigali lo circonda di reverenza, salvo dissentirne, ricambiato, un giorno sì e uno no. Boniciolli s´era preso una brutta pagella, meno di due mesi fa, da padron Seragnoli, che si relegò poi in uno sdegnoso aventino. Se anche, come pare, ne scenderà stasera per tornare in parterre, ricambiando i segnali distensivi spediti dal coach, solo riportando fra i denti un osso polposo Boniciolli si terrà il posto. Meno legato all´esito dei giochi pare invece Messina, al passo d´addio comunque vada a finire, dando per scontato un divorzio da Madrigali, e dando per meno scontato che l´attuale lavorìo della cordata Clô possa scalare la cima Virtus. Prima di sapere chi avrà vinto e chi perso, ci sarebbe da scegliere una favorita, ruolo che i protagonisti si rimpallano nelle solite schermaglie di vigilia. Di certo, ridotte a 8 le concorrenti, non se ne vede svettare una, per forza e salute: così, possono sognare in tante.
Quello della Kinder resta l´organico migliore, benchè Smodis ne fosse un pezzo grosso e benchè vada verificato l´apporto di Griffith, quasi sempre etereo quest´anno, eurofinalona compresa. Non mancavano lì i motivi per far bene, soprattutto per uno che, in scadenza di principesco contratto, si ritrovava esposto sulla vetrina ideale. Eppure l´Omone è stato costretto all´indomani, per bocca sua o del ventriloquo pagato per fare le figurette, ad arrampicarsi sui vetri delle scuse più tipiche (non vedo soldi, non vedo palloni). Non vediamo Griffith, invece, un po´ tutti, dal nostro posto. S´accomodi, se può.
Ha organico migliore la Virtus, se Rashard ruggisce, ma pure un ambiente quotidianamente centrifugato da voci d´ogni tipo. Messina è su quell´uscio che sapete, Madrigali smorza, attutisce e respinge i sospetti di ciclo esaurito, anche se solo gli atti concreti chiariranno le sue strategie, a giochi finiti: ossia quanto farà per trattenere i big in partenza (Griffith, Ginobili, Jaric, fors´anche Rigaudeau, lo stesso Messina) e quanto per rimpiazzarli degnamente. E´ il presidente percentualmente più vincente nella storia della Virtus, eppure sia la sua clientela che l´opinione pubblica lo terranno sotto sguardi molto penetranti.
La squadra non l´ha più vista nessuno, tranne Messina, dalla sera infausta del 5 maggio: quanto si rivelerà immune da quello choc e dalle centrifughe in azione si vedrà giocando. L´avversaria è delicata: è stata spesso, ultimamente, in soggezione, finchè non venne quel -33. Illeggibile per definizione, e quest´anno di più, Pesaro può far benissimo o malissimo. Ha molto meno da perdere, ma neanche là, sondando l´ambiente, le acque sono quiete, da Pillastrini in giù.
La Fortitudo ha tracciati più nitidi, dietro e davanti. Scatta da una pole position conquistata grazie a tenacia e continuità. Ha fatto cioè meno scivoloni delle altre ed è un merito anche questo, da attribuire a Boniciolli, se è vero che la regolarità faceva sciogliere inni a Messina (che i suoi tre scudetti li ha vinti partendo sempre dal primo posto: altra trappola, per lui). La Skipper sfida le avversarie, ma sfida anzitutto se stessa a salire un gradino che, nella stagione, ha solo sfiorato. Delle 7 sopravvissute, ha bilancio attivo negli scontri diretti solo con due (Trieste 2-0 e Pesaro 3-2), è 1-1 con Virtus, Cantù, Siena e Roma, sotto con Treviso (1-3). Né travolta, né dominante. E però, se servono altri test su sfide ad alto livello, l´Europa ne forniva numerose e non l´ha promossa. Infine, pure il fattore campo, guadagnato col primo posto, non è stato infrangibile: 6 sconfitte interne non sono poche, anche se 5 sono in coppa e l´unica macchia in campionato, contro Cantù, risale ad ottobre. Dalla regolarità, la Skipper deve ora passare ai picchi di qualità. L´ha fatto di rado, ma ha gli uomini per farlo. D´altra parte, gli scudetti non li regalano.
Roma non ha fatto una grande annata, ma fin qui c´è arrivata e se tutti hanno caricato la sveglia per il finale di stagione (e per restare in un team che verrà rinforzato), Myers l´ha caricata più di tutti. La Wurth non vale la Skipper, ma può difendere forte, può sparare raffiche, può volare al passo di Allen. Ecco, dando per scontato Myers, la differenza la farà il play.
Walter Fuochi
Fonte: La Repubblica
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