La chiamano pausa di riflessione. E' quella che si sono presi, reciprocamente, la Snaidero intesa come società e il capitano della squadra, al secolo Teoman Alibegovic. Il momento è interlocutorio: e se Teo ha chiuso l'ultima pagina di un triennale (solo a Berlino era rimasto parcheggiato così a lungo, ndr) stipulato durante l'estate del 1999, dai grandi pensatoi majanesi non è ancora trapelato nulla sull'eventuale prolungamento dell'accordo con il totem sloveno. Forse proprio perchè niente è stato deciso.
«Una fase della vita assolutamente normale - spiega Alibegovic - è giusto che alla fine del campionato, che per i miei gusti si è comunque concluso troppo presto, le parti si concedano una settimana o più per pensarci sopra. Non sarebbe intelligente prendere adesso, posizioni che potrebbero poi rivelarsi controproducenti. Come penso che le conclusioni saranno tratte pesando l'annata nella sua totalità».
- Che per te non è stata proprio delle più entusiasmanti...
«Anzi, credo vada classificata come la peggiore della mia carriera. E' partita male già in estate, poi sono successe le cose che tutti sanno, anche se ce ne sono altre delle quali l'opinione pubblica non è al corrente. Si sappia comunque che il sottoscritto si è sbattuto per rendersi utile, sia in campo che fuori, anche se in certi momenti era difficile prendere posizione. E, dopo aver fatto una sana autocritica, dico che un campionato così non lo auguro a nessuno».
- L'unica certezza è che rimarresti volentieri.
«L'ho già detto: ho preso casa in Friuli, sono affezionato a questa terra, così come mi sono innamorato subito del progetto arancione, quando Snaidero me lo espose tre anni fa. Adesso non so che cosa sarà, ma voglio essere chiaro: il primo passo spetta alla società, non certo al sottoscritto. Quando e se loro lo vorranno, quindi, ci metteremo attorno ad un tavolo e capiremo se esistono i presupposti per continuare a frequentarci».
- Altrimenti comincerai a guardarti attorno.
«Direi, piuttosto, che qualcun'altro potrebbe venire a me. Non pensate che il sottoscritto non abbia estimatori. E, visto che ho intenzione di stare sui parquets ancora due anni almeno, peserò l'opzione più vantaggiosa».
- Che cosa c'è sull'agenda estiva di Teo Alibegovic ?
«Prima di tutto ho bisogno di tanto relax e, soprattutto, di stare da solo con mia moglie. Poi bici, corsa, piscina: riposo attivo, insomma. Non voglio un altra stagione così».
- Al di là delle discutibili scelte umane, anche gli infortuni hanno inciso pesantemente sul bilancio conclusivo.
«Mi viene da ridere quando sento dire che quasi tutti gli incidenti capitati sono frutto del caso. Può darsi, ma certe cose succedono anche perchè ti manca la lucidità, sei svuotato di energie, davanti ai tuoi occhi c'è un muro di nebbia e non sai scegliere bene la cosa perfetta da fare. Per questo lavorerò duro, almeno 12 settimane, dividendomi con Rick Dalatri, con il preparatore atletico della nazionale jugoslava e dell'Alba Berlino e il mio amico Zaletel, ex talento inespresso del basket sloveno e guru del settore: a lui si affida, infatti, da tempo, gente del calibro di Fucka, Milic e Gorenc. Dove giocherò l'anno prossimo ancora non lo so, di certo voglio essere nelle migliori condizioni per farlo».
Roberto Zanitti
«Una fase della vita assolutamente normale - spiega Alibegovic - è giusto che alla fine del campionato, che per i miei gusti si è comunque concluso troppo presto, le parti si concedano una settimana o più per pensarci sopra. Non sarebbe intelligente prendere adesso, posizioni che potrebbero poi rivelarsi controproducenti. Come penso che le conclusioni saranno tratte pesando l'annata nella sua totalità».
- Che per te non è stata proprio delle più entusiasmanti...
«Anzi, credo vada classificata come la peggiore della mia carriera. E' partita male già in estate, poi sono successe le cose che tutti sanno, anche se ce ne sono altre delle quali l'opinione pubblica non è al corrente. Si sappia comunque che il sottoscritto si è sbattuto per rendersi utile, sia in campo che fuori, anche se in certi momenti era difficile prendere posizione. E, dopo aver fatto una sana autocritica, dico che un campionato così non lo auguro a nessuno».
- L'unica certezza è che rimarresti volentieri.
«L'ho già detto: ho preso casa in Friuli, sono affezionato a questa terra, così come mi sono innamorato subito del progetto arancione, quando Snaidero me lo espose tre anni fa. Adesso non so che cosa sarà, ma voglio essere chiaro: il primo passo spetta alla società, non certo al sottoscritto. Quando e se loro lo vorranno, quindi, ci metteremo attorno ad un tavolo e capiremo se esistono i presupposti per continuare a frequentarci».
- Altrimenti comincerai a guardarti attorno.
«Direi, piuttosto, che qualcun'altro potrebbe venire a me. Non pensate che il sottoscritto non abbia estimatori. E, visto che ho intenzione di stare sui parquets ancora due anni almeno, peserò l'opzione più vantaggiosa».
- Che cosa c'è sull'agenda estiva di Teo Alibegovic ?
«Prima di tutto ho bisogno di tanto relax e, soprattutto, di stare da solo con mia moglie. Poi bici, corsa, piscina: riposo attivo, insomma. Non voglio un altra stagione così».
- Al di là delle discutibili scelte umane, anche gli infortuni hanno inciso pesantemente sul bilancio conclusivo.
«Mi viene da ridere quando sento dire che quasi tutti gli incidenti capitati sono frutto del caso. Può darsi, ma certe cose succedono anche perchè ti manca la lucidità, sei svuotato di energie, davanti ai tuoi occhi c'è un muro di nebbia e non sai scegliere bene la cosa perfetta da fare. Per questo lavorerò duro, almeno 12 settimane, dividendomi con Rick Dalatri, con il preparatore atletico della nazionale jugoslava e dell'Alba Berlino e il mio amico Zaletel, ex talento inespresso del basket sloveno e guru del settore: a lui si affida, infatti, da tempo, gente del calibro di Fucka, Milic e Gorenc. Dove giocherò l'anno prossimo ancora non lo so, di certo voglio essere nelle migliori condizioni per farlo».
Roberto Zanitti
Fonte: Il Gazzettino