SIENA - Finanza e sport, un rapporto inscindibile del quale ha parlato Piero Ricci, presidente della polisportiva Mens-Sana e direttore generale della Fises, finanziaria senese di sviluppo, durante una conviviale del Rotary Est. Un'analisi articolata che ha messo a fuoco la realtà senese dello sport professionistico, approfondendo la situazione del basket e del calcio, e del vasto e non meno importante campo dello sport dilettantistico. Subito un attacco: «In Italia la scuola non fa sport.
Mancano le strutture, ma anche il tempo necessario per praticare sport in modo accettabile all'interno dell'orario scolastico. I campus americani hanno un'impostazione completamente diversa; lì si formano i campioni. Lo sport non professionistico italiano è retto dalle associazioni di volontariato, dalla passione dei genitori, dai comuni e dalle fondazioni che riescono a finanziarlo attraverso il grande calderone del volontariato». Ben diversa la realtà dello sport professionistico. «E' un business a tutti gli effetti - ha detto Ricci -. Le società sportive diventano società di capitali. Oggi il calcio è un pentolone che sta per scoppiare con forti responsabilità di chi ha gestito la cosa fino ad oggi. Troppe deroghe e troppe operazioni di maquillage tollerate sui bilanci stanno portando il sistema al collasso. Nel campionato di serie A nello scorso anno il deficit è raddoppiato. Televisioni e sponsor non soddisfatti vogliono uscire dal meccanismo limitando i danni. Così qualcuno ha deciso di andare in borsa. Ma lì servono bilanci trasparenti e il calcio non ne ha. Bisogna trovare il coraggio di dire basta a certi livelli di spesa. La Fises si è inserita momentaneamente sia nel basket che nel calcio per permettere determinate operazioni altrimenti impossibili. Il sistema del basket , essendo più giovane, è meno problematico, ma solo la sponsorizzazione pluriennale del Monte dei Paschi, l'intervento della Fises e l'aiuto della Polisportiva hanno permesso l'iscrizione della squadra di basket al campionato».
Elena Conti
Mancano le strutture, ma anche il tempo necessario per praticare sport in modo accettabile all'interno dell'orario scolastico. I campus americani hanno un'impostazione completamente diversa; lì si formano i campioni. Lo sport non professionistico italiano è retto dalle associazioni di volontariato, dalla passione dei genitori, dai comuni e dalle fondazioni che riescono a finanziarlo attraverso il grande calderone del volontariato». Ben diversa la realtà dello sport professionistico. «E' un business a tutti gli effetti - ha detto Ricci -. Le società sportive diventano società di capitali. Oggi il calcio è un pentolone che sta per scoppiare con forti responsabilità di chi ha gestito la cosa fino ad oggi. Troppe deroghe e troppe operazioni di maquillage tollerate sui bilanci stanno portando il sistema al collasso. Nel campionato di serie A nello scorso anno il deficit è raddoppiato. Televisioni e sponsor non soddisfatti vogliono uscire dal meccanismo limitando i danni. Così qualcuno ha deciso di andare in borsa. Ma lì servono bilanci trasparenti e il calcio non ne ha. Bisogna trovare il coraggio di dire basta a certi livelli di spesa. La Fises si è inserita momentaneamente sia nel basket che nel calcio per permettere determinate operazioni altrimenti impossibili. Il sistema del basket , essendo più giovane, è meno problematico, ma solo la sponsorizzazione pluriennale del Monte dei Paschi, l'intervento della Fises e l'aiuto della Polisportiva hanno permesso l'iscrizione della squadra di basket al campionato».
Elena Conti