La vacanza non ha alleggerito la concentrazione di una Benetton esaltata dalle proprie qualità ed irrobustita nel morale magari anche dai ricorrenti problemi fisici delle rivali. Che il "quarto" contro Trieste risultasse l'unico a chiudersi dopo sole tre partite, era facilmente immaginabile. Dopo l'esito di gara1, pare scontato: a meno che subentri una colpevole (ma più che improbabile) rilassatezza dei biancoverdi, l'orgoglio della squadra di Pancotto non sarà sufficiente domenica per ribaltare un confronto dai valori troppo sbilanciati.
Anche prudenzialmente senza Nachbar (botta alla coscia rimediata di sabato in allenamento contro la Skipper) e centellinando Edney e Nicola (l'unico pigro in difesa), D'Antoni ha ottenuto pregevoli risposte specialmente dalle seconde linee, se tali vanno ancora definiti giocatori come Bulleri e Tskitishvili che nella maggior parte delle altre formazioni di A1 giocherebbero da titolari.
Il play livornese si è scatenato nelle consuete "sparacchiate" dal perimetro, specie giovandosi dell'esemplare pick&roll con Marconato, ma ha sorpreso pubblico e persino staff tecnico, tribune e panchina, per l'esplosività in un paio di schiacciate "da fermo", alla fine di contropiedi creati in proprio, cioè da intercettazioni personali a metà campo. Dieci punti nel solo secondo quarto, quello dello strappo definitivo, dal 33-22 al 61-41. Un parziale radicato in una difesa dura, interpretando la partita ben più di quanto meritasse (il pregio delle squadre vere, che azzannano anche i più deboli, senza pietà), ma sopratutto dalle giocate deliziose di Nikoloz, il georgiano 19enne (da neanche un mese) che in questa Benetton è solo l'11mo uomo e non in quintetto-base solo perchè l'organico affidato a D'Antoni è competitivo al limite dell'esagerazione.
A casa sua lo chiamavano Nika, qui l'hanno ribattezzato Tskita: in realtà è un Nikita cestistico, un killer privo di debolezze, un 2.12 che corre e tira come un piccoletto, capace in un'azione di chiudere in schiacciata acrobatica un contropiede velocissimo e nella successiva liberarsi con un palleggio fra le gambe ed alzarsi in sospensione dall'angolo, oltre i 6.25, naturalmente. Sconosciuto o quasi in Europa appena a settembre, quando lo firmò quell'infaticabile Indiana Jones di talenti che è Maurizio Gherardini, in poco tempo ha riempito pagine e cassette degli scout della Nba venuti a Treviso per il solo Nachbar. Morale: fra un mese le franchigie d'oltreoceano si accapiglieranno per metterlo nella prima scelta dei draft non lontano dal più maturo sloveno. Anche se facilmente, a differenza di Boki, già maturo per il parquet di vertice, verrà lasciato alla Benetton per consolidare esperienza e fisico.
Pur senza alcun dubbio sull'esito, la partita è stata divertentissima ed accompagnata da ovazioni più che da applausi. Trieste ha potuto pochino contro l'esuberante monologo trevigiano, aperto da un Garbajosa impeccabile che Mazique lasciava pascolare dove voleva, cioè oltre il perimetro. Poi lo show di Bulleri e Tskita ha gratificato lo zoccolo duro del pubblico, duemila paganti che ormai apprezzano gioco ed individualità di una Benetton lanciatissima verso i traguardi più ambiziosi. Specie ora che anche Marconato riceve qualche palla in più e si cercano opzioni sottocanestro con maggiore continuità. E che le responsabilità offensive vengono distribuite con equità quasi fraterna: ieri ben sette biancoverdi in doppia cifra. E fra questi mancava Edney.
Ma tutto dipende al solito dalla difesa, cioè dalla voglia di soffrire senza la palla in mano, cioè impegnarsi senza divertirsi. Ma divertendo, anzi soddisfando gli intenditori. Il marchio dei grandi.
Luigi Maffei
Anche prudenzialmente senza Nachbar (botta alla coscia rimediata di sabato in allenamento contro la Skipper) e centellinando Edney e Nicola (l'unico pigro in difesa), D'Antoni ha ottenuto pregevoli risposte specialmente dalle seconde linee, se tali vanno ancora definiti giocatori come Bulleri e Tskitishvili che nella maggior parte delle altre formazioni di A1 giocherebbero da titolari.
Il play livornese si è scatenato nelle consuete "sparacchiate" dal perimetro, specie giovandosi dell'esemplare pick&roll con Marconato, ma ha sorpreso pubblico e persino staff tecnico, tribune e panchina, per l'esplosività in un paio di schiacciate "da fermo", alla fine di contropiedi creati in proprio, cioè da intercettazioni personali a metà campo. Dieci punti nel solo secondo quarto, quello dello strappo definitivo, dal 33-22 al 61-41. Un parziale radicato in una difesa dura, interpretando la partita ben più di quanto meritasse (il pregio delle squadre vere, che azzannano anche i più deboli, senza pietà), ma sopratutto dalle giocate deliziose di Nikoloz, il georgiano 19enne (da neanche un mese) che in questa Benetton è solo l'11mo uomo e non in quintetto-base solo perchè l'organico affidato a D'Antoni è competitivo al limite dell'esagerazione.
A casa sua lo chiamavano Nika, qui l'hanno ribattezzato Tskita: in realtà è un Nikita cestistico, un killer privo di debolezze, un 2.12 che corre e tira come un piccoletto, capace in un'azione di chiudere in schiacciata acrobatica un contropiede velocissimo e nella successiva liberarsi con un palleggio fra le gambe ed alzarsi in sospensione dall'angolo, oltre i 6.25, naturalmente. Sconosciuto o quasi in Europa appena a settembre, quando lo firmò quell'infaticabile Indiana Jones di talenti che è Maurizio Gherardini, in poco tempo ha riempito pagine e cassette degli scout della Nba venuti a Treviso per il solo Nachbar. Morale: fra un mese le franchigie d'oltreoceano si accapiglieranno per metterlo nella prima scelta dei draft non lontano dal più maturo sloveno. Anche se facilmente, a differenza di Boki, già maturo per il parquet di vertice, verrà lasciato alla Benetton per consolidare esperienza e fisico.
Pur senza alcun dubbio sull'esito, la partita è stata divertentissima ed accompagnata da ovazioni più che da applausi. Trieste ha potuto pochino contro l'esuberante monologo trevigiano, aperto da un Garbajosa impeccabile che Mazique lasciava pascolare dove voleva, cioè oltre il perimetro. Poi lo show di Bulleri e Tskita ha gratificato lo zoccolo duro del pubblico, duemila paganti che ormai apprezzano gioco ed individualità di una Benetton lanciatissima verso i traguardi più ambiziosi. Specie ora che anche Marconato riceve qualche palla in più e si cercano opzioni sottocanestro con maggiore continuità. E che le responsabilità offensive vengono distribuite con equità quasi fraterna: ieri ben sette biancoverdi in doppia cifra. E fra questi mancava Edney.
Ma tutto dipende al solito dalla difesa, cioè dalla voglia di soffrire senza la palla in mano, cioè impegnarsi senza divertirsi. Ma divertendo, anzi soddisfando gli intenditori. Il marchio dei grandi.
Luigi Maffei
Fonte: Il Gazzettino