Jack Galanda è stato uno tra i più pronti della Skipper alla partenza di questi play-off: 12 punti, ma non solo i punti, nel turno d´esordio di giovedì. Non è una novità per lui, che rimane lo «specialista», con la stella di Varese nel '99 e il primo scudetto biancoblù l´anno seguente. Nelle ultime stagioni Galanda ha brillato poco, non è stato la consueta arma tattica: e nemmeno giovedì, del resto, poiché nelle fasi calde della gara con Roma il lungo titolare era lui. Proprio dentro l´area, la Fortitudo ha mostrato maggior sostanza, nei primi 40´ della serie. Galanda sa di giostrare in una zona al momento favorevole.
«La chiave contro Roma è sotto canestro, lo si è visto in modo piuttosto chiaro. Gli esterni della Wurth hanno qualità e quantità e in certe occasioni potrebbero pareggiare i conti coi nostri. Ma dentro l´area dobbiamo gestire la nostra superiorità. Non a senso unico: i palloni devono arrivare ai lunghi, ma poi occorre che tornino anche indietro. Il coinvolgimento del gioco deve essere complessivo. Se la palla arriva, poi viene pure ridata».
Ineccepibile, ma nella paritta di stagione regolare a Roma furono proprio i finti pivot di Caja a fare il mazzo alla Skipper. «Giocammo per 30 minuti davvero male, andando sotto di brutto. Poi nel finale riuscimmo a recuperare quasi tutto, avendo anche l´occasione di farcela con un tiro di Meneghin. Rimane il rimorso per una gara del genere, ma anche la consapevolezza che possiamo giocarcela».
La determinazione in effetti non è mancata da subito. «La grande carica che ci abbiamo messo subito ha rappresentato un segnale positivo. Poi è venuta fuori la maggior disinvoltura e confidenza dei nostri avversari, che chiaramente ci ha messo in difficoltà. Ma nel complesso la partita l´ha fatta la Skipper, non la Wurth».
E nel momento buio c´è stato Galanda a fare qualcosa, come ai bei tempi. «Il coach ci manda in campo in funzione dello sviluppo del gioco. C´ero io in quel momento, è andata bene. Altre volte no». Adesso la palla che scotta sta a Roma, che si gioca la vita in casa. «E´ la storia eterna dei play-off. Ma non ci deve riguardare ciò che passa nella testa di Caja e dei suoi. Il fattore psicologico in Gara 2 non ci deve toccare. La Fortitudo deve concentrarsi esclusivamente sui miglioramenti tecnici che può fare. La nostra strada è quella».
Domani tutti i secondi round. A proposito, tre squadre hanno vinto a cavallo dei 75, una sola è volata fino a 111. Pare un po´ più avanti, la Benetton. O forse è Trieste che è un po´ più indietro.
Francesco Forni
«La chiave contro Roma è sotto canestro, lo si è visto in modo piuttosto chiaro. Gli esterni della Wurth hanno qualità e quantità e in certe occasioni potrebbero pareggiare i conti coi nostri. Ma dentro l´area dobbiamo gestire la nostra superiorità. Non a senso unico: i palloni devono arrivare ai lunghi, ma poi occorre che tornino anche indietro. Il coinvolgimento del gioco deve essere complessivo. Se la palla arriva, poi viene pure ridata».
Ineccepibile, ma nella paritta di stagione regolare a Roma furono proprio i finti pivot di Caja a fare il mazzo alla Skipper. «Giocammo per 30 minuti davvero male, andando sotto di brutto. Poi nel finale riuscimmo a recuperare quasi tutto, avendo anche l´occasione di farcela con un tiro di Meneghin. Rimane il rimorso per una gara del genere, ma anche la consapevolezza che possiamo giocarcela».
La determinazione in effetti non è mancata da subito. «La grande carica che ci abbiamo messo subito ha rappresentato un segnale positivo. Poi è venuta fuori la maggior disinvoltura e confidenza dei nostri avversari, che chiaramente ci ha messo in difficoltà. Ma nel complesso la partita l´ha fatta la Skipper, non la Wurth».
E nel momento buio c´è stato Galanda a fare qualcosa, come ai bei tempi. «Il coach ci manda in campo in funzione dello sviluppo del gioco. C´ero io in quel momento, è andata bene. Altre volte no». Adesso la palla che scotta sta a Roma, che si gioca la vita in casa. «E´ la storia eterna dei play-off. Ma non ci deve riguardare ciò che passa nella testa di Caja e dei suoi. Il fattore psicologico in Gara 2 non ci deve toccare. La Fortitudo deve concentrarsi esclusivamente sui miglioramenti tecnici che può fare. La nostra strada è quella».
Domani tutti i secondi round. A proposito, tre squadre hanno vinto a cavallo dei 75, una sola è volata fino a 111. Pare un po´ più avanti, la Benetton. O forse è Trieste che è un po´ più indietro.
Francesco Forni
Fonte: La Repubblica