PESARO — La verità sulla partita della Kinder l'ha detta Jaric, davanti a una selva di microfoni negli spogliatoi di Casalecchio: «Non avevo idea di come la squadra avrebbe reagito dopo il ko di Eurolega, non era mai capitato in questi due anni di dover affrontare una sconfitta così importante. Mettiamoci anche le voci che girano a Bologna, il clima pesante attorno e non era uno scherzo tornare in campo in queste condizioni — ha dichiarato il play serbo —. Per fortuna che, anche se fisicamente non ci siamo ancora, c'eravamo con la testa».
E a proposito di condizioni fisiche, la risonanza magnetica sul ginocchio sinistro di Becirovic ha dato esito negativo: si tratta di una contusione ossea, ieri il baby sloveno è rimasto a riposo, sarà rivalutato in giornata.
La Scavolini invece c'era con la difesa ma non con l'attacco, come spiega Tusek: «Per me la nostra difesa ha fatto un lavorone: tenere la Kinder attorno ai 60 punti fino a cinque minuti dalla fine non è stato uno scherzo, anche se poi ci siamo sciolti in dirittura d'arrivo. Purtroppo, invece, in fase offensiva abbiamo trovato dei problemi ma questo primo round è già passato, bisogna guardare avanti alla seconda sfida portandosi dietro le cose positive. Tenendo conto che la Virtus sta modificando il suo modo di giocare dopo la perdita di Smodis, l'unico lungo che poteva farci male da fuori: questa mossa dei quattro piccoli ci ha colto un po' di sorpresa e domenica dovremo stare più attenti».
Su questa faccenda dei quattro piccoli, con Granger che ha movimentato parecchio la manovra virtussina, si esprime anche Pecile: «E' una mossa tattica che può durare qualche minuto ma che è bastata a girare il match: giocavano senza schemi, molto larghi, penetrando e scaricando — spiega Andrea —. Non è così sconvolgente, se ci pensiamo bene: quante volte Gigena in posizione di secondo lungo ci ha risolto una partita? Tusek si è trovato all'improvviso su Rigaudeau, la cosa ci ha fatto andare in rotazione e abbiamo subìto due penetrazioni che hanno dato fiducia alla Kinder mentre dall'altra parte abbiamo sbagliato un paio di conclusioni. E' bastato per prendere il break decisivo. Ma tutto sommato questa Virtus non mi è sembrata così irresistibile come in passato e ha qualche problema fisico perciò bisogna crederci».
Mosse tattiche a parte, alla Scavolini è mancato qualche uomo. Pecile, legatissimo a Booker, prova a spiegare la sua prova opaca: «Melvin ha iniziato come sempre, cercando di far entrare tutti in partita. Ma per accedersi ha poi bisogno di segnare due, tre canestri dei suoi. Purtroppo ha preso qualche tiro comodo, fallendolo, però: si deve solo sbloccare ma non credo che sia in difficoltà».
Anche Tusek non è contento della sua partita: «Potevo prendermi qualche occasione da fuori per aprire la difesa bolognese e dare aria al nostro gioco. Invece in attacco non mi sono piaciuto, ho giocato bene con Fabriano ma adesso è un'altra cosa. Si vede contro squadre come la Kinder chi è un giocatore vero e io voglio esserlo».
Elisabetta Ferri
E a proposito di condizioni fisiche, la risonanza magnetica sul ginocchio sinistro di Becirovic ha dato esito negativo: si tratta di una contusione ossea, ieri il baby sloveno è rimasto a riposo, sarà rivalutato in giornata.
La Scavolini invece c'era con la difesa ma non con l'attacco, come spiega Tusek: «Per me la nostra difesa ha fatto un lavorone: tenere la Kinder attorno ai 60 punti fino a cinque minuti dalla fine non è stato uno scherzo, anche se poi ci siamo sciolti in dirittura d'arrivo. Purtroppo, invece, in fase offensiva abbiamo trovato dei problemi ma questo primo round è già passato, bisogna guardare avanti alla seconda sfida portandosi dietro le cose positive. Tenendo conto che la Virtus sta modificando il suo modo di giocare dopo la perdita di Smodis, l'unico lungo che poteva farci male da fuori: questa mossa dei quattro piccoli ci ha colto un po' di sorpresa e domenica dovremo stare più attenti».
Su questa faccenda dei quattro piccoli, con Granger che ha movimentato parecchio la manovra virtussina, si esprime anche Pecile: «E' una mossa tattica che può durare qualche minuto ma che è bastata a girare il match: giocavano senza schemi, molto larghi, penetrando e scaricando — spiega Andrea —. Non è così sconvolgente, se ci pensiamo bene: quante volte Gigena in posizione di secondo lungo ci ha risolto una partita? Tusek si è trovato all'improvviso su Rigaudeau, la cosa ci ha fatto andare in rotazione e abbiamo subìto due penetrazioni che hanno dato fiducia alla Kinder mentre dall'altra parte abbiamo sbagliato un paio di conclusioni. E' bastato per prendere il break decisivo. Ma tutto sommato questa Virtus non mi è sembrata così irresistibile come in passato e ha qualche problema fisico perciò bisogna crederci».
Mosse tattiche a parte, alla Scavolini è mancato qualche uomo. Pecile, legatissimo a Booker, prova a spiegare la sua prova opaca: «Melvin ha iniziato come sempre, cercando di far entrare tutti in partita. Ma per accedersi ha poi bisogno di segnare due, tre canestri dei suoi. Purtroppo ha preso qualche tiro comodo, fallendolo, però: si deve solo sbloccare ma non credo che sia in difficoltà».
Anche Tusek non è contento della sua partita: «Potevo prendermi qualche occasione da fuori per aprire la difesa bolognese e dare aria al nostro gioco. Invece in attacco non mi sono piaciuto, ho giocato bene con Fabriano ma adesso è un'altra cosa. Si vede contro squadre come la Kinder chi è un giocatore vero e io voglio esserlo».
Elisabetta Ferri
Fonte: Il Resto del Carlino