LIVORNO. Due anni da ricordare. «Noi siamo quelli dell'ultimo giorno - dice con un sorriso l'architetto Roberto Falsini, il signor Mabo prefabbricati -. Nel campionato scorso abbiamo raggiunto all'ultimo giorno possibile l'obiettivo massimo della promozione in A1, in questo dopo sei sconfitte consecutive e un po' di paura siamo riusciti a dare una bella sterzata e a conquistare la salvezza. Una reazione cercata, voluta, da tutti. Perché dopo aver colto l'occasione dell'ultimo anno con tre posti sull'ascensore per la A1 consolidare l'opera era fondamentale».
Ufficialmente la stagione si chiuderà il 30 giugno, ma il clan di via Pera ha sfruttato l'occasione di finire un mese e mezzo prima del 2001 per guadagnare tempo e mettersi a lavorare anche in prospettiva. La riunione di venerdì scorso, la terza in due settimane dei soci azionisti, è servita a puntualizzare meglio numeri del bilancio, idee, strategie. Il basket, infatti, è un giocattolo costoso: il mercato sempre aperto e il crollo delle frontiere, poi, hanno fatto lievitare ancora di più i budget e la variabile sfortuna in via Pera ha completato l'opera. «La società ha fatto un notevole sforzo economico ottenendo al primo anno di A1 grossissimi risultati - sottolinea con piacere Giuseppe Nieri, presidente del Basket Livorno -. Ora siamo pronti a ripartire dal gruppo italiano, nel quale rientra anche Cotani, ma il potenziale della squadra futura inevitabilmente dipenderà dalla risposta che riceveremo dal mondo economico livornese. I nostri soci sono pronti a investire, a questo punto si tratta di capire quanto il prodotto basket, con una squadra in A1 e un nuovo palasport da 8500 posti all'orizzonte, interessa realmente a Livorno». «Per questo motivo - continua l'avvocato Nieri - ci siamo dati quindici giorni di tempo, nei quali cercheremo dei segnali precisi da istituzioni, aziende, imprenditori, potenziali sponsor. Per fare la A1 a un certo livello bisogna avere spalle larghe, e penso che questa squadra meriti anche l'intervento di altri soggetti».
Il marchio Mabo resterà per il terzo anno sulle canottiere amaranto, la caccia ora è aperta per trovare qualcosa di consistente a livello di secondo e terzo sponsor. La società cercherà di migliorare la voce ricavi attraverso abbonamenti vip, cartellonistica, e anche un adeguato ritorno alla voce biglietti, quest'anno inferiore alle attese. Colpa di un calendario galeotto (Kinder, Benetton, il derby con Siena per esempio sono venuti in turni infrasettimanali), forse di una squadra che vinceva più in trasferta che al PalaMacchia, ma anche di altri fattori. Comunicazione e visibilità del prodotto oggi non sono più optional e la concorrenza del Livorno calcio in serie B dovrà portare quelli del fortino di via Pera a inventare qualcosa, a promuoversi meglio all'esterno, a seminare in modo capillare nelle scuole e nel pubblico femminile, a chiedere aiuto alla gente e non a bacchettarla. Puntando sullo zoccolo duro del gruppo italiano, certo, da affiancare (se il budget lo permetterà) con pochi stranieri ma buoni, senza disdegnare un giocatore carismatico e spettacolare, quel 'lider maximo' che nell'ultima stagione la Mabo ha cercato e non trovato fino in fondo.
Livorno è sempre in A1, decisa a dare altre certezze al fenomeno basket. Ora la palla passa alla città.
re.mar.
Ufficialmente la stagione si chiuderà il 30 giugno, ma il clan di via Pera ha sfruttato l'occasione di finire un mese e mezzo prima del 2001 per guadagnare tempo e mettersi a lavorare anche in prospettiva. La riunione di venerdì scorso, la terza in due settimane dei soci azionisti, è servita a puntualizzare meglio numeri del bilancio, idee, strategie. Il basket, infatti, è un giocattolo costoso: il mercato sempre aperto e il crollo delle frontiere, poi, hanno fatto lievitare ancora di più i budget e la variabile sfortuna in via Pera ha completato l'opera. «La società ha fatto un notevole sforzo economico ottenendo al primo anno di A1 grossissimi risultati - sottolinea con piacere Giuseppe Nieri, presidente del Basket Livorno -. Ora siamo pronti a ripartire dal gruppo italiano, nel quale rientra anche Cotani, ma il potenziale della squadra futura inevitabilmente dipenderà dalla risposta che riceveremo dal mondo economico livornese. I nostri soci sono pronti a investire, a questo punto si tratta di capire quanto il prodotto basket, con una squadra in A1 e un nuovo palasport da 8500 posti all'orizzonte, interessa realmente a Livorno». «Per questo motivo - continua l'avvocato Nieri - ci siamo dati quindici giorni di tempo, nei quali cercheremo dei segnali precisi da istituzioni, aziende, imprenditori, potenziali sponsor. Per fare la A1 a un certo livello bisogna avere spalle larghe, e penso che questa squadra meriti anche l'intervento di altri soggetti».
Il marchio Mabo resterà per il terzo anno sulle canottiere amaranto, la caccia ora è aperta per trovare qualcosa di consistente a livello di secondo e terzo sponsor. La società cercherà di migliorare la voce ricavi attraverso abbonamenti vip, cartellonistica, e anche un adeguato ritorno alla voce biglietti, quest'anno inferiore alle attese. Colpa di un calendario galeotto (Kinder, Benetton, il derby con Siena per esempio sono venuti in turni infrasettimanali), forse di una squadra che vinceva più in trasferta che al PalaMacchia, ma anche di altri fattori. Comunicazione e visibilità del prodotto oggi non sono più optional e la concorrenza del Livorno calcio in serie B dovrà portare quelli del fortino di via Pera a inventare qualcosa, a promuoversi meglio all'esterno, a seminare in modo capillare nelle scuole e nel pubblico femminile, a chiedere aiuto alla gente e non a bacchettarla. Puntando sullo zoccolo duro del gruppo italiano, certo, da affiancare (se il budget lo permetterà) con pochi stranieri ma buoni, senza disdegnare un giocatore carismatico e spettacolare, quel 'lider maximo' che nell'ultima stagione la Mabo ha cercato e non trovato fino in fondo.
Livorno è sempre in A1, decisa a dare altre certezze al fenomeno basket. Ora la palla passa alla città.
re.mar.