PAREVA tutto a posto. La botta di giovedì sera, il giorno di riposo al venerdì, dopo la risonanza magnetica che aveva escluso esiti pesanti, la ripresa all´allenamento di sabato. Sani Becirovic, invece, ha trottato una decina di minuti e s´è fermato di nuovo: la contusione ossea al ginocchio lo escluderà anche da Gara 2, dopo i 4 minutini di Gara 1. Peccato, perché lui stesso ci contava, ed anzi si era prestato volentieri alle quattro chiacchiere di vigilia coi cronisti. Lì, prima del lavoro, Becirovic pensava ancora di esserci, oggi alle 18.15 al Bpa Palas contro la Scavolini. Invece gli toccherà di nuovo guardare. Sarà anche vero che nei play-off tutto si ribalta a ogni atto: solo la scalogna di Sani Boy pare non girare mai.
«Sono davvero sfigato, come dite voi. Sento dolore, mi consolo con il fatto che non è una cosa seria, ma non me ne va una giusta. Ogni quindici giorni mi succede qualcosa, ogni dieci mi devo fermare, sembra un incubo. Abbiamo vinto la prima partita, la sostanza del risultato è importante, ma la serie è lunga e per il resto non ho motivi per sorridere. Spero solo di tornare in campo prima possibile».
Ma cosa è successo, in campo e fuori, l´altra sera?
«Sentivo dolore e il dottor Lelli, tra primo e secondo tempo, visitandomi, mi ha detto che se il dolore era davvero in quel punto poteva anche trattarsi della cartilagine: comunque però sarebbero serviti accertamenti».
Per fortuna non è andata così.
«Adesso posso dirlo, ma in quei momenti ho perso il controllo di me stesso, completamente. Sapevo che se fossi tornato in campo avrei commesso delle scemate, cosa che si è puntualmente verificata. Avrei voluto scappare a casa, ero distrutto. Ettore mi ha richiamato, io avrei voluto andare negli spogliatoi, per due minuti almeno. Il mondo mi era crollato addosso: sparire, anche per un attimo, è stato il mio desiderio. Devo chiedere scusa a tutti per il mio comportamento. E spero che i tifosi e tutta la gente che ha visto quel che è successo ora capisca che è andata in questo modo e non come poteva sembrare a prima vista dall´esterno. Non c´è nessuna polemica, anzi».
Oggi ancora Pesaro.
«Non ci lasceranno fare la partita come al PalaMalaguti, la Scavolini mi è parsa pronta, preparata. Saprà cosa fare e stavolta è chiaro che l´iniziativa cercheranno di prenderla subito loro».
Nella prima si è rivisto bene Rashard Griffith. Vi ha sorpreso questo salto di qualità?
«No, anzi. Lui è uno di quelli che nei play-off si fa sentire e torna utile alla squadra. Alza il suo rendimento, sicuramente perché è molto motivato, ma anche l´esperienza ha la sua importanza. Rashard sa cosa deve fare e come essere utile. In una gara esterna il suo impatto è ancora più importante, perché con il suo gioco agevola molto quello degli esterni».
Francesco Forni
«Sono davvero sfigato, come dite voi. Sento dolore, mi consolo con il fatto che non è una cosa seria, ma non me ne va una giusta. Ogni quindici giorni mi succede qualcosa, ogni dieci mi devo fermare, sembra un incubo. Abbiamo vinto la prima partita, la sostanza del risultato è importante, ma la serie è lunga e per il resto non ho motivi per sorridere. Spero solo di tornare in campo prima possibile».
Ma cosa è successo, in campo e fuori, l´altra sera?
«Sentivo dolore e il dottor Lelli, tra primo e secondo tempo, visitandomi, mi ha detto che se il dolore era davvero in quel punto poteva anche trattarsi della cartilagine: comunque però sarebbero serviti accertamenti».
Per fortuna non è andata così.
«Adesso posso dirlo, ma in quei momenti ho perso il controllo di me stesso, completamente. Sapevo che se fossi tornato in campo avrei commesso delle scemate, cosa che si è puntualmente verificata. Avrei voluto scappare a casa, ero distrutto. Ettore mi ha richiamato, io avrei voluto andare negli spogliatoi, per due minuti almeno. Il mondo mi era crollato addosso: sparire, anche per un attimo, è stato il mio desiderio. Devo chiedere scusa a tutti per il mio comportamento. E spero che i tifosi e tutta la gente che ha visto quel che è successo ora capisca che è andata in questo modo e non come poteva sembrare a prima vista dall´esterno. Non c´è nessuna polemica, anzi».
Oggi ancora Pesaro.
«Non ci lasceranno fare la partita come al PalaMalaguti, la Scavolini mi è parsa pronta, preparata. Saprà cosa fare e stavolta è chiaro che l´iniziativa cercheranno di prenderla subito loro».
Nella prima si è rivisto bene Rashard Griffith. Vi ha sorpreso questo salto di qualità?
«No, anzi. Lui è uno di quelli che nei play-off si fa sentire e torna utile alla squadra. Alza il suo rendimento, sicuramente perché è molto motivato, ma anche l´esperienza ha la sua importanza. Rashard sa cosa deve fare e come essere utile. In una gara esterna il suo impatto è ancora più importante, perché con il suo gioco agevola molto quello degli esterni».
Francesco Forni
Fonte: La Repubblica