Le goliardate della curva («Cantarello facci un ventello») non arrivano mai per caso. Davide, pasta d’uomo di 2,14 e migliore centro difensivo italiano, è l’uomo del momento alla Snaidero che si concede una pausa di riflessione.
Canta, il presidente dice che non a caso sei stato il primo arancione firmato tre anni fa. Coach Frates che non puoi mancare in sua squadra, il vice Bettarini che sei presenza e arma tattica irrinunciabile. Sarti si accoda.
«Mi fa piacere tanta stima. In tre anni ho cercato di dare alla squadra tutto quel che ho potuto e che non si legge nelle cifre dello scout, ma si traduce in attaccamento a squadra e società. L’ho sempre fatto per carattere. Non sono di quelli che se non giocano fanno il muso e vanno a parlare con coach, gm o presidente».
Pure Boniciolli diceva che in una sua squadra non puoi mancare: vai alla Skipper?
«Non hanno bisogno di me, sono già abbondanti. Il contratto con la mi scade a fine giugno. Si vedrà se ci sarà il piacere reciproco di rinnovarlo per uno o più anni, non metto limiti. La società deve ancora valutare che tipo di squadra fare, anche alla luce della prossima legge sul contingentamento degli stranieri. Quest’anno non ha coppe europee da disputare e potrebbe farla con più americani. Comunque, quest’anno Udine e altri club l’hanno dimostrato, le squadre si possono cambiare durante l’anno».
Bilancio della stagione?
«È positivo essere arrivati dodicesimi. L’anno prima eravamo finiti settimi esaltandoci portando Pesaro a gara5 nei play - off. Quindi, ci si aspettava di più. Inserire elementi più forti, però, non sempre fa squadra. Altrimenti, si potrebbero fare con gli scout prendendo dieci giocatori da 30 punti a gara. Non ne fanno mica 300, però, per fortuna mia che non giocherei se no. Forse, abbiamo peccato di presunzione anche noi giocatori, ma risollevarsi è stata un’esperienza positiva».
Condividi, quindi, il credo identità di squadra e gerariche chiare?
«Non è facile mettere insieme tanti giocatori. Kinder e Skipper ne hanno di forti, che sono abituati a giocare gli uni per gli altri. Noi avevamo Esposito che, invece, era abituato ad avere la squadra a disposizione. Non era facile neanche per lui. In una stagione ci sono sempre occasioni per giocare e bisogna sapersi accontentare, anche di 5 minuti».
Preparatore atletico?
«Eravamo abituati molto bene con Sepulcri che si faceva in quattro per risolvere tutto. In anni di A per me è sempre stato una figura importante. L’anno scorso non l’avevamo e ne abbiamo pagato la mancanza. Non eravamo una squadra giovane e c’era bisogno di graduare il lavoro, oltre al fondo. Braida ha fatto quel che ha potuto, quando è arrivato lui avevamo tante gare ravvicinate».
Squadra giovane, atletica e spettacolare per il futuro.
«Il Progetto Snaidero è ripartito dai giovani. Vujacic, Zacchetti e Cuic sono i più interessanti. Devono sfruttare bene la possibilità. Sasha è il più smaliziato. Joel ha potenzialità tecniche, compresi palleggio e tiro, e stazza per fare il pivot; sta molto a lui. Cuic si è sempre allenato bene con noi, dandoci una mano quando c’erano assenti».
Valerio Morelli
Canta, il presidente dice che non a caso sei stato il primo arancione firmato tre anni fa. Coach Frates che non puoi mancare in sua squadra, il vice Bettarini che sei presenza e arma tattica irrinunciabile. Sarti si accoda.
«Mi fa piacere tanta stima. In tre anni ho cercato di dare alla squadra tutto quel che ho potuto e che non si legge nelle cifre dello scout, ma si traduce in attaccamento a squadra e società. L’ho sempre fatto per carattere. Non sono di quelli che se non giocano fanno il muso e vanno a parlare con coach, gm o presidente».
Pure Boniciolli diceva che in una sua squadra non puoi mancare: vai alla Skipper?
«Non hanno bisogno di me, sono già abbondanti. Il contratto con la mi scade a fine giugno. Si vedrà se ci sarà il piacere reciproco di rinnovarlo per uno o più anni, non metto limiti. La società deve ancora valutare che tipo di squadra fare, anche alla luce della prossima legge sul contingentamento degli stranieri. Quest’anno non ha coppe europee da disputare e potrebbe farla con più americani. Comunque, quest’anno Udine e altri club l’hanno dimostrato, le squadre si possono cambiare durante l’anno».
Bilancio della stagione?
«È positivo essere arrivati dodicesimi. L’anno prima eravamo finiti settimi esaltandoci portando Pesaro a gara5 nei play - off. Quindi, ci si aspettava di più. Inserire elementi più forti, però, non sempre fa squadra. Altrimenti, si potrebbero fare con gli scout prendendo dieci giocatori da 30 punti a gara. Non ne fanno mica 300, però, per fortuna mia che non giocherei se no. Forse, abbiamo peccato di presunzione anche noi giocatori, ma risollevarsi è stata un’esperienza positiva».
Condividi, quindi, il credo identità di squadra e gerariche chiare?
«Non è facile mettere insieme tanti giocatori. Kinder e Skipper ne hanno di forti, che sono abituati a giocare gli uni per gli altri. Noi avevamo Esposito che, invece, era abituato ad avere la squadra a disposizione. Non era facile neanche per lui. In una stagione ci sono sempre occasioni per giocare e bisogna sapersi accontentare, anche di 5 minuti».
Preparatore atletico?
«Eravamo abituati molto bene con Sepulcri che si faceva in quattro per risolvere tutto. In anni di A per me è sempre stato una figura importante. L’anno scorso non l’avevamo e ne abbiamo pagato la mancanza. Non eravamo una squadra giovane e c’era bisogno di graduare il lavoro, oltre al fondo. Braida ha fatto quel che ha potuto, quando è arrivato lui avevamo tante gare ravvicinate».
Squadra giovane, atletica e spettacolare per il futuro.
«Il Progetto Snaidero è ripartito dai giovani. Vujacic, Zacchetti e Cuic sono i più interessanti. Devono sfruttare bene la possibilità. Sasha è il più smaliziato. Joel ha potenzialità tecniche, compresi palleggio e tiro, e stazza per fare il pivot; sta molto a lui. Cuic si è sempre allenato bene con noi, dandoci una mano quando c’erano assenti».
Valerio Morelli