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La Scavolini ci crede ancora

Domani sera gara3 a Casalecchio assolutamente da vincere per rimanere dentro la serie

PESARO - Sarà banale, ma la prima cosa che è "necessario" dire, facendo a pugni con il rassegnato pessimismo che assale in questi momenti il popolo biancorosso, è che... non è finita. Si farebbe un torto se non altro al "cuore" dimostrato dai giocatori della Scavolini ieri pomeriggio se non si considerasse possibile una gara-tre altrettanto combattuta di quelle che l'hanno preceduta. Quanto alla "terribile" gara-due che i settemila (molti o ancora pochi?) del BPA hanno ancora negli occhi, nello... stomaco e nelle coronarie, che dire? Potrebbero essere infinite le chiavi di lettura; innumerevoli le considerazioni ed anche le recriminazioni possibili. Ma forse conviene partire dalla più semplicistica delle constatazioni: la squadra pesarese ha lottato, ha lottato duro contro un avversario fortissimo, indomito, capace di smentire qualunque sensazione (o speranza) sul suo grado di "cottura" fisica e mentale.
Il granitico "muro" bianconero, sbriciolato nella finale di Eurolega, è stato ritirato su in tempi record; specie quella muraglia cinese che si erge a centrocampo con il trio di esterni che assomma stazza fisica e talento cestistico, i vari Rigaudeau (23 punti, 5 bombe, 4 recuperi e 25 di valutazione), Jaric (10 punti, 7 rimbalzi, 6 recuperi, 15 di valutazione) e Ginobili (14 punti, 4 recuperi, 6 assist e 19 di valutazione), ai quali è stato aggiunto il dinamismo di Granger (13 punti e 7 rimbalzi). E dire che mancava Becirovic. La Scavolini, che quest'anno è stata a poco a poco rovesciata come un guanto - tant'è vero che adesso contro la Virtus riesce a tenere in difesa ed anche sotto canestro - ha vinto la battaglia dei rimbalzi (39-35), ma ha pagato lo scotto del minor peso delle sue guardie, che solo con miracoli balistici che non ci sono stati potevano rovesciare l'inerzia del proibitivo braccio di ferro (e comunque neppure al mago Houdini sarebbe riuscito di difendere così duro commettendo solo 7 falli nei primi 20', quanti Tola e Sabetta ne hanno fischiati alla Kinder!). Beric ha concluso con 2 in valutazione (3/8 al tiro, 3 perse), nonostante l'impegno che ci ha messo. Middleton, fermato da una malaugurata distorsione dopo un promettente 2/2 iniziale, ha chiuso a quota 4; Pecile a -1 nonostante due grintosi canestri e tanto furore agonistico. Traina a 6 (in punti e valutazione) malgrado il provvidenziale paio di bombe che ha ridato fiato alle speranze biancorosse nell'ultimo quarto. Quanto a Booker, il suo 16 in valutazione comprende e nasconde buone iniziative (24 punti) ma anche tanti errori: l'insufficiente 7/16 al tiro, ad esempio, e le 5 palle perse tra cui l'ultima, forse fatale, a 1'28" dall'ultima sirena. Se al magro bottino degli esterni biancorossi aggiungiamo lo sciagurato 0/7 di Gigena (-6 la disastrosa valutazione) si potranno capire le ambasce di Pillastrini, impegnato in una vorticosa rotazione degli uomini alla disperata ricerca del quintetto "buono", che alla fine sembrava essere stata premiata dalla rimonta finale. Ma indubbiamente non tutto è stato fatto per liberare i tiratori e rendere più agevole il loro compito, così come è stata sprecata la carta DeMarco Johnson (11 punti e 8 rimbalzi), contro il quale la Kinder non aveva antidoti ma che quasi mai è stato servito nel modo giusto. Chiuse anche le vie di rifornimento a Blair, che ha cercato di sopperire lavorando egregiamente di ramazza: 10 punti e 16 rimbalzi spesso tirati su dalla spazzatura.
"Non mollare mai!", cantava infaticabilmente l'Inferno. E la Scavolini non ha mollato, ha gettato la spugna un istante dopo la sirena, non prima, tra gli applausi del suo pubblico, anche se ciò non lenisce il dolore della sconfitta in casa, nella giornata in cui si doveva "assolutamente" vincere per i settemila che hanno accolto l'appello a non disertare (molti o ancora pochi che siano) e che hanno trasformato quella di ieri in una giornata campale, invadendo la Torraccia e cantando slogan a squarciagola già un paio d'ore prima del salto a due.
Giancarlo Iacchini
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