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Benetton: maledizione Jasikevicius

Tanta rabbia fra i biancoverdi nel viaggio di ritorno da Barcellona dopo l'incredibile ko

BARCELLONA. E pensare che quel satanasso di Sarunas Jasikevicius avrebbe potuto giocare con la Benetton... Sì perchè, come ha rivelato il gm biancoverde, Maurizio Gherardini, al termine di una cena fra addetti ai lavori in un ristorante al Porto olimpico di Barcellona, la guardia lituana era stata posta sotto osservazione, nell'estate del 1998, dalla società «casual». Jasikevicius, all'epoca, era un punto di forza della squadra dell'Università del Maryland, negli Stati Uniti. E, già allora, Sarunas si era messo in evidenza come un notevole terminale offensivo.
Le statistiche gli davano un 52,1% da due ed un 39,7 dall'arco dei 6 metri e 25. «Ci eravamo accorti delle sue doti», chiosa il dirigente forlivese, «ed eravamo sul punto di prenderlo. Poi, però, non se ne fece nulla, perchè non c'era chiarezza sul numero degli stranieri da tesserare in campionato». Scherzi del destino di una parabola assassina, che ha rovinato il sonno a gran parte della comitiva biancoverde. Dopo la partita, nessuno, nonostante la tarda ora, aveva voglia di tornare subito in albergo. E così i giocatori, a conferma della solidità dello spogliatoio, si son ritrovati - ad eccezione di Garbajosa, andato a sbollire la rabbia con un gruppo di amici di Badalona - in un locale del centro della capitale catalana. Da un'altra parte, dirigenti, coach D'Antoni e il suo assistente Pasquali hanno ripercorso, tra un piatto di scampi alla griglia ed un calice di birra, come in un flashback, le varie fasi dell'incontro. E, man mano che trascorrevano i minuti, i rimpianti crescevano a dismisura. Tutti concordi nel ritenere la sconfitta evitabile con una minor dose di precipitazione, sia da fuori che da sotto canestro e un po' più di sangue freddo. Certo, con il senno di poi, per i critici, è facile parlare. Tutte le tesi possono essere valide: attuare una zona-press in quei maledetto 4 secondi e 70 centesimi, mettere in marcatura, sul castigamatti lituano, Pittis invece di Edney, oppure costruire su Jasikevicius una tenaglia tentacolare. Ma, come al solito, manca la controprova. Gira e rigira il nocciolo del mancato successo resta uno solo: aver consentito al Barça di avere la possibilità di giocarsi il pallone della vita.
Poi, si può parlare all'infinito anche di qualche discutibile decisione arbitrale. Fra tutte, un incredibile fallo in attacco di Marconato fischiato su Rentzias. Una decisione che ha provocato l'annullamento di un canestro a Garbajosa sul 64-61 a favore di Treviso. Due punti in più, che avrebbero potuto almeno interrompere la rimonta dei blaugrana, protagonisti di un parziale di 12-0, risultato alla fine determinante. Ma, come ha ammesso, con la solita pacatezza, D'Antoni, gli arbitri non sono stati scandalosi.
E allora con chi prendersela? «Solo con noi stessi», ha ammesso, durante il volo di ritorno, Garbajosa, «se avessimo giocato come nei primi tre mesi della stagione, per il Barça non ci sarebbe stato scampo. All'inizio, pochi ci hanno preso seriamente in considerazione e noi abbiamo sfruttato l'effetto sorpresa. Poi, però, la stanchezza ha avuto il sopravvento e le altre squadre hanno cominciato ad affrontarci alla morte: da qui sono arrivate le prime sconfitte. Per quanto riguarda Barcellona, resta il rammarico di aver sprecato una ghiotta opportunità per avere un piede a Casalecchio».
Un rammarico che aumenta anche quando si leggono le dichiarazioni rilasciate da Nicola ad un giornale spagnolo: «Fra noi e il Barcellona di giovedì c'erano 12 punti a nostro favore». Il bello è che sono in molti a pensarla come lui...
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