SIENA - Ergin Ataman lascia il campo quando ancora la gara non è finita. Brutto segno: il condottiero ottomano, evidentemente, non si riconosce nella squadra, almeno in quello che i suoi ragazzi stanno combinando sul campo al cospetto dell'onesta e ordinata Cantù. Nel dopo gara, poi, il tempo per smaltire la delusione e riordinare le idee è lungo, così l'arrivo in sala stampa si fa attendere. Quando varca la soglia, il coach è una maschera di delusione repressa. "Abbiamo cominciato molto male - è l'esordio - forse abbiamo pagato il nervosismo di essere sullo 0-1 e di dover vincere a ogni costo. Abbiamo fatto molti errori e abbiamo subito incassato un parziale di 7-0, poi non siamo più stati in grado di costruire il nostro gioco contro la difesa avversaria. Nei primi due quarti, pur non brillando, siamo rimasti in partita e abbiamo chiuso in parità. Nella ripresa invece, non facendo canestro con continuità, siamo calati anche in copertura, abbiamo preso 16 rimbalzi contro i loro 19 offensivi e siamo stati dominati sotto i tabelloni. L'Oregon è stata molto attenta su Chiacig, lo ha raddoppiato e messo sotto pressione, noi non siamo riusciti a dare la palla dentro e abbiamo tirato con 1/9 da fuori. Ecco perché abbiamo perso. Devo fare i complimenti a Cantù, che ha giocato meglio e ha meritato il risultato perché ha avuto più voglia di conquistarlo, ci ha creduto di più".
La lotta persa a ridosso delle plance è una spina nel fianco di Ataman, un nodo in gola che sente l'esigenza di sciogliere a tutti i costi: "Si possono trovare tutte le chiavi di lettura che volete per questo scivolone, ma la verità è che, se non prendi il rimbalzo in difesa, non puoi neanche aprire il contropiede. Abbiamo tirato con il 48% globale e loro con il 45%, ma i nostri rimbalzisti non hanno offerto una prestazione alla loro altezza, dal momento che Topic si è fermato a 4 e Chiacig a 6".
Domani di torna in campo a Cantù per quella che potrebbe essere l'ultima apparizione stagionale. Il coach cerca di essere realizza, ma non infonde troppo ottimismo. "Andremo a fare la nostra partita - spiega - e se ci comporteremo come i nostri avversari, potremo anche ribaltare il pronostico, altrimenti mi dispiace, ma l'avventura finirà. Naturalmente faremo di tutto per evitarlo. Da fuori può sembrare che l'Oregon abbia più voglia di noi di vincere, ma non è che ai miei ragazzi piaccia perdere. Forse abbiamo avuto troppe soddisfazioni durante questa annata mentre per loro l'unica cosa che conta è poter approdare alle semifinali. In questo modo, sono andati in campo con un obiettivo in testa mentre noi abbiamo avuto la convinzione di poterci imporre senza impegnarci a fondo. Adesso posso solo sperare che ci sia abbastanza orgoglio per riaprire la serie. Una cosa è certa: vedremo gli errori commessi e cercheremo di non ripeterli, ma a questo punto non possiamo cambiare gioco in due giorni. La nostra filosofia è questa dall'inizio e con questa andremo fino in fondo. Per farla funzionare, il nostro pivot deve avere meno paura".
Cominciano a emergere i primi malcontenti, che il sanguigno Ataman fa sempre più fatica a trattenere. Incalzato dalle domande dei giornalisti, ammette di essere deluso dal comportamento di Naumoski, che da Treviso in poi non aveva più sbagliato un colpo: "Petar si è nascosto e non so perché. All'inizio ha fatto errori importanti, poi è uscito per un piccolo infortunio e non è più rientrato nel clima della partita. Non voglio però accusare nessun giocatore, siamo una squadra e, se usciremo dai play off, mi prenderò le mie responsabilità. Purtroppo la reattività vista in tutta la stagione è calata notevolmente". Perché? "Non lo so, non lo so proprio" allarga le braccia l'imperatore ottomano di viale Sclavo, che si alza e guadagna la porta della sua stanza a testa bassa. La sua espressione la dice lunga sulla necessità di infilarsi la famosa "tuta da operaio" di pancottiana (e lombardiana...) memoria. C'è una serie di play off da raddrizzare in extremis, e senza appello. L'impresa, allo stato attuale delle cose, appare davvero dura.
Marco De Candia
La lotta persa a ridosso delle plance è una spina nel fianco di Ataman, un nodo in gola che sente l'esigenza di sciogliere a tutti i costi: "Si possono trovare tutte le chiavi di lettura che volete per questo scivolone, ma la verità è che, se non prendi il rimbalzo in difesa, non puoi neanche aprire il contropiede. Abbiamo tirato con il 48% globale e loro con il 45%, ma i nostri rimbalzisti non hanno offerto una prestazione alla loro altezza, dal momento che Topic si è fermato a 4 e Chiacig a 6".
Domani di torna in campo a Cantù per quella che potrebbe essere l'ultima apparizione stagionale. Il coach cerca di essere realizza, ma non infonde troppo ottimismo. "Andremo a fare la nostra partita - spiega - e se ci comporteremo come i nostri avversari, potremo anche ribaltare il pronostico, altrimenti mi dispiace, ma l'avventura finirà. Naturalmente faremo di tutto per evitarlo. Da fuori può sembrare che l'Oregon abbia più voglia di noi di vincere, ma non è che ai miei ragazzi piaccia perdere. Forse abbiamo avuto troppe soddisfazioni durante questa annata mentre per loro l'unica cosa che conta è poter approdare alle semifinali. In questo modo, sono andati in campo con un obiettivo in testa mentre noi abbiamo avuto la convinzione di poterci imporre senza impegnarci a fondo. Adesso posso solo sperare che ci sia abbastanza orgoglio per riaprire la serie. Una cosa è certa: vedremo gli errori commessi e cercheremo di non ripeterli, ma a questo punto non possiamo cambiare gioco in due giorni. La nostra filosofia è questa dall'inizio e con questa andremo fino in fondo. Per farla funzionare, il nostro pivot deve avere meno paura".
Cominciano a emergere i primi malcontenti, che il sanguigno Ataman fa sempre più fatica a trattenere. Incalzato dalle domande dei giornalisti, ammette di essere deluso dal comportamento di Naumoski, che da Treviso in poi non aveva più sbagliato un colpo: "Petar si è nascosto e non so perché. All'inizio ha fatto errori importanti, poi è uscito per un piccolo infortunio e non è più rientrato nel clima della partita. Non voglio però accusare nessun giocatore, siamo una squadra e, se usciremo dai play off, mi prenderò le mie responsabilità. Purtroppo la reattività vista in tutta la stagione è calata notevolmente". Perché? "Non lo so, non lo so proprio" allarga le braccia l'imperatore ottomano di viale Sclavo, che si alza e guadagna la porta della sua stanza a testa bassa. La sua espressione la dice lunga sulla necessità di infilarsi la famosa "tuta da operaio" di pancottiana (e lombardiana...) memoria. C'è una serie di play off da raddrizzare in extremis, e senza appello. L'impresa, allo stato attuale delle cose, appare davvero dura.
Marco De Candia