SIENA - Stefano Sacripanti entra in sala stampa con l'espressione di chi non crede a quello che ha appena fatto. Espugnare il campo della Montepaschi e arrivare a un passo dal match ball andava oltre tutti i pronostici, ma i suoi ragazzi ce l'hanno fatta, raccogliendo l'applauso dello scomposto gruppetto di supporters scesi dalla Lombardia. "Sono molto contento - spiega il coach della Oregon - della prova offerta dalla mia squadra, soprattutto mi è piaciuto l'atteggiamento intelligente con cui è stata affrontata la sfida. Abbiamo avuto 18 giorni per prepararci ai play off, ma giovedì scorso il +20 iniziale ci ha spiazzati, tanto che abbiamo atteso in affanno la sirena conclusiva. In questa occasione, invece, abbiamo fatto le cose con maggiore consapevolezza, abbiamo difeso in maniera ottima su Siena e i giocatori hanno interpretato il match nel modo giusto. Abbiamo capito che non possiamo sempre correre, così abbiamo mosso la palla senza forzature. Sapevamo che la Mens Sana aveva da perdere più di noi in questa garadue, così abbiamo sfruttato il vantaggio psicologico. Credo, senza falsa modestia, che il successo sia pienamente meritato".
Adesso l'Oregon può chiudere il discorso, domani sera, ma il tecnico dei brianzoli fuga i dubbi che la semifinale sia già raggiunta: "E' ancora tutto aperto, i play off sono durissimi e adesso la pressione psicologica che l'abbiamo noi. Pensiamo a un appuntamento alla volta. Più che sul possibile match ball, dovremo concentrarci su quello che c'è da fare in campo, senza esaltarci inutilmente. E' inutile girarci intorno, siamo una buona squadra, ma non siamo più forti di Siena. Abbiamo dei limiti e, fino a quando non perderemo di vista questo dato di fatto, avremo anche la capacità di affrontare a viso aperto le avversarie più potenti. In campo non ci mandiamo i fattori economici, ma uomini che lottano con il cuore e si buttano su ogni pallone, anche a risultato acquisito".
Dove afffondano le radici della grande determinazione canturina? Nelle viscere della Mens Sana, come spiega lo stesso Sacripanti: "Quest'anno abbiamo preso tre lezioni memorabili, di cui abbiamo fatto tesoro. La prima qui, all'andata, la seconda in Coppa Italia, sempre contro la Montepaschi, la terza in casa con la Kinder. La mia è una formazione dalla forte impronta americana e, in quelle occasioni, si è trovata in difficoltà al cospetto di squadre di tipo europeo, con un pivot dominante che chiude gli spazi in area, come Chiacig e Griffith. Ci abbiamo sbattuto la testa, ci siamo fatti male, ma abbiamo imparato la lezione. Studiando errori e difficoltà, abbiamo capito come si fa a non uscire con le ossa rotte anche al cospetto di avversarie del genere".
M.D.
Adesso l'Oregon può chiudere il discorso, domani sera, ma il tecnico dei brianzoli fuga i dubbi che la semifinale sia già raggiunta: "E' ancora tutto aperto, i play off sono durissimi e adesso la pressione psicologica che l'abbiamo noi. Pensiamo a un appuntamento alla volta. Più che sul possibile match ball, dovremo concentrarci su quello che c'è da fare in campo, senza esaltarci inutilmente. E' inutile girarci intorno, siamo una buona squadra, ma non siamo più forti di Siena. Abbiamo dei limiti e, fino a quando non perderemo di vista questo dato di fatto, avremo anche la capacità di affrontare a viso aperto le avversarie più potenti. In campo non ci mandiamo i fattori economici, ma uomini che lottano con il cuore e si buttano su ogni pallone, anche a risultato acquisito".
Dove afffondano le radici della grande determinazione canturina? Nelle viscere della Mens Sana, come spiega lo stesso Sacripanti: "Quest'anno abbiamo preso tre lezioni memorabili, di cui abbiamo fatto tesoro. La prima qui, all'andata, la seconda in Coppa Italia, sempre contro la Montepaschi, la terza in casa con la Kinder. La mia è una formazione dalla forte impronta americana e, in quelle occasioni, si è trovata in difficoltà al cospetto di squadre di tipo europeo, con un pivot dominante che chiude gli spazi in area, come Chiacig e Griffith. Ci abbiamo sbattuto la testa, ci siamo fatti male, ma abbiamo imparato la lezione. Studiando errori e difficoltà, abbiamo capito come si fa a non uscire con le ossa rotte anche al cospetto di avversarie del genere".
M.D.