LE Roi c´è, non solo per amministrare, ma anche per raccogliere. Rigaudeau dopo i 23 punti e le 5 bombe in garadue si è confermato ago della bilancia. Che sarà utile anche stasera (20.30) per aiutare una Virtus a chiudere (Becirovic ieri si è allenato, ma Messina deciderà oggi intorno al suo impiego) contro una Scavolini prevedibilmente grintosa.
Antoine, Pesaro non è stesa?
«No, perché nelle prime due c´è stata: noi però abbiamo giocato e difeso come dovevamo. Ed è andata come dovevano. La Scavolini proverà un po´ di tutto, ma la verità è sempre quella: se controlliamo il gioco abbiamo ottime possibilità. Ma non sono morti: non sottovaluterei tutte quelle che sono sulle 0-2, ferite, ma non finite».
Dopo il Panathinakos la Kinder ha mostrato carattere e sostanza, i marchi di fabbrica.
«Questa stagione è difficile, per gli infortuni e tutti gli eventi che sono capitati dentro e fuori dal campo. I risultati ci sono, ma non è un anno normale: si tratta comunque di un´esperienza, anche se in certe occasioni non piacevole».
Dopo il Grande Slam del 2001 e l´arrivo di Becirovic avete pensato che tutto fosse già scritto?
«Non si possono ripetere esattamente le stesse situazioni nello sport. Tutto può cambiare radicalmente in due settimane, anche in tre giorni. Questo l´ho bene in mente. Io penso solo a questi play-off: ho ancora due anni di contratto con la Virtus, ma nella testa ho quarti, semifinale e finale».
Come è arrivata la grande prova offensiva di domenica, dopo il balck-out nella Final Four?
«E´ il gioco della squadra che me li ha concessi: poi la mia mano è sempre quella, so tirare. In questa stagione ogni tanto ho patito un po´ di stanchezza. Ma ora va bene. Qualcuno mi chiama saggio, adesso sono il più vecchio della Virtus, ho quasi 31 anni. Non sono stato eletto a capo spogliatoio, credo che i giocatori abbiano naturalmente bisogno di un riferimento vicino a loro».
Cosa deve fare la Kinder per arrivare in fondo?
«Sfruttare le qualità che abbiamo, che tutti conoscono. Il livello di difesa più alto e il gioco offensivo con la palla che viaggia dentro e fuori dall´area».
Francesco Forni
Antoine, Pesaro non è stesa?
«No, perché nelle prime due c´è stata: noi però abbiamo giocato e difeso come dovevamo. Ed è andata come dovevano. La Scavolini proverà un po´ di tutto, ma la verità è sempre quella: se controlliamo il gioco abbiamo ottime possibilità. Ma non sono morti: non sottovaluterei tutte quelle che sono sulle 0-2, ferite, ma non finite».
Dopo il Panathinakos la Kinder ha mostrato carattere e sostanza, i marchi di fabbrica.
«Questa stagione è difficile, per gli infortuni e tutti gli eventi che sono capitati dentro e fuori dal campo. I risultati ci sono, ma non è un anno normale: si tratta comunque di un´esperienza, anche se in certe occasioni non piacevole».
Dopo il Grande Slam del 2001 e l´arrivo di Becirovic avete pensato che tutto fosse già scritto?
«Non si possono ripetere esattamente le stesse situazioni nello sport. Tutto può cambiare radicalmente in due settimane, anche in tre giorni. Questo l´ho bene in mente. Io penso solo a questi play-off: ho ancora due anni di contratto con la Virtus, ma nella testa ho quarti, semifinale e finale».
Come è arrivata la grande prova offensiva di domenica, dopo il balck-out nella Final Four?
«E´ il gioco della squadra che me li ha concessi: poi la mia mano è sempre quella, so tirare. In questa stagione ogni tanto ho patito un po´ di stanchezza. Ma ora va bene. Qualcuno mi chiama saggio, adesso sono il più vecchio della Virtus, ho quasi 31 anni. Non sono stato eletto a capo spogliatoio, credo che i giocatori abbiano naturalmente bisogno di un riferimento vicino a loro».
Cosa deve fare la Kinder per arrivare in fondo?
«Sfruttare le qualità che abbiamo, che tutti conoscono. Il livello di difesa più alto e il gioco offensivo con la palla che viaggia dentro e fuori dall´area».
Francesco Forni
Fonte: La Repubblica