Rodolfo Rombaldoni è stato convocato per il collegiale della Nazionale, che giocherà l’1 giugno con la Lettonia, il 2 con le Filippine e dal 3 al 5 giugno un torneo internazionale a Sondrio. «Fa molto piacere- commenta il play gialloblù-. Potrebbe sembrare una cosa da poco, invece, per me, è il massimo. Sono contentissimo e spero di far bene».
Se l’aspettava? «Sinceramente no perchè, anche se tanti play bravi sono ancora impegnati nei play off, c’è altra gente molto buona in quel ruolo. Se sono stato chiamato, significa che quest’anno mi sono messo in mostra ed ora non vedo proprio l’ora di andare al raduno azzurro».
La sua stagione, già intensa, si allunga . «Ma sarà una bella esperienza e anche una bella vetrina: confrontarsi a livello internazionale è sempre stimolante».
Aveva concluso il campionato un po’... sulle ginocchia. «Nelle ultime due gare di campionato avevo recuperato una condizione accettabile. Devo dire che, durante le stagioni, ho sempre avuto un calo fisico. L’esperienza ora mi dice che, in quei momenti, si dovrebbe usare di più la mente che seguire l’istinto. Ci sta, comunque, un calo fisico nel corso di una stagione nella quale, spesso, abbiamo giocato in cinque-sei. Alla fine, paghi. Anche nell’anno in Barcellona, in B1, giocavamo in 6-7 ed avvertii una fase di stanchezza tra gennaio e febbraio».
Non è alla sua prima esperienza azzurra . «No, con la Nazionale maggiore, è la terza: ma fa piacere comunque».
Cosa ritiene l’abbia portata alla Nazionale? «Quest’anno ho avuto modo di esprimermi meglio, anche se ho ancora tanto da migliorare. Quest’anno ho capito che devo cercare sempre di essere me stesso: certo, per questo, ci vuole l’aiuto dell’allenatore e bisogna trovare una squadra e un ambiente giusto. La cosa migliore è quella, comunque, di giocare senza "fasciarsi" troppo la testa. Giocare con la testa dell’allenatore mi è servito molto».
Lardo è stato importante per lei? «Sì perchè, rispetto agli anni passati, mi ha fatto ritrovare me stesso, quello che ero quando giocavo in serie B. Lino mi ha fatto credere maggiormente in me stesso, cosa che avevo un po’ perso, magari inconsciamente, per diverse situazioni, nelle stagioni precedenti».
Cosa chiede al futuro? «Mi piacerebbe... voglio restare a Verona. Però... boh... Se dipendesse da me, resterei a Verona. Qui ho vissuto esperienze belle e brutte, che mi hanno fatto crescere e, visto il nuovo ambiente che si è venuto a creare e che mi piace molto, mi piacerebbe continuare questo lavoro. Ma, chissà perchè, spesso quando le cose vanno per il meglio, arriva qualcuno a mettere il bastone tra le ruote. Se la mia avventura finisse qui a Verona, resterei comunque soddisfatto di averla vissuta. Non ho assolutamente rimpianti per non essere andato via prima. Quelli li ho, eventualmente, perchè in qualche anno avrei potuto dare di più, ma mi sento la coscienza a posto, perchè mi sono impegnato sempre al massimo».
Se la società venisse salvata, le piacerebbe continuare con questo gruppo? «Se vuoi vedere un gioco, un gioco all’italiana, un po’ vecchia maniera, con tanti passaggi, un vero gioco di squadra non vedo perchè si dovrebbero cercare altri giocatori, visto che noi l’abbiamo fatto. Penso che con due-tre innesti buoni, si potrebbe fare molto. Se poi vi fosse un programma di due-tre anni, con l’inserimento di volta in volta di qualche giocatore giusto, ti troveresti alla fine del terzo anno con uno squadrone fatto di giocatori normali. Ultimamente, però, nessuno sembra voler più fare questa politica: adesso cambiano un giocatore al mese ed è quasi impossibile, allora, creare qualcosa di duraturo».
Renzo Puliero
Se l’aspettava? «Sinceramente no perchè, anche se tanti play bravi sono ancora impegnati nei play off, c’è altra gente molto buona in quel ruolo. Se sono stato chiamato, significa che quest’anno mi sono messo in mostra ed ora non vedo proprio l’ora di andare al raduno azzurro».
La sua stagione, già intensa, si allunga . «Ma sarà una bella esperienza e anche una bella vetrina: confrontarsi a livello internazionale è sempre stimolante».
Aveva concluso il campionato un po’... sulle ginocchia. «Nelle ultime due gare di campionato avevo recuperato una condizione accettabile. Devo dire che, durante le stagioni, ho sempre avuto un calo fisico. L’esperienza ora mi dice che, in quei momenti, si dovrebbe usare di più la mente che seguire l’istinto. Ci sta, comunque, un calo fisico nel corso di una stagione nella quale, spesso, abbiamo giocato in cinque-sei. Alla fine, paghi. Anche nell’anno in Barcellona, in B1, giocavamo in 6-7 ed avvertii una fase di stanchezza tra gennaio e febbraio».
Non è alla sua prima esperienza azzurra . «No, con la Nazionale maggiore, è la terza: ma fa piacere comunque».
Cosa ritiene l’abbia portata alla Nazionale? «Quest’anno ho avuto modo di esprimermi meglio, anche se ho ancora tanto da migliorare. Quest’anno ho capito che devo cercare sempre di essere me stesso: certo, per questo, ci vuole l’aiuto dell’allenatore e bisogna trovare una squadra e un ambiente giusto. La cosa migliore è quella, comunque, di giocare senza "fasciarsi" troppo la testa. Giocare con la testa dell’allenatore mi è servito molto».
Lardo è stato importante per lei? «Sì perchè, rispetto agli anni passati, mi ha fatto ritrovare me stesso, quello che ero quando giocavo in serie B. Lino mi ha fatto credere maggiormente in me stesso, cosa che avevo un po’ perso, magari inconsciamente, per diverse situazioni, nelle stagioni precedenti».
Cosa chiede al futuro? «Mi piacerebbe... voglio restare a Verona. Però... boh... Se dipendesse da me, resterei a Verona. Qui ho vissuto esperienze belle e brutte, che mi hanno fatto crescere e, visto il nuovo ambiente che si è venuto a creare e che mi piace molto, mi piacerebbe continuare questo lavoro. Ma, chissà perchè, spesso quando le cose vanno per il meglio, arriva qualcuno a mettere il bastone tra le ruote. Se la mia avventura finisse qui a Verona, resterei comunque soddisfatto di averla vissuta. Non ho assolutamente rimpianti per non essere andato via prima. Quelli li ho, eventualmente, perchè in qualche anno avrei potuto dare di più, ma mi sento la coscienza a posto, perchè mi sono impegnato sempre al massimo».
Se la società venisse salvata, le piacerebbe continuare con questo gruppo? «Se vuoi vedere un gioco, un gioco all’italiana, un po’ vecchia maniera, con tanti passaggi, un vero gioco di squadra non vedo perchè si dovrebbero cercare altri giocatori, visto che noi l’abbiamo fatto. Penso che con due-tre innesti buoni, si potrebbe fare molto. Se poi vi fosse un programma di due-tre anni, con l’inserimento di volta in volta di qualche giocatore giusto, ti troveresti alla fine del terzo anno con uno squadrone fatto di giocatori normali. Ultimamente, però, nessuno sembra voler più fare questa politica: adesso cambiano un giocatore al mese ed è quasi impossibile, allora, creare qualcosa di duraturo».
Renzo Puliero