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Granger ricorda Rimini con piacere

L'ala della Kinder: "E' stata un'esperienza che mi ha aiutato"

RIMINI. ­ Domenica 14 febbraio 1999. Al Flaminio di Rimini l'allora Pepsi di
Piero Bucchi ospita la Muller Verona del paisà Iuzzolino, la sfida è delicata e i riflettori sono tutti sul "gettonaro" Antonio Granger, arrivato pochi mesi prima in riviera per sostituire l'infortunato Boris Gorenc ed ora in odore di taglio. Il contratto del bell1Antonio sarebbe scaduto di lì a 72
ore, nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato sulla sua permanenza in maglia Pepsi per via delle sue prestazioni troppo altalenanti e di una difesa all'acqua di rose, e si dava ormai quasi per certo l'arrivo della trentaquattrenne guardia ex Nba Dennis Hopson. Mancano 6" secondi al gong di chiusura della partita, Iuzzolino ha appena trasformato i due tiri liberi del +1 Verona e Morri prova a vincere la gara sparando una tripla frontale che si scaglia sull'anello. Finita? Niente affatto, perché dal nulla spunta la figura di Granger che strappa il rimbalzo offensivo, subisce fallo e scrive il suo destino dalla linea della carità, trasformando i due liberi della vittoria allo scadere e strappando il prolungamento fino al termine della stagione che si concluderà con la salvezza e la seconda qualificazione consecutiva della Pepsi in Coppa Korac. Il lento crescendo rossiniano di Granger è cominciato nel giorno di San Valentino di quel febbraio di tre anni fa.
La stagione successiva "Tony" viene confermato senza esitazione dal
sodalizio di via Dante e dopo l'avvento di Paolo Carasso sul pino riminese
in sostituzione di Massimo Bernardi, il moretto di Detroit esplode in tutta
la sua devastante potenza. La difesa lascia sempre a desiderare, ma il gioco in contropiede di "Carassino" esalta il bell'Antonio che in quel campionato mette in mostra numeri di alta scuola. Nell'estate del 2000 tutti a Rimini si aspettano la sua conferma, ma Granger sceglie di scendere in A2 con Biella dove disputa un campionato memorabile. Trascina i piemontesi nella massima serie, si aggiudica il titolo di MVP del campionato e vince la classifica dei marcatori a 25.6 punti ad allacciata di scarpe. Tutti lo cercano, tutti lo vogliono e Tony sceglie Siviglia come sua nuova casa. Con la squadra spagnola disputa quest'anno 30 partite a quasi 20 punti a gara, ma poi arriva la grande chiamata della carriera. Dall'altro capo del telefono c'è la Kinder Bologna, Granger non se lo fa ripetere due volte, si imbarca e atterra nella "dotta" per giocarsi le sue carte con i virtussini. Le movenze feline sono sempre le stesse, il giro sul piede perno eseguito alla velocità della luce ha sempre gli effetti devastanti del periodo riminese, ma il bell¹Antonio di oggi è diventato un giocatore completo, come lui stesso ci spiega. "Sono diventato più veloce, sono diventato più forte, più determinato e anche più vecchio. Comunque ho anche una maggior conoscenza del basket."
Come si trova a Bologna? "Bologna è una bella città, mi piace moltissimo, la gente è ottima, direi che è davvero la capitale del basket."
E Rimini?
"E' un'altra bella città, in più rispetto a Bologna ha la spiaggia, davvero
magnifica. Ho tanti bei ricordi del periodo passato a Rimini, è stata un'esperienza che mi ha aiutato ed ho molti amici. Mi sento ancora spesso con Mauro Morri, Alex Righetti, Di Marcantonio, Tomidy e gli altri."
Qual è stata la partita che ricorda con piacere in Romagna?
"Ricordo in particolare i playoff, gara quattro contro Varese, siamo stati
vicinissimi a vincere poi però, purtroppo, abbiamo perso." (Il riferimento è
ai quarti di finale della post-season del '99 quando la Pepsi affrontò la
Varese di Pozzecco, Meneghin e Mrsic che, di lì a poco, diventerà campione d'Italia. In quella partita, che poteva sancire il 2-2 nella serie, Granger segnò i primi 17 punti di Rimini della ripresa, mise in scena un show incredibile, chiuse con 33 punti, 10/13 da 2, 6 rimbalzi e 5 recuperi, ma fallì la tripla del pareggio a ­8", ndr).
Ha seguito le ultime (poco felici) vicissitudini di Rimini?
"Sì, mi è dispiaciuto molto quando sono scivolati in A2, però sono una buona squadra e spero che possano recuperare al più presto."
Nel suo primo periodo a Rimini, lei fu allenato da Piero Bucchi, allievo del
suo attuale coach Ettore Messina: quali sono le affinità e le differenze tra
i due? "Sono entrambi due ottimi allenatori, con una grande conoscenza del basket. Provano a correggerti nei minimi dettagli: Ettore, ad esempio, ti spiega al meglio tutto per essere sicuro che capisca ogni cosa, anche il più piccolo dettaglio. Comunque, ripeto, sono due grandissimi tecnici." Cosa la spinse, all'epoca, a venire a Rimini? E cosa ad andarsene? "Avevo appena terminato il college e per me era un'ottima opportunità, un'ottima squadra in un campionato competitivo come quello italiano. Penso di aver fatto la scelta giusta, perché mi sono trovato davvero benissimo. Poi ho lasciato Rimini perché era venuto il momento di cambiare e di provare altre esperienze per migliorarmi ancora e per crescere. Se mi è dispiaciuto lasciare Rimini? Moltissimo, perché mi sono trovato davvero molto bene." Domanda da un milione di euro: chi vincerà lo scudetto? "Beh, è ovvio che spero che lo vinciamo noi della Kinder, ma non sarà facile. Ci sono squadre toste e ben assemblate come Benetton e Skipper, però abbiamo ottime chances per farcela e ce la giocheremo."
Gabriele Nanni
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