Un viaggio lunghissimo, estenuante, la solita trafila di visite mediche e tesseramenti vari e poi l'allenamento. Il primo giorno imolese di Shane Heal è stato piuttosto tormentato, per non dire di peggio, ma il nuovo play della Fillattice è sembrato fin troppo a suo agio, considerando la delicatezza del suo ruolo. Heal, infatti, dovrà prendere in mano le redini del comando e guidare un gruppo che difetta in qualcosa, quel qualcosa che nei finali ti fa vincere (o perdere) le partite. E' presto per dire se il primo australiano della storia dell'Andrea Costa avrà gli attributi giusti per farlo, ma sicuramente l'impressione iniziale è più che buona.
La prima domanda è scontata, perché Imola?
«La ritengo una buona opportunità. Ho già giocato in Italia con la mia nazionale e ho avuto una buona impressione del vostro paese, quindi quando il mio agente mi ha prospettato la possibilità di venire l'ho accettata».
Ma ha avuto anche un richiesta dal Panathinaikos...
«Sì è vero, ma solo per l'Eurolega e, soprattutto, il problema era che dovevo ancora giocare due partite del mio campionato e non potevo lasciare la mia squadra (i Sidney Kings, ndr)».
Che impressione si è fatto dei compagni?
«E' un po' presto per dirlo, sicuramente ci sono elementi di talento. Poi ricordo Mazzon, che allenava in Grecia quando io ero al Near East».
Chiaramente conosce la situazione della Fillattice e sa anche che da lei tutti si aspettano molto?
«Sì, però non sono qui per fare tutto da solo, ma per aiutare questa squadra. L'allenatore mi ha chiesto di essere leader e di creare per i compagni e sono le cose che ho sempre fatto».
Come si diventa leader in così poco tempo?
«Dovrò cercare di dare un buon esempio, giocando forte, mettendoci entusiasmo e, soprattutto, giocando insieme ai compagni».
La partita di Verona è dietro l'angolo: come sta?
«Sono stanchissimo per il viaggio e per il fuso orario: in questo momento a Sidney sono le sei di mattina (mentre da noi le sette di sera..., ndr). Fisicamente sono pronto, il mio campionato è finito una settimana fa».
E in Australia Heal ha condotto i suoi alla salvezza...
Federico Boschi
La prima domanda è scontata, perché Imola?
«La ritengo una buona opportunità. Ho già giocato in Italia con la mia nazionale e ho avuto una buona impressione del vostro paese, quindi quando il mio agente mi ha prospettato la possibilità di venire l'ho accettata».
Ma ha avuto anche un richiesta dal Panathinaikos...
«Sì è vero, ma solo per l'Eurolega e, soprattutto, il problema era che dovevo ancora giocare due partite del mio campionato e non potevo lasciare la mia squadra (i Sidney Kings, ndr)».
Che impressione si è fatto dei compagni?
«E' un po' presto per dirlo, sicuramente ci sono elementi di talento. Poi ricordo Mazzon, che allenava in Grecia quando io ero al Near East».
Chiaramente conosce la situazione della Fillattice e sa anche che da lei tutti si aspettano molto?
«Sì, però non sono qui per fare tutto da solo, ma per aiutare questa squadra. L'allenatore mi ha chiesto di essere leader e di creare per i compagni e sono le cose che ho sempre fatto».
Come si diventa leader in così poco tempo?
«Dovrò cercare di dare un buon esempio, giocando forte, mettendoci entusiasmo e, soprattutto, giocando insieme ai compagni».
La partita di Verona è dietro l'angolo: come sta?
«Sono stanchissimo per il viaggio e per il fuso orario: in questo momento a Sidney sono le sei di mattina (mentre da noi le sette di sera..., ndr). Fisicamente sono pronto, il mio campionato è finito una settimana fa».
E in Australia Heal ha condotto i suoi alla salvezza...
Federico Boschi
Fonte: Il Resto del Carlino