CANTU’ - Tutto come da pronostico: Cantù non perde l’occasione di sfruttare il match ball, strapazza Siena e trasforma garatre in una festosa passerella per i vari Riva, Stonerook, Hoover, Hines e compagnia bella. Nelle fila toscane, dove non si salva nessuno, si ripete il copione già visto nelle precedenti apparizioni, se si eccettua il secondo tempo del primo round: agonismo e cattiveria sono solo un ricordo, la voglia di lottare non è neanche uscita dallo spogliatoio. Così i play off vanno in archivio con l’amaro in bocca, malgrado la stagione rimanga memorabile.
Eppure la Mens Sana, in campo con i gioielli migliori di tutta la stagione (Stefanov, Gorenc, Zukauskas, Topic e Chiacig), in partenza sembra voler cambiare la storia di questa serie triste e grigia. I primi palloni mostrano una Montepaschi presente e il primo canestro è di Zukauskas. Il sogno dura però poco, troppo poco, e in un amen torna il solito, vecchio incubo: Stonerook regala spettacolo con una schiacciata imperiosa su alley oop e apre la via a Hines e Lindeman, che lo aiutano a siglare il 12-4 al 7’. Nel frattempo, Ataman ha avuto più volte l’occasione di mettersi le mani tra i capelli, come quando Gorenc, in un contropiede solitario da 3 contro 1 sull’8-4, spreca tutto con un’infrazione di passi che grida vendetta. Naumoski centra la prima bomba della serata (12-7), il tempo per riaprire il discorso ci sarebbe, ma la via del canestro è stregata e il primo quarto finisce con 10 lunghezze da colmare (18-8).
I biancoverdi vanno a rapporto dal loro coach, ma la reazione non arriva. L’Oregon, onesta e galvanizzata dal pubblico e dalla semifinale sempre più vicina, allunga fino a 22-8 senza trovare alcuna resistenza, tanto che il tecnico turco di Siena, dopo aver cambiato 3 uomini del quintetto, si siede in panchina, dando il primo segnale di resa. Hoover scalda la mano dai 6 metri e 25 e fa centro, si diverte e ci riesce per altre due volte prima dell’intervallo, imitato anche dall’eterno Riva. Sull’altro fronte una Mens Sana troppo brutta per essere vera mostra il fianco e non accenna la minima reazione, tanto che Ataman scuote la testa, incredulo. Neanche lui riconosce più la squadra che lo ha consacrato in Italia e gli ha regalato la soddisfazione della Saporta. Con grande fatica, i biancoverdi si trascinano all’intervallo per il the sul -22 (38-16).
La terza frazione registra una piccola scossa iniziale, forse causata dalla urla del coach turco che dagli spogliatoi sono arrivate fino alla zona del parquet. Topic, Gorenc e Stefanov si arrampicano fino al -18 (40-22) nel giro di 3 minuti, ma tutto appare inutile come la bomba realizzata da Numoski (44-25). I brianzoli, infatti, riprendono velocemente il comando delle operazioni, sfruttano a mani basse l’assenza di aggressività difensiva degli ospiti e danno spazio al capitano Antonello Riva, che fa la sua bella figura, a dimostrazione che l’intensità del match è proprio bassa. Alla terza boa il tabellone è impietoso: 55-35.
Un ultimo colpo di coda arriva nei primi minuti dell’ultimo quarto: Tolbert mette dentro una tripla, Masiulis firma un parziale personale di 4-0 e tutto sommato 13 lunghezze potrebbero ancora essere recuperabili (55-42). Per non correre il rischio di sfiorare l’impresa, però, i montepaschini tirano i remi in barca, rimangono insensibili alla furia schiumante di Ataman, che dalla panchina si agita e sbraita senza essere ascoltato. Così i lombardi riprendono la loro strada, si infiammano con le bombe di Riva, che dedica la sua performance agli ultras in delirio, si riportano sul +25 al 5’ (67-42). Gli spalti, che non hanno mai smesso di offendere e fischiare Gorenc, sbeffeggiano anche la squadra avversaria, mortificata nelle poche ambizioni che poteva nutrire di riaprire la serie. Infine, annoiati dallo spettacolo a senso unico che si snoda sul legno di Cucciago, rivolgono i loro canti alla Fortitudo, prossimo avversario nelle semifinali, mentre Riva non smette di fare male dalla lunga distanza. Anche Stefanov ritrova la mira da 3 punti (74-55) in un momento in cui vedere la retina che si gonfia fa ancora più rabbia. Finisce 77-58, Siena esce a testa bassa per mano di Cantù sul 3-0 senza quasi aver lottato. In pochi ci avrebbero creduto, una settimana fa.
Eppure la Mens Sana, in campo con i gioielli migliori di tutta la stagione (Stefanov, Gorenc, Zukauskas, Topic e Chiacig), in partenza sembra voler cambiare la storia di questa serie triste e grigia. I primi palloni mostrano una Montepaschi presente e il primo canestro è di Zukauskas. Il sogno dura però poco, troppo poco, e in un amen torna il solito, vecchio incubo: Stonerook regala spettacolo con una schiacciata imperiosa su alley oop e apre la via a Hines e Lindeman, che lo aiutano a siglare il 12-4 al 7’. Nel frattempo, Ataman ha avuto più volte l’occasione di mettersi le mani tra i capelli, come quando Gorenc, in un contropiede solitario da 3 contro 1 sull’8-4, spreca tutto con un’infrazione di passi che grida vendetta. Naumoski centra la prima bomba della serata (12-7), il tempo per riaprire il discorso ci sarebbe, ma la via del canestro è stregata e il primo quarto finisce con 10 lunghezze da colmare (18-8).
I biancoverdi vanno a rapporto dal loro coach, ma la reazione non arriva. L’Oregon, onesta e galvanizzata dal pubblico e dalla semifinale sempre più vicina, allunga fino a 22-8 senza trovare alcuna resistenza, tanto che il tecnico turco di Siena, dopo aver cambiato 3 uomini del quintetto, si siede in panchina, dando il primo segnale di resa. Hoover scalda la mano dai 6 metri e 25 e fa centro, si diverte e ci riesce per altre due volte prima dell’intervallo, imitato anche dall’eterno Riva. Sull’altro fronte una Mens Sana troppo brutta per essere vera mostra il fianco e non accenna la minima reazione, tanto che Ataman scuote la testa, incredulo. Neanche lui riconosce più la squadra che lo ha consacrato in Italia e gli ha regalato la soddisfazione della Saporta. Con grande fatica, i biancoverdi si trascinano all’intervallo per il the sul -22 (38-16).
La terza frazione registra una piccola scossa iniziale, forse causata dalla urla del coach turco che dagli spogliatoi sono arrivate fino alla zona del parquet. Topic, Gorenc e Stefanov si arrampicano fino al -18 (40-22) nel giro di 3 minuti, ma tutto appare inutile come la bomba realizzata da Numoski (44-25). I brianzoli, infatti, riprendono velocemente il comando delle operazioni, sfruttano a mani basse l’assenza di aggressività difensiva degli ospiti e danno spazio al capitano Antonello Riva, che fa la sua bella figura, a dimostrazione che l’intensità del match è proprio bassa. Alla terza boa il tabellone è impietoso: 55-35.
Un ultimo colpo di coda arriva nei primi minuti dell’ultimo quarto: Tolbert mette dentro una tripla, Masiulis firma un parziale personale di 4-0 e tutto sommato 13 lunghezze potrebbero ancora essere recuperabili (55-42). Per non correre il rischio di sfiorare l’impresa, però, i montepaschini tirano i remi in barca, rimangono insensibili alla furia schiumante di Ataman, che dalla panchina si agita e sbraita senza essere ascoltato. Così i lombardi riprendono la loro strada, si infiammano con le bombe di Riva, che dedica la sua performance agli ultras in delirio, si riportano sul +25 al 5’ (67-42). Gli spalti, che non hanno mai smesso di offendere e fischiare Gorenc, sbeffeggiano anche la squadra avversaria, mortificata nelle poche ambizioni che poteva nutrire di riaprire la serie. Infine, annoiati dallo spettacolo a senso unico che si snoda sul legno di Cucciago, rivolgono i loro canti alla Fortitudo, prossimo avversario nelle semifinali, mentre Riva non smette di fare male dalla lunga distanza. Anche Stefanov ritrova la mira da 3 punti (74-55) in un momento in cui vedere la retina che si gonfia fa ancora più rabbia. Finisce 77-58, Siena esce a testa bassa per mano di Cantù sul 3-0 senza quasi aver lottato. In pochi ci avrebbero creduto, una settimana fa.