TOCCHERA´ ancora pazientare fino a martedì, poi s´apriranno le semifinali per lo scudetto. Sarà la dodicesima di fila per la Virtus (ultima assenza nel '90) e l´ottava consecutiva per la Fortitudo (ultima assenza nel '94): Basket City non riesce a piacere a tutti, però c´è sempre, dove conta. E´ stato un play-off moscio, finora: tre ottavi su quattro sono finiti 2-0, quattro quarti su quattro 3-0. Si battaglia per arrivare qui, poi spesso non si vede l´ora di arrendersi e scappar via. Pesaro, secondo alcuni, è uscita a testa alta solo perché ha perso tre partite di poco. Dissento: ha fotocopiato tre recite in soggezione, contro una Kinder che, di questi tempi, non dovrebbe metterla a nessuno. Roma è stata Myers e poco altro, zavorrata da una difesa sdentata. Siena s´è ubriacata del suo primo trofeo: càpita, e càpita pure di trovarsi poi tutti contro tutti, quando la favola finisce e la realtà espone le sue meschinerie. Trieste, infine, era lì come vaso di coccio: ha incassato un –93 in tre botte. Tanti, troppi, anche se Treviso è quella con l´arsenale meglio fornito.
Skipper-Cantù e Benetton-Kinder, dunque, prossimamente: e una proiezione Skipper-Benetton di finale più possibile. Cantù doveva scoppiare e non scoppia mai, ed ora minaccia una Fortitudo che sta, in ogni caso, calibrando l´attacco: 75, 87 e 100 punti il suo crescendo contro Roma, colpevole d´essere indifesa, ma stanata pure da un giro di palla che oggi ha opzioni più assortite di qualche mese fa. Cantù è pure la squadra di moda, con la sua formula, tanti americani di poca spesa, che già molti vorrebbero imitare, magari non pensando che a Fabriano ed Avellino gli stessi alambicchi hanno distillato meno bene. Del suo bravo manager Bruno Arrigoni si parla in molte segrete stanze, non ultima quella del trono virtussino. Intanto l´Oregon è arrivata in semifinale, da cui mancava dal '93 (fuori con la Knorr del primo scudetto messiniano). La Skipper ha più armi di questa Cantù, ma dovrà sedarne velocità e tecnica, oltrechè l´inedito feeling che gente che non s´era mai vista ha cementato attraverso le vittorie.
Tra Kinder e Benetton si giocherà invece una semi più classica e di percorsi più noti: all´oggi ne è favorita Treviso, e non solo per il fattore campo. La Virtus ha meno giocatori, qualche spia di riserva accesa, le solite voci centrifughe sul domani e il dopodomani, che pure non potranno avere un segno limpido finchè non ci sarà un risultato su cui stilare i bilanci. Dal fronte delle cordate (una, due, tre, quante sono), filtrano silenzi che non si sa se attribuire a lavorii o ritirate, sempre diffidando di un assetto societario di rado efficiente. Dalla sale macchine, Messina rinvia al dopo stagione le offerte già ricevute e quelle in arrivo (né nega di poter restare), Brunamonti pare più fuori (Roma?) e, in arrivo, si profilerebbe o quell´Arrigoni o quel Minucci senese che fa da tempo asse politico con Madrigali.
Ma prima, appunto, incombe questa serie con Treviso in cui la Kinder dovrà mostrare anzitutto capacità di allungarla, o più prosaicamente di assorbire schiaffi anche duri. Può capitarle, al PalaVerde, un disastro: bene, incartare, portare a casa, pensare che la finale verrà consegnata solo al terzo punto è un esercizio di tenuta mentale e di pazienza da opporre a una Benetton che invece, così pimpante, avrà fretta di farsi bella. La Virtus odierna ha momenti di afasia offensiva, però è tornata più solida dietro: i 74 punti medi di Pesaro (con tanta roba a babbo morto) sono un indice giusto. I verdi apriranno un altro fuoco, e a sua volta dovrà aumentare il suo la Kinder. Rigaudeau è tornato, Granger sta arrivando (e anzi Messina l´invita a osare di più), se Becirovic aggiungesse creatività e Jaric si riassestasse sui livelli non più visti dopo la semi europea con Treviso, si potrebbe anche chiedere a Ginobili d´essere solo umano e non sovrumano.
Walter Fuochi
Skipper-Cantù e Benetton-Kinder, dunque, prossimamente: e una proiezione Skipper-Benetton di finale più possibile. Cantù doveva scoppiare e non scoppia mai, ed ora minaccia una Fortitudo che sta, in ogni caso, calibrando l´attacco: 75, 87 e 100 punti il suo crescendo contro Roma, colpevole d´essere indifesa, ma stanata pure da un giro di palla che oggi ha opzioni più assortite di qualche mese fa. Cantù è pure la squadra di moda, con la sua formula, tanti americani di poca spesa, che già molti vorrebbero imitare, magari non pensando che a Fabriano ed Avellino gli stessi alambicchi hanno distillato meno bene. Del suo bravo manager Bruno Arrigoni si parla in molte segrete stanze, non ultima quella del trono virtussino. Intanto l´Oregon è arrivata in semifinale, da cui mancava dal '93 (fuori con la Knorr del primo scudetto messiniano). La Skipper ha più armi di questa Cantù, ma dovrà sedarne velocità e tecnica, oltrechè l´inedito feeling che gente che non s´era mai vista ha cementato attraverso le vittorie.
Tra Kinder e Benetton si giocherà invece una semi più classica e di percorsi più noti: all´oggi ne è favorita Treviso, e non solo per il fattore campo. La Virtus ha meno giocatori, qualche spia di riserva accesa, le solite voci centrifughe sul domani e il dopodomani, che pure non potranno avere un segno limpido finchè non ci sarà un risultato su cui stilare i bilanci. Dal fronte delle cordate (una, due, tre, quante sono), filtrano silenzi che non si sa se attribuire a lavorii o ritirate, sempre diffidando di un assetto societario di rado efficiente. Dalla sale macchine, Messina rinvia al dopo stagione le offerte già ricevute e quelle in arrivo (né nega di poter restare), Brunamonti pare più fuori (Roma?) e, in arrivo, si profilerebbe o quell´Arrigoni o quel Minucci senese che fa da tempo asse politico con Madrigali.
Ma prima, appunto, incombe questa serie con Treviso in cui la Kinder dovrà mostrare anzitutto capacità di allungarla, o più prosaicamente di assorbire schiaffi anche duri. Può capitarle, al PalaVerde, un disastro: bene, incartare, portare a casa, pensare che la finale verrà consegnata solo al terzo punto è un esercizio di tenuta mentale e di pazienza da opporre a una Benetton che invece, così pimpante, avrà fretta di farsi bella. La Virtus odierna ha momenti di afasia offensiva, però è tornata più solida dietro: i 74 punti medi di Pesaro (con tanta roba a babbo morto) sono un indice giusto. I verdi apriranno un altro fuoco, e a sua volta dovrà aumentare il suo la Kinder. Rigaudeau è tornato, Granger sta arrivando (e anzi Messina l´invita a osare di più), se Becirovic aggiungesse creatività e Jaric si riassestasse sui livelli non più visti dopo la semi europea con Treviso, si potrebbe anche chiedere a Ginobili d´essere solo umano e non sovrumano.
Walter Fuochi
Fonte: La Repubblica