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Damiao ritrova gli amici

"Cara Fortitudo, devo provarci"

Dove volete arrivare, Damiao?
«Noi, il nostro campionato, l'abbiamo già vinto. Nessuno credeva in noi, siamo arrivati in semifinale. Siamo un gruppo vero, unito.Speriamo di fare ancora qualcosa».
Anche sgambettare la Fortitudo?
«Perché no? Lì ho tanti amici, ma vorrei vincere, almeno una volta».
A proposito di amici è vero che prima di ogni gara chiama il masseur della Fortitudo, Abele Ferrarini, intonando la marcia funebre? «Verissimo».
Il motivo? «Chiedetelo al professore. E con Ugo Cavina faccio di peggio. Ma sono cose che restano tra di noi… Va bene, vi racconto il precedente con il professore. Dovete sapere che Abele non ama volare. Quando andavamo in trasferta, in Europa, diceva che solo uno sarebbe sopravvissuto. E da li…».
Ma il segreto di Cantù qual è?
«Se lo svelo non sarà più un segreto».
Ci proviamo noi, allora. L'esperienza di Riva e Gay? «Ci hanno aiutano tanto. Immaginate 6 americani che non si conoscono, una squadra nuova. E quei due sono stati straordinari. E in palestra corrono come ragazzini».
Intanto avete bastonato Siena. Vi aspettavate il 3 a 0? «No. Loro sono un'ottima squadra, l'hanno dimostrato durante l'anno. Forse hanno avuto un approccio un po' soft. Li abbiamo punit»”.
Dovesse scommettere chi sceglierebbe tra Skipper e Oregon?
«Metterei una bella 'x'».
E tra Benetton e Kinder? «Bella sfida anche quella. La Virtus ha ancora qualcosa in più. Ma Treviso è in grande forma».
Lo sa che Cantù è stata l'unica squadra italiana capace di espugnare il PalaDozza?
«Lo sappiamo, lo sappiamo. E se l'abbiamo fatto una volta…».
Insomma vuole la finale.
«Perché, non dovrei?».
E i suoi amici della Fossa?
«Una volta tanto sarei contento io. E ai miei amici direi di riprovarci tra un anno ».
Messaggi per Recalcati? «Può far grande la nazionale. Ha tutto il mio appoggio».
E se la chiamasse?
«Sarei pronto».
Le manca la continuità.
«Sono stato sfortunato e pieno di acciacchi. Ora sto benissimo».
Non la chiamano più “Cicciao”?
«Macché, sono un figurino nero. Sono come quell'attore, come si chiama… Sì, lui. Denzel Washington».
Alessandro Gallo
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