PESARO - A colloquio per due ore intense con Stefano Pillastrini, intorno a un tavolo ad analizzare tutti i temi più importanti della stagione appena conclusa. Avreste voluto esserci voi? Noi abbiamo fatto del nostro meglio. E’ emerso qualche spunto interessante anche sulla “persona", che in diverse occasioni è venuta fuori poco e male, tanto che pubblico e ambiente non ne hanno forse compreso appieno scelte e carattere. Si è dimostrato più “fotografo" che “pittore" il coach biancorosso, preferendo immortalare le situazioni fondendosi osmoticamente con la sua squadra piuttosto che separare i ruoli. Ha iniziato con una premessa: «Per favore parliamo solo del passato, per il futuro devo ancora incontrarmi con la società». Qualcosa però è uscito comunque dalla bocca del coach, ma solo a livello di sensazioni: «Penso che il fatto di non esserci qualificati per l’Eurolega possa pesare, specie in sede di investimenti. Mi dà un’enorme spinta il pensiero che qui si possa fare molto bene indipendentemente dal budget. Se sarei disposto a lottare per obiettivi inferiori? Sono motivato a far bene e credo che negli ultimi due anni la Scavolini abbia raggiunto livelli in cui non si ergeva da tempo. Finora ho sempre avuto il massimo appoggio dalla società che, quando le cose non andavano bene, si consultava con me sull’eventualità di prendere provvedimenti». Il patròn avrebbe in mente di seguire l’esempio di Cantù... «Per me è pericoloso e il campionato è bugiardo, con tutti questi americani in giro. Una squadra diventa un esempio quando fa bene per 3-4 anni di fila, Cantù ha tratto il massimo beneficio dalle nuove regole sfruttando l’entusiasmo, ma penso che noi possiamo intraprendere una nostra strada». «Questa non può essere considerata una stagione fallimentare, ma una stagione in cui ci si aspettava di più. Comunque sono convinto che, con Middleton sano, avremmo portato a casa gara-2 con la Kinder». Interrogato sulla solita questione della continuità, Pillastrini ha toccato il tasto mentale: «Ci sono stati 4-5 episodi negativi e ognuno ha una spiegazione diversa, quindi non è un discorso tecnico. E’ vero, l’anno scorso non abbiamo avuto questi alti e bassi, ma vi siete chiesti perchè i tracolli sono arrivati quasi tutti al Bpa Palas? Perchè non eravamo preparati alle difficoltà. All’inizio non avevamo le energie mentali per reagire, poi nel corso della stagione siamo molto migliorati. In trasferta invece lo abbiamo fatto da subito». E’ stato difficile “accontentare" dieci talenti desiderosi di stare in campo il più a lungo possibile? «In una stagione così difficile, anche dal punto di vista ambientale, credo sia raro avere un gruppo così compatto. Maggioli? Lo screzio si è subito ricomposto, forse lui si portava dietro tensioni personali. I cambi non voluti da DeMarco? Lui è uno che vorrebbe giocare sempre, ma non si è verificata nessuna situazione sgradevole. Non ho voluto fare rivoluzioni, ma dei piccoli cambiamenti. Ho provato molte soluzioni, ho fatto tutto quello che era nelle mie capacità». «Non abbiamo mai trovato una quadratura vera - ammette il tecnico pesarese - prima perchè non avevamo un riferimento interno nè pericolosità dal perimetro. Quando l’abbiamo trovata Beric si è infortunato, ma non siamo mai crollati. A marzo abbiamo dato la nostra peggior versione e poi, se vogliamo, non c’è stata neppure una grande esplosione di qualche giocatore, “alla Ginobili" per intenderci». Il coach confessa di non avere particolari dichiarazioni da fare ora che le bocce sono ferme, «perchè ho sempre detto tutto e alcune cose non le dirò mai. Mi sarebbe piaciuto vivere una stagione di successi, ma credo che si possa uscire ugualmente rinforzati in fatto di esperienza, per fare meglio in futuro». Qualche scelta di cui si è pentito? «Forse nella prima parte di stagione ci siamo preoccupati di sfruttare il nostro talento offensivo senza dare solidità alla difesa, invece non puoi prescindere dalla difesa se vuoi ottenere dei risultati, a qualsiasi livello. Avremmo vinto delle partite in più e mantenuto un certo entusiasmo». Cosa non ha capito di lei il pubblico di Pesaro? «Nel mio primo anno qui credo di non aver mai sentito nulla dalla gente, solo tanto sostegno. Quest’anno sembrava che non andasse bene niente. Avere il sostegno dei tifosi è un bell’aiuto e io non ero abituato alle contestazioni. Mi piace lavorare in un ambiente che dia consenso, mi è successo spesso da quando alleno e la situazione che si era creata mi ha spiazzato e infastidito. Ma sono consapevole del mestiere che svolgo. Può succedere di tutto, anche che esonerino Messina...». Un altro punto focale su cui Stefano Pillastrini non ha dubbi (mentre i pesaresi sì) è la qualità del gioco: «E’ ridicolo dire che noi non avevamo un gioco. Questa squadra gioca meglio della scorsa stagione, quando le nostre uniche opzioni erano Booker e il pick and roll con DeMarco. Anche l’anno scorso si era fatto poco contropiede, ma tutti hanno in mente la squadra di Caja che, con quel quintetto, non poteva fare altrimenti. Il pubblico non guarda la qualità, ma i risultati e la voglia di lottare».
Camilla Cataldo e Giancarlo Iacchini
«Non c’è dubbio che in campionato volevamo far meglio: il sesto posto nella regular season non ha soddisfatto nessuno. Ma questo è l’unico aspetto negativo della stagione». Nel bilancio tracciato dal coach biancorosso i lati positivi prendono comunque il sopravvento: «In Eurolega siamo entrati nelle Top 16 e fino all’ultimo siamo stati in corsa per la qualificazione alla Final Four; e sia in Coppa Italia che nei play off ci siamo fermati solo davanti alla Kinder. Contro Bologna nei quarti abbiamo lottato duro, facendo grandi progressi in difesa». Una Scavolini più forte rispetto a quella dello scorso anno? «E’ evidente! L’anno scorso in una Eurolega dimezzata (la Suproleague) siamo arrivati quinti nel girone, senza mai riuscire a vincere partite importanti in trasferta, cosa che invece abbiamo fatto ripetutamente quest’anno. E’ in campionato che non abbiamo potuto approfittare delle regole diverse e ci siamo trovati a fronteggiare squadre con 5 o 6 americani, mentre nello stesso tempo le aspettative della tifoseria (e la conseguente pressione) erano enormemente cresciute. Il nostro salto di qualità sarebbe dovuto venire dall’acquisto di Beric, ma prima i problemi di ambientamento e poi l’infortunio... Insomma non abbiamo avuto da lui il rendimento che ci si attendeva. Blair e DeMarco insieme e in forma li abbiamo avuti in pratica solo nei play off, ma qui abbiamo sbattuto contro la Kinder ed i problemi nel tiro da fuori ci hanno impedito di sfruttare al meglio la carta dei due lunghi». Pilla è soddisfatto della stagione di Booker. «Come si può chiedergli di più? Nei quarti aveva di fronte Jaric. Avrà sbagliato gara-uno ma se ha “bucato" lui allora l’ha fatto anche Jaric, e nessuno si sogna di dire che non è un vincente. E non ho mai creduto ad una sua incompatibilità tecnica con Beric». E oltre al capitano... «Pecile ha fatto un buon salto di qualità ma molte aspettative su di lui erano eccessive. Traina ha avuto un rendimento molto altalenante, quando invece avremmo avuto bisogno di lui come un sicuro punto di riferimento». Ha giovato più alla squadra il ritorno di DeMarco o i progressi di Blair? «Il rientro di Johnson ha dato una grande spinta, anche perché in quel momento mancava Blair. Ma Joseph dopo l’infortunio non ha più sbagliato niente».
Cam.Ca. e G.Iac.
Camilla Cataldo e Giancarlo Iacchini
«Non c’è dubbio che in campionato volevamo far meglio: il sesto posto nella regular season non ha soddisfatto nessuno. Ma questo è l’unico aspetto negativo della stagione». Nel bilancio tracciato dal coach biancorosso i lati positivi prendono comunque il sopravvento: «In Eurolega siamo entrati nelle Top 16 e fino all’ultimo siamo stati in corsa per la qualificazione alla Final Four; e sia in Coppa Italia che nei play off ci siamo fermati solo davanti alla Kinder. Contro Bologna nei quarti abbiamo lottato duro, facendo grandi progressi in difesa». Una Scavolini più forte rispetto a quella dello scorso anno? «E’ evidente! L’anno scorso in una Eurolega dimezzata (la Suproleague) siamo arrivati quinti nel girone, senza mai riuscire a vincere partite importanti in trasferta, cosa che invece abbiamo fatto ripetutamente quest’anno. E’ in campionato che non abbiamo potuto approfittare delle regole diverse e ci siamo trovati a fronteggiare squadre con 5 o 6 americani, mentre nello stesso tempo le aspettative della tifoseria (e la conseguente pressione) erano enormemente cresciute. Il nostro salto di qualità sarebbe dovuto venire dall’acquisto di Beric, ma prima i problemi di ambientamento e poi l’infortunio... Insomma non abbiamo avuto da lui il rendimento che ci si attendeva. Blair e DeMarco insieme e in forma li abbiamo avuti in pratica solo nei play off, ma qui abbiamo sbattuto contro la Kinder ed i problemi nel tiro da fuori ci hanno impedito di sfruttare al meglio la carta dei due lunghi». Pilla è soddisfatto della stagione di Booker. «Come si può chiedergli di più? Nei quarti aveva di fronte Jaric. Avrà sbagliato gara-uno ma se ha “bucato" lui allora l’ha fatto anche Jaric, e nessuno si sogna di dire che non è un vincente. E non ho mai creduto ad una sua incompatibilità tecnica con Beric». E oltre al capitano... «Pecile ha fatto un buon salto di qualità ma molte aspettative su di lui erano eccessive. Traina ha avuto un rendimento molto altalenante, quando invece avremmo avuto bisogno di lui come un sicuro punto di riferimento». Ha giovato più alla squadra il ritorno di DeMarco o i progressi di Blair? «Il rientro di Johnson ha dato una grande spinta, anche perché in quel momento mancava Blair. Ma Joseph dopo l’infortunio non ha più sbagliato niente».
Cam.Ca. e G.Iac.