SIENA - La Mens Sana non è più coinvolta nel campionato, è tempo di bilanci. La stagione 2001/2002, che ha fruttato una Coppa Saporta e un secondo posto in Coppa Italia, non può che essere in attivo, sia per la squadra che per la società di viale Sclavo. Il general manager e vicepresidente Ferdinando Minucci, poi, ha anche vinto una scommessa: se Ataman non si fosse dimostrato all’altezza, 10 anni di reputazione e di credibilità sarebbero finiti in fumo. L’imperatore, invece, ha regalato a Siena le emozioni più grandi della sua storia cestistica, anche se martedì, nella sua ultima apparizione nella sala stampa di Cantù, ha lasciato intendere di essere pronto anche ad andarsene. C’è da preoccuparsi? “Assolutamente no - smorza i toni il giemme Minucci. - Rientra tutto nella sua delusione alla fine di una serie negativa. Il nostro coach teneva moltissimo a soddisfare le esigenze della società, dello sponsor e del pubblico, ma la squadra è arrivata scarica all’appuntamento e i quarti sono andati come tutti abbiamo visto, anche se non so dove comincino i meriti di Cantù e dove finiscano invece i nostri demeriti. Io ho parlato a caldo con Ergin e i ragazzi e li ho ringraziati per questa annata, in modo che la delusione per lo 0-3 non facesse passare in secondo piano un lavoro che va visto nella sua completezza”.
L’allenatore ha davvero rimesso il suo incarico nelle mani della società?
“Al di là del disappunto, lui per primo ha la consapevolezza di aver fatto qualcosa di importante per Siena e per il basket italiano. Martedì sera ha detto di essere pronto ad andarsene se la società non si ritiene soddisfatta del suo lavoro, ma naturalmente per noi il suo operato è stato più che positivo”.
Ataman è rimasto deluso per non aver mantenuto la promessa di arrivare alla finale scudetto?
“Sapevamo tutti perfettamente che quello era un traguardo più motivazionale che raggiungibile. Per fare una squadra vincente occorre che tutte le componenti interessate diano il 100%, dalla struttura all’allenatore, e ci vogliono giocatori disponibili a percorrere un sentiero in salita, a piccoli passi. Quest’anno noi ne abbiamo compiuti alcuni davvero importanti”.
La società è soddisfatta del quinto posto in campionato?
“Certo, visto che rispecchia i valori in campo noti a tutti gli addetti ai lavori. Ci si aspettava la Scavolini nelle prime quattro piazze, invece è uscita la sorpresa Cantù, ma questo non toglie che il nostro roster ha raggiunto il livello che gli competeva alla vigilia. Ci sono realtà superiori alla Mens Sana e che infatti si sono prese i primi gradini. Con questo non voglio dire che i nostri giocatori siano di medio livello, ma che in questo momento non possiamo competere con il budget di altre società. Tirando le somme, abbiamo centrato tutti gli obiettivi, visto che abbiamo portato a Siena la Saporta e abbiamo disputato la finale di Coppa Italia”.
Torna di attualità la finale di Coppa Italia. Quanto dispiace non poter affiancare quel trofeo alla Saporta?
“Non sono particolarmente dispiaciuto di come sono andate le cose a Forlì, dove abbiamo battuto Cantù e Treviso e abbiamo lottato alla pari con la squadra che, in quel momento, era la più forte d’Europa. Siamo stati ingenui e i nostri avversari abili a cogliere l’attimo, ma attraverso una sconfitta così bruciante abbiamo imparato a vincere sotto pressione e abbiamo raccolto i frutti”.
Il vecchio adagio recita «l’appetito vien mangiando»: dopo i fasti di quest’anno, l’obiettivo è quello di fare ancora meglio. E’ possibile potenziare il gruppo con il budget dell’anno scorso o servirà un ritocco?
”Abbiamo un altro anno di contratto con il Monte dei paschi e siamo molto soddisfatti del rapporto con lo sponsor e con le istituzioni. Siamo sereni”.
Noi, però, proviamo a fare due conti: Chiacig, Gorenc e Stefanov sono in scadenza di contratto e stanno chiedendo un sostanzioso aumento. Lo stesso si può dire di Naumoski, mentre chi è ancora legato alla Mens Sana va a caccia di adeguamenti verso l’alto. Avere la stessa squadra (o una più forte) e non affrontare un inasprimento economico sembra riguardare più il piano della magia che quello della realtà.
Marco De Candia
“Per i rinnovi dei contratti sono ottimista”
“Ci serve gente che abbia voglia di credere in un progetto”
SIENA - Forse i tempi non sono maturi, o forse lo sono sempre. Appena chiusa una stagione, nei tifosi cresce la voglia di conoscere il volto della squadra per il prossimo anno, quali saranno gli arrivi, chi lascerà viale Sclavo. Prima, però, proviamo a fare un passo indietro. C’è qualche scelta di mercato che il giemme Minucci vorrebbe non aver fatto? “No - risponde senza esitazioni il diretto interessato, - direi che sono andate tutte bene. Una partita la puoi vincere o perdere, ma fossilizzarsi sui risultati significa entrare in angoscia e questo non deve succedere. E’ bello, invece, vedere un progetto che nasce e prende corpo di pari passo con la crescita di un gruppo che in partenza è nuovo e va amalgamato. Adesso l’impianto tecnico su cui basarsi c’è, basta sostenerlo e potenziarlo”.
L’anno scorso l’ossatura si limitava a 4 elementi, ovvero Gorenc, Chiacig, Scarone e Rossetti. Questa volta da chi si riparte?
“I punti fermi passano necessariamente da fattori tecnici e di budget. Giocare nella Mens Sana è una scelta in cui il denaro non è certo al primo posto. Vista la stagione appena disputata, alcuni giocatori hanno senz’altro offerte più sostanziose per cambiare maglia, ma questo non vuol dire che le debbano accettare. Se capiscono che la loro crescita è dovuta anche a quello che hanno potuto fare a Siena, possono anche rinunciare a qualcosa per essere ancora protagonisti di un progetto in una piazza sana, a cui tutti nell’ambiente riconoscono i giusti meriti”
E in cui gli stipendi vengono pagati regolarmente…
“Non dovrebbe essere un motivo di vanto, ma in questi momenti lo è diventato”.
Ataman sicuramente avrà fornito una rosa di possibili conferme. Dopo i primi sondaggi, c’è disponibilità a rimanere da parte degli interessati?
“Sono ottimista. Con il coach parliamo a tutto tondo, quindi non ci sono liste e controliste, ma i ragionamenti che fanno un general manager e il suo allenatore. Non è che un giorno ci svegliamo e decidiamo chi rimane e chi va via. Ci sono dietro analisi che durano tutta la stagione che valutano i giocatori già sotto contratto con noi, ma anche quelli di tutta Europa e d’America. In questo modo, abbiamo un metro di paragone anche in sede di rinnovi”.
Se davvero arriverà Giricek, come dicono le voci di mercato, un titolare come Zukauskas dovrà partire dalla panchina. Lo accetterà?
“Mindaugas è sempre stato un sesto di uomo di lusso nelle squadre in cui ha giocato. Inoltre, Ataman utilizza quintetti diversi, in base a chi è più in forma, e tutti sanno che hanno grandi responsabilità nel gruppo. Poi, se si vuole fare il salto di qualità, bisogna anche accettare di giocare qualche minuto in meno. Non vogliamo certo essere condizionati da ruoli fissi”.
M.D.
Il caso di Scarone
Il play ha un altro anno di accordo
La società ha sempre onorato il suo stipendio malgrado abbia potuto giocare poco
SIENA - C’è un punto d’ombra nella Mens Sana, anche se l’euforia per la Saporta e per gli attestati di stima arrivati da ogni parte lo ha fatto un po’ dimenticare. Ci riferiamo a German Scarone, il miglior play italiano fino all’estate delle Olimpiadi (2000) e non a caso, in quei giorni, punto fisso della Nazionale. Siena lo strappò a una nutrita concorrenza con un triennale condito da un’opzione per altri due anni, ma per convincerlo fu costretta a mettere sul banco una cifra importante. Da allora, il gaucho è passato da un infortunio all’altro e non è quasi mai sceso sul parquet. La società di viale Sclavo, però, ha sempre provveduto a onorare l’oneroso contratto, dimostrando la propria serietà, e allo stesso tempo si è vista costretta a sostenere gli stipendi di chi è arrivato per prendere il suo posto.
“German - spiega il general manager Minucci - non ha potuto contribuire, per colpe non sue, alla crescita della squadra, ma ha comunque assorbito una parte del budget. Per ora rientra nei nostri piani per la prossima stagione, poi valuteremo a tempo debito se tenerlo o magari girarlo in prestito, in base alle sue condizioni fisiche e al contributo che sarà in grado di fornirci. questi discorsi, però, sono prematuri: li affronteremo a tempo debito”.
Marco Rossetti
“Gran talento, rimane con noi”
SIENA - Tutte le estati torna di attualità il nome di Marco Rossetti, la promessa che di anno in anno fa un passo in più verso la maturazione, ma che ancora non è del tutto esplosa. Era uno dei 4 pilastri richiesti da Ataman per la formazione 2001/2002, adesso quale sarà il suo futuro, in base alle richieste di alcune realtà di Legadue ? “Rimane con noi - assicura il general manager Ferdinando Minucci - visto che la sua crescita è una delle nostre scommesse. Un talento eccezionale come il suo va seguito, quindi Marco dovrà mettere addosso qualche chilo in più e tirare fuori maggiore determinazione in attacco, visto che ha già dimnostrato cosa sa fare in difesa. Se riuscirà a emergere sotto questo aspetto, avremo in casa un campione di altissimo livello. Abbiamo già parlato con lui e con il suo agente e vestirà sicuramente la maglia della Mens Sana anche in futuro”
L’allenatore ha davvero rimesso il suo incarico nelle mani della società?
“Al di là del disappunto, lui per primo ha la consapevolezza di aver fatto qualcosa di importante per Siena e per il basket italiano. Martedì sera ha detto di essere pronto ad andarsene se la società non si ritiene soddisfatta del suo lavoro, ma naturalmente per noi il suo operato è stato più che positivo”.
Ataman è rimasto deluso per non aver mantenuto la promessa di arrivare alla finale scudetto?
“Sapevamo tutti perfettamente che quello era un traguardo più motivazionale che raggiungibile. Per fare una squadra vincente occorre che tutte le componenti interessate diano il 100%, dalla struttura all’allenatore, e ci vogliono giocatori disponibili a percorrere un sentiero in salita, a piccoli passi. Quest’anno noi ne abbiamo compiuti alcuni davvero importanti”.
La società è soddisfatta del quinto posto in campionato?
“Certo, visto che rispecchia i valori in campo noti a tutti gli addetti ai lavori. Ci si aspettava la Scavolini nelle prime quattro piazze, invece è uscita la sorpresa Cantù, ma questo non toglie che il nostro roster ha raggiunto il livello che gli competeva alla vigilia. Ci sono realtà superiori alla Mens Sana e che infatti si sono prese i primi gradini. Con questo non voglio dire che i nostri giocatori siano di medio livello, ma che in questo momento non possiamo competere con il budget di altre società. Tirando le somme, abbiamo centrato tutti gli obiettivi, visto che abbiamo portato a Siena la Saporta e abbiamo disputato la finale di Coppa Italia”.
Torna di attualità la finale di Coppa Italia. Quanto dispiace non poter affiancare quel trofeo alla Saporta?
“Non sono particolarmente dispiaciuto di come sono andate le cose a Forlì, dove abbiamo battuto Cantù e Treviso e abbiamo lottato alla pari con la squadra che, in quel momento, era la più forte d’Europa. Siamo stati ingenui e i nostri avversari abili a cogliere l’attimo, ma attraverso una sconfitta così bruciante abbiamo imparato a vincere sotto pressione e abbiamo raccolto i frutti”.
Il vecchio adagio recita «l’appetito vien mangiando»: dopo i fasti di quest’anno, l’obiettivo è quello di fare ancora meglio. E’ possibile potenziare il gruppo con il budget dell’anno scorso o servirà un ritocco?
”Abbiamo un altro anno di contratto con il Monte dei paschi e siamo molto soddisfatti del rapporto con lo sponsor e con le istituzioni. Siamo sereni”.
Noi, però, proviamo a fare due conti: Chiacig, Gorenc e Stefanov sono in scadenza di contratto e stanno chiedendo un sostanzioso aumento. Lo stesso si può dire di Naumoski, mentre chi è ancora legato alla Mens Sana va a caccia di adeguamenti verso l’alto. Avere la stessa squadra (o una più forte) e non affrontare un inasprimento economico sembra riguardare più il piano della magia che quello della realtà.
Marco De Candia
“Per i rinnovi dei contratti sono ottimista”
“Ci serve gente che abbia voglia di credere in un progetto”
SIENA - Forse i tempi non sono maturi, o forse lo sono sempre. Appena chiusa una stagione, nei tifosi cresce la voglia di conoscere il volto della squadra per il prossimo anno, quali saranno gli arrivi, chi lascerà viale Sclavo. Prima, però, proviamo a fare un passo indietro. C’è qualche scelta di mercato che il giemme Minucci vorrebbe non aver fatto? “No - risponde senza esitazioni il diretto interessato, - direi che sono andate tutte bene. Una partita la puoi vincere o perdere, ma fossilizzarsi sui risultati significa entrare in angoscia e questo non deve succedere. E’ bello, invece, vedere un progetto che nasce e prende corpo di pari passo con la crescita di un gruppo che in partenza è nuovo e va amalgamato. Adesso l’impianto tecnico su cui basarsi c’è, basta sostenerlo e potenziarlo”.
L’anno scorso l’ossatura si limitava a 4 elementi, ovvero Gorenc, Chiacig, Scarone e Rossetti. Questa volta da chi si riparte?
“I punti fermi passano necessariamente da fattori tecnici e di budget. Giocare nella Mens Sana è una scelta in cui il denaro non è certo al primo posto. Vista la stagione appena disputata, alcuni giocatori hanno senz’altro offerte più sostanziose per cambiare maglia, ma questo non vuol dire che le debbano accettare. Se capiscono che la loro crescita è dovuta anche a quello che hanno potuto fare a Siena, possono anche rinunciare a qualcosa per essere ancora protagonisti di un progetto in una piazza sana, a cui tutti nell’ambiente riconoscono i giusti meriti”
E in cui gli stipendi vengono pagati regolarmente…
“Non dovrebbe essere un motivo di vanto, ma in questi momenti lo è diventato”.
Ataman sicuramente avrà fornito una rosa di possibili conferme. Dopo i primi sondaggi, c’è disponibilità a rimanere da parte degli interessati?
“Sono ottimista. Con il coach parliamo a tutto tondo, quindi non ci sono liste e controliste, ma i ragionamenti che fanno un general manager e il suo allenatore. Non è che un giorno ci svegliamo e decidiamo chi rimane e chi va via. Ci sono dietro analisi che durano tutta la stagione che valutano i giocatori già sotto contratto con noi, ma anche quelli di tutta Europa e d’America. In questo modo, abbiamo un metro di paragone anche in sede di rinnovi”.
Se davvero arriverà Giricek, come dicono le voci di mercato, un titolare come Zukauskas dovrà partire dalla panchina. Lo accetterà?
“Mindaugas è sempre stato un sesto di uomo di lusso nelle squadre in cui ha giocato. Inoltre, Ataman utilizza quintetti diversi, in base a chi è più in forma, e tutti sanno che hanno grandi responsabilità nel gruppo. Poi, se si vuole fare il salto di qualità, bisogna anche accettare di giocare qualche minuto in meno. Non vogliamo certo essere condizionati da ruoli fissi”.
M.D.
Il caso di Scarone
Il play ha un altro anno di accordo
La società ha sempre onorato il suo stipendio malgrado abbia potuto giocare poco
SIENA - C’è un punto d’ombra nella Mens Sana, anche se l’euforia per la Saporta e per gli attestati di stima arrivati da ogni parte lo ha fatto un po’ dimenticare. Ci riferiamo a German Scarone, il miglior play italiano fino all’estate delle Olimpiadi (2000) e non a caso, in quei giorni, punto fisso della Nazionale. Siena lo strappò a una nutrita concorrenza con un triennale condito da un’opzione per altri due anni, ma per convincerlo fu costretta a mettere sul banco una cifra importante. Da allora, il gaucho è passato da un infortunio all’altro e non è quasi mai sceso sul parquet. La società di viale Sclavo, però, ha sempre provveduto a onorare l’oneroso contratto, dimostrando la propria serietà, e allo stesso tempo si è vista costretta a sostenere gli stipendi di chi è arrivato per prendere il suo posto.
“German - spiega il general manager Minucci - non ha potuto contribuire, per colpe non sue, alla crescita della squadra, ma ha comunque assorbito una parte del budget. Per ora rientra nei nostri piani per la prossima stagione, poi valuteremo a tempo debito se tenerlo o magari girarlo in prestito, in base alle sue condizioni fisiche e al contributo che sarà in grado di fornirci. questi discorsi, però, sono prematuri: li affronteremo a tempo debito”.
Marco Rossetti
“Gran talento, rimane con noi”
SIENA - Tutte le estati torna di attualità il nome di Marco Rossetti, la promessa che di anno in anno fa un passo in più verso la maturazione, ma che ancora non è del tutto esplosa. Era uno dei 4 pilastri richiesti da Ataman per la formazione 2001/2002, adesso quale sarà il suo futuro, in base alle richieste di alcune realtà di Legadue ? “Rimane con noi - assicura il general manager Ferdinando Minucci - visto che la sua crescita è una delle nostre scommesse. Un talento eccezionale come il suo va seguito, quindi Marco dovrà mettere addosso qualche chilo in più e tirare fuori maggiore determinazione in attacco, visto che ha già dimnostrato cosa sa fare in difesa. Se riuscirà a emergere sotto questo aspetto, avremo in casa un campione di altissimo livello. Abbiamo già parlato con lui e con il suo agente e vestirà sicuramente la maglia della Mens Sana anche in futuro”