MILANO — In Olanda e in Belgio l'eutanasia è già legge dello Stato. In Italia si pensa invece di introdurla per le società sportive. Almeno questo è quanto dichiarato, piuttosto incautamente, dal presidente «virtuale» dell'Olimpia Menegazzi agli Stati Generali. «Sono il nono presidente di via Caltanissetta - ha detto dal palco Menegazzi -. Beethoven si è fermato a nove sinfonie, Mahler non ha concluso la decima, speriamo di non seguire le loro orme. Vorremmo evitare l'eutanasia dell'Olimpia ma sembra che non ci siano alternative». Qualcuno tra tifosi presenti in sala ha toccato di tutto, scuotendo la testa. E sì, perché pochi istanti prima Giorgio Rubini aveva fatto illuminare i volti di Antonio Caserta e Alvise di Canossa, presentando un progetto di intervento da parte di cinque sponsor «istituzionali» che farebbe piovere nelle casse delle società di hockey, volley e basket un bel gruzzolo di euro, soldi freschi per contribuire a creare squadre vincenti. E invece picche. Il futuro prospettato dai dirigenti e dalla proprietà Olimpia è solo nero. Per forza, di soci non se ne trovano, di sponsor nemmeno, Tacchini - assente allo Strehler - latita, di passare la mano, per ora, nessuno sembra avere intenzione. Eppure la Milano dello sport chiede un'Olimpia vincente, una società nuova, sana, capace di coinvolgere il pubblico. Maurizio Trezzi