PESARO — E' uno dei pochi che parte per le vacanze sicuro di tornare. Silvio Gigena s'imbarca martedì per l'Argentina con un contratto che gli garantisce la permanenza alla Scavolini per altri due anni. Beniamino dei tifosi nonostante qualche limite tecnico, perchè sul campo non si risparmia mai, il «gaucho» chiude con un po' di amarezza per la brutta serie disputata contro la Kinder.
«Il magone ce l'ho soprattutto per garadue quando non potevamo assolutamente sbagliare per allungare la serie e invece io sono incappato in una serataccia. All'inizio del terzo quarto ho preso i miei tiri, quelli che di solito metto dentro e invece come avete scritto giustamente tutti voi ho spaccato il ferro. La sera mi davo i pugni sulla testa e mi ripetevo: puoi avere una serataccia Silvio, ma non doveva essere questa...».
Timore reverenziale delle V nere?
«Ma no, io non ho mai paura di niente, anzi solitamente le sfide tirano fuori il meglio di me. Però questi playoff pesavano un quintale perché non eravamo contenti di quello che avevamo combinato fino a quel momento».
Rimpianti?
«Bè, sì. Siamo andati vicini a vincere ognuna di quelle tre partite con la Kinder: non meritavamo di uscire 3-0».
Cosa non ha funzionato rispetto all'anno passato?
«L'anno scorso era filato tutto liscio: nessun infortunio, nessun problema, stessa squadra dall'inizio alla fine e giocammo una grande annata. In questa stagione, invece, abbiamo avuto molti infortuni e mosso molte pedine: prima è andato via Zanelli, poi è arrivato DeMarco, quindi il turn-over dei due americani. Aggiungiamoci anche qualche problema individuale, tipo chi non ha avuto una stagione all'altezza della sua fama, chi voleva un minutaggio diverso: alla fine queste cose hanno portato ansietà all'interno del gruppo».
Un gruppo che potrebbe essere molto diverso il prossimo anno: che ne dici?
«Un po' mi preoccupa. Cambiare troppo a volte vuol dire ricominciare tutto daccapo. L'importante è che i nuovi acquisti siano veloci ad inserirsi nella squadra altrimenti si può fare fatica...».
Propositi per il futuro?
«Devo migliorare in difesa, specie sul marcamento dei piccoli. Credo di aver combinato qualcosa di meglio in questo senso rispetto ai primi due anni in biancorosso e alla fine tenere botta in difesa è il segreto per restare in campo a lungo».
E in attacco?
«Le mie cifre, e pure le statistiche, sono più o meno le stesse in queste tre annate: l'obiettivo è arrivare a fornire un contributo in doppia cifra anzichè i soliti 7 punti».
Che estate passerà Silvio?
«In agosto nascerà mia figlia e sono felicissimo. Poi ho ancora una piccola speranza di giocare i Mondiali con la mia nazionale. Vediamo».
Un pronostico prima di partire: chi vince lo scudetto?
«La Benetton. E credo di non sbagliare».
Un saluto ai tifosi?
«Li ho apprezzati ancora di più perché il vero tifoso si vede nelle difficoltà e loro ci sono sempre stati. Anche nei miei confronti, quando soffrivo, mai un'offesa ma solo incitamento. Aspetto un nuovo coro per il prossimo campionato».
Elisabetta Ferri
«Il magone ce l'ho soprattutto per garadue quando non potevamo assolutamente sbagliare per allungare la serie e invece io sono incappato in una serataccia. All'inizio del terzo quarto ho preso i miei tiri, quelli che di solito metto dentro e invece come avete scritto giustamente tutti voi ho spaccato il ferro. La sera mi davo i pugni sulla testa e mi ripetevo: puoi avere una serataccia Silvio, ma non doveva essere questa...».
Timore reverenziale delle V nere?
«Ma no, io non ho mai paura di niente, anzi solitamente le sfide tirano fuori il meglio di me. Però questi playoff pesavano un quintale perché non eravamo contenti di quello che avevamo combinato fino a quel momento».
Rimpianti?
«Bè, sì. Siamo andati vicini a vincere ognuna di quelle tre partite con la Kinder: non meritavamo di uscire 3-0».
Cosa non ha funzionato rispetto all'anno passato?
«L'anno scorso era filato tutto liscio: nessun infortunio, nessun problema, stessa squadra dall'inizio alla fine e giocammo una grande annata. In questa stagione, invece, abbiamo avuto molti infortuni e mosso molte pedine: prima è andato via Zanelli, poi è arrivato DeMarco, quindi il turn-over dei due americani. Aggiungiamoci anche qualche problema individuale, tipo chi non ha avuto una stagione all'altezza della sua fama, chi voleva un minutaggio diverso: alla fine queste cose hanno portato ansietà all'interno del gruppo».
Un gruppo che potrebbe essere molto diverso il prossimo anno: che ne dici?
«Un po' mi preoccupa. Cambiare troppo a volte vuol dire ricominciare tutto daccapo. L'importante è che i nuovi acquisti siano veloci ad inserirsi nella squadra altrimenti si può fare fatica...».
Propositi per il futuro?
«Devo migliorare in difesa, specie sul marcamento dei piccoli. Credo di aver combinato qualcosa di meglio in questo senso rispetto ai primi due anni in biancorosso e alla fine tenere botta in difesa è il segreto per restare in campo a lungo».
E in attacco?
«Le mie cifre, e pure le statistiche, sono più o meno le stesse in queste tre annate: l'obiettivo è arrivare a fornire un contributo in doppia cifra anzichè i soliti 7 punti».
Che estate passerà Silvio?
«In agosto nascerà mia figlia e sono felicissimo. Poi ho ancora una piccola speranza di giocare i Mondiali con la mia nazionale. Vediamo».
Un pronostico prima di partire: chi vince lo scudetto?
«La Benetton. E credo di non sbagliare».
Un saluto ai tifosi?
«Li ho apprezzati ancora di più perché il vero tifoso si vede nelle difficoltà e loro ci sono sempre stati. Anche nei miei confronti, quando soffrivo, mai un'offesa ma solo incitamento. Aspetto un nuovo coro per il prossimo campionato».
Elisabetta Ferri
Fonte: Il Resto del Carlino