MAURIZIO Gherardini ha 47 anni e da dieci fa il doge di terra a Treviso. Era un ragazzetto di Forlì quando la squadra di casa sua salì in A2 (anno ´74) e gli chiesero se voleva dare una mano. Maurizio aveva studiato un anno a St.Louis, masticava forse più l´inglese che il basket, in ogni caso tutt´e due. Lo fecero vice-allenatore (del povero Paganelli), perché traducesse agli americani: alla fine gli spiegava gli schemi del maraffone. Intanto s´era impiegato alla Banca Commerciale, scriveva pezzi per riviste, corrispondeva con gli States, avviava quella schedatura di talenti che oggi è l´anagrafe più completa d´Italia su ragazzoni e ragazzacci intorno ai due metri (del mondo). A scriverlo, si stana fra le zolle qualche verme dell´invidia, ma non si tradisce la verità. A Treviso, nella magna Benetton, il bancario ha chiuso lo sportello diventando solo manager. Estate ´92, do you remember? O possiamo, noi due, parlarci in dialetto?
«Amarcord, sicuro che amarcord. La Benetton aveva vinto lo scudetto di Kukoc e Del Negro, io arrivai in quei giorni lì. Mandato: spendere un po´ meno. Anzi, sempre meno. Difatti, il contratto più alto fu il primo che firmai. Terry Teagle, un milione di dollari. Ricordo che c´erano le Olimpiadi, i voli pieni e allora ci facemmo Treviso-Barcellona in auto, con Molin e Cirelli, per parlare con Skansi. Diede l´okay, in 24 ore prendemmo Teagle. Di lì in poi, e sono ormai dieci anni, potevo spendere sempre un po´ meno».
Adesso quanto costa una stagione Benetton?
«Tra i 15 e i 16 vecchi miliardi, di cui circa 9 di stipendi».
Il più pagato è Edney che becca un quarto di Griffith. O no?
«Questo lo dici tu, ma sappiamo tutti che Bologna impone una politica diversa rispetto a Treviso».
Da te arrivano i Tskitishvili, che quasi non gioca e a giorni andrà tra le prime scelte Nba. Dove l´hai pescato questo, in Georgia?
«No, più vicino, a Lubiana. L´avevamo visto al Big Men Camp, che facciamo qui ogni estate. Passava pure inosservato, perché tutti guardano i 5 e Skita è quasi un 3. Avevamo già la squadra fatta, ma siamo riusciti a infilarlo».
Non l´avrete praticamente visto e volerà via. Ti chiedo: ci si può difendere dalle scelte Nba?
«Tecnicamente sì, alzando i buy out, ossia ricavando soldi dalle partenze, per poi reinvestirli in altri ragazzi. Ma chiuderli in gabbia non giova mai. Quest´anno, se Nachbar e Skita saranno, come pare, prime scelte, Treviso sarà il primo club europeo nella storia ad averne due. Una brutta botta, ma anche un bello spot, perché poi avremo dieci ragazzi, affamati di Nba, che verranno volentieri qui, sapendo che si spicca il volo. Ecco, dalle scelte non ci si difende, però si possono sfruttare. E noi abbiamo già altri buono ragazzoni sotto contratto. Segnati Loncar: 18 anni, 2.13, quest´anno prestato in Germania».
Adesso una meno bella. Sentito e letto: Gherardini è quel fenomeno che non ha preso Ginobili.
«Si può anche raccontare così, certo, e allora potrei rivendicare di essere uno dei pochi che sapeva chi era Ginobili, prima di sbarcare in Europa. Venne a Treviso per la Summer League '97, lo potevamo prendere, ma il prezzo era fuori budget. Avevamo pure vinto lo scudetto, la punta era Henry Williams, insomma non si fece. Alla Viola era appena entrato Versace, i reggini mi chiesero un parere. E lo presero loro».
Altro buco nero dell´eden trevigiano. Super Obradovic, da voi, fa la sua parentesi più grigia in carriera.
«Da noi non ha vinto l´Eurolega: l´unico posto, forse. Ma in due anni vinse una Saporta, una Coppa Italia e una Supercoppa. Più una Final Four e una finale scudetto. Per me tutto ciò non è una parentesi grigia. Poi, si ricorda che uscì ai play-off con Reggio Emilia. Tremendo, vero, ma venivamo da Barcellona e da una semifinale europea persa all´ultimo tiro».
D´Antoni for ever, allora. O, come si mormora, riavrebbe già nostalgie americane?
«No, non credo. Qui ha 4 anni di contratto, che sono anche una scelta di vita profonda. E sa bene d´essere lui il segreto del successo di questa stagione, dal +15% di pubblico al nuovo innamoramento del proprietario, dai risultati di un´annata già buona così ai tanti osservatori Nba che ci seguono. Credo che Mike sappia valutarlo».
Voce di popolo: potete perderlo solo voi di Treviso, questo scudetto.
«E solo voi di Bologna potete dire delle puttanate così. Dico come Boniciolli: ci sono tre squadre alla pari, adesso, più l´atipica (e forte) Cantù. Poi, se vogliamo fare la pretattica, i giochini, i pianti, la lista degli infortunati, dove anch´io ho Nachbar che da 15 giorni non s´è ripreso da un colpo di Savic, va bene tutto. E allora potrei pure raccontare che il mio budget, vicino a quelli di Kinder e Skipper, scompare. Ma non lo dico. Tutti alla pari. Anzi, scommetto: saranno serie lunghe».
La storia lo nega. Le ultime quattro sfide ai play-off tra Virtus e Treviso sono finite 3-0. Una al massimo, l´altra cotta. Finali ´93 e ´95: 3-0 Virtus. Semifinale 2000: 3-0 Benetton. Semifinale 2001: 3-0 Kinder.
«Roba vecchia, non conta. E sai perché? Perché oggi le squadre cambiano uomini in fretta, non ci sono ricordi, incubi, scimmie sulle spalle. Conta l´ambiente. E qui le venti finali fatte in dieci anni danno serenità. Il resto della serenità arriva dalla stagione fatta. O è un disonore, un avvilimento, aver perso dalla Kinder in Final Four? Beh, noi al ritorno festeggiammo a cena».
Scusa, ma perché il bravo manager nato a Forlì non ha mai lavorato a Bologna?
«Perché, se poteva succedere, qualche incastro mancato ha impedito che succedesse. E poi perché a Treviso, se si ama questo lavoro, e soprattutto si ama il basket, si possono realizzare progetti stupendi. Quel che facciamo qui in estate, fra camp e tornei, credo sia unico al mondo».
E se Bologna richiamerà?
«Ah, è una fissa. Allora: sto bene a Treviso, sono legatissimo alla struttura, alla famiglia, ai programmi Benetton. Poi, nello sport non si può mai dire, Bologna è la capitale e i tortellini li conosco. Mai dire mai. Ma oggi Treviso, più che mai».
Walter Fuochi
«Amarcord, sicuro che amarcord. La Benetton aveva vinto lo scudetto di Kukoc e Del Negro, io arrivai in quei giorni lì. Mandato: spendere un po´ meno. Anzi, sempre meno. Difatti, il contratto più alto fu il primo che firmai. Terry Teagle, un milione di dollari. Ricordo che c´erano le Olimpiadi, i voli pieni e allora ci facemmo Treviso-Barcellona in auto, con Molin e Cirelli, per parlare con Skansi. Diede l´okay, in 24 ore prendemmo Teagle. Di lì in poi, e sono ormai dieci anni, potevo spendere sempre un po´ meno».
Adesso quanto costa una stagione Benetton?
«Tra i 15 e i 16 vecchi miliardi, di cui circa 9 di stipendi».
Il più pagato è Edney che becca un quarto di Griffith. O no?
«Questo lo dici tu, ma sappiamo tutti che Bologna impone una politica diversa rispetto a Treviso».
Da te arrivano i Tskitishvili, che quasi non gioca e a giorni andrà tra le prime scelte Nba. Dove l´hai pescato questo, in Georgia?
«No, più vicino, a Lubiana. L´avevamo visto al Big Men Camp, che facciamo qui ogni estate. Passava pure inosservato, perché tutti guardano i 5 e Skita è quasi un 3. Avevamo già la squadra fatta, ma siamo riusciti a infilarlo».
Non l´avrete praticamente visto e volerà via. Ti chiedo: ci si può difendere dalle scelte Nba?
«Tecnicamente sì, alzando i buy out, ossia ricavando soldi dalle partenze, per poi reinvestirli in altri ragazzi. Ma chiuderli in gabbia non giova mai. Quest´anno, se Nachbar e Skita saranno, come pare, prime scelte, Treviso sarà il primo club europeo nella storia ad averne due. Una brutta botta, ma anche un bello spot, perché poi avremo dieci ragazzi, affamati di Nba, che verranno volentieri qui, sapendo che si spicca il volo. Ecco, dalle scelte non ci si difende, però si possono sfruttare. E noi abbiamo già altri buono ragazzoni sotto contratto. Segnati Loncar: 18 anni, 2.13, quest´anno prestato in Germania».
Adesso una meno bella. Sentito e letto: Gherardini è quel fenomeno che non ha preso Ginobili.
«Si può anche raccontare così, certo, e allora potrei rivendicare di essere uno dei pochi che sapeva chi era Ginobili, prima di sbarcare in Europa. Venne a Treviso per la Summer League '97, lo potevamo prendere, ma il prezzo era fuori budget. Avevamo pure vinto lo scudetto, la punta era Henry Williams, insomma non si fece. Alla Viola era appena entrato Versace, i reggini mi chiesero un parere. E lo presero loro».
Altro buco nero dell´eden trevigiano. Super Obradovic, da voi, fa la sua parentesi più grigia in carriera.
«Da noi non ha vinto l´Eurolega: l´unico posto, forse. Ma in due anni vinse una Saporta, una Coppa Italia e una Supercoppa. Più una Final Four e una finale scudetto. Per me tutto ciò non è una parentesi grigia. Poi, si ricorda che uscì ai play-off con Reggio Emilia. Tremendo, vero, ma venivamo da Barcellona e da una semifinale europea persa all´ultimo tiro».
D´Antoni for ever, allora. O, come si mormora, riavrebbe già nostalgie americane?
«No, non credo. Qui ha 4 anni di contratto, che sono anche una scelta di vita profonda. E sa bene d´essere lui il segreto del successo di questa stagione, dal +15% di pubblico al nuovo innamoramento del proprietario, dai risultati di un´annata già buona così ai tanti osservatori Nba che ci seguono. Credo che Mike sappia valutarlo».
Voce di popolo: potete perderlo solo voi di Treviso, questo scudetto.
«E solo voi di Bologna potete dire delle puttanate così. Dico come Boniciolli: ci sono tre squadre alla pari, adesso, più l´atipica (e forte) Cantù. Poi, se vogliamo fare la pretattica, i giochini, i pianti, la lista degli infortunati, dove anch´io ho Nachbar che da 15 giorni non s´è ripreso da un colpo di Savic, va bene tutto. E allora potrei pure raccontare che il mio budget, vicino a quelli di Kinder e Skipper, scompare. Ma non lo dico. Tutti alla pari. Anzi, scommetto: saranno serie lunghe».
La storia lo nega. Le ultime quattro sfide ai play-off tra Virtus e Treviso sono finite 3-0. Una al massimo, l´altra cotta. Finali ´93 e ´95: 3-0 Virtus. Semifinale 2000: 3-0 Benetton. Semifinale 2001: 3-0 Kinder.
«Roba vecchia, non conta. E sai perché? Perché oggi le squadre cambiano uomini in fretta, non ci sono ricordi, incubi, scimmie sulle spalle. Conta l´ambiente. E qui le venti finali fatte in dieci anni danno serenità. Il resto della serenità arriva dalla stagione fatta. O è un disonore, un avvilimento, aver perso dalla Kinder in Final Four? Beh, noi al ritorno festeggiammo a cena».
Scusa, ma perché il bravo manager nato a Forlì non ha mai lavorato a Bologna?
«Perché, se poteva succedere, qualche incastro mancato ha impedito che succedesse. E poi perché a Treviso, se si ama questo lavoro, e soprattutto si ama il basket, si possono realizzare progetti stupendi. Quel che facciamo qui in estate, fra camp e tornei, credo sia unico al mondo».
E se Bologna richiamerà?
«Ah, è una fissa. Allora: sto bene a Treviso, sono legatissimo alla struttura, alla famiglia, ai programmi Benetton. Poi, nello sport non si può mai dire, Bologna è la capitale e i tortellini li conosco. Mai dire mai. Ma oggi Treviso, più che mai».
Walter Fuochi
Fonte: La Repubblica