Domani, e soprattutto giovedì, quando si giocherà al PalaMalaguti di Casalecchio, per i tifosi Kinder sarà considerato il nemico pubblico numero uno. L'altro giorno, però, Tyus Edney non è stato accolto né come un nemico né come avversario. Ma come campione da scoprire e da apprezzare da decine di ragazzini che hanno raggiunto il negozio Box&One, all'ombra delle Due Torri, per conoscere da vicino uno dei loro beniamini, accompagnato, nell'occasione, dal direttore sportivo della Benetton, Andrea Cirelli. E con il sorriso sulle labbra Tyus ha soddisfatto le curiosità dei presenti, parlando di Nba e di Treviso. Ma anche di Kinder e di Skipper. Di tifosi e di promozione per la pallacanestro.
Edney, lei è un pezzo di Nba lasciato in Europa?
«Il mio idolo, per stile di gioco e per come sapeva esaltare le caratteristiche dei compagni, resta Isiah Thomas. E' stata una bella esperienza, la mia. Quattro anni in totale, due stagioni con i playoff. Ma non riuscivo ad avere un mio spazio. Per questo motivo ho preferito l'Italia. Mi piace giocare, voglio giocare».
Domani al Palaverde ritroverà la Kinder in gara1 delle semifinali-scudetto.
«Un piccolo vantaggio, intanto, ce l'abbiamo. Giochiamo in casa, dove avremo anche il vantaggio di disputare l'eventuale bella. Non è proprio una garanzia di successo, ma di certo un bel punto a favore che vorremo sfruttare nel migliore dei modi. Anche perché la Virtus, sul suo campo, sembra quasi imbattibile. Il loro impianto è particolarmente caldo. Non come quello della Skipper che ritengo un po' "crazy", ma comunque condizionante».
Quale sarà l'arma migliore per battere la Kinder?
«Sappiamo cosa dobbiamo fare per portare a casa il risultato, come credo lo sappiano loro. Non penso ci possano essere sorprese o mosse particolari. Ci conosciamo molto bene. Ritengo che alla fine la potrà spuntare chi saprà imporre il proprio sistema di gioco. Vinceremo noi se riusciremo a correre in contropiede. Festeggeranno loro se dovesse prevalere la difesa».
Diamo un'occhiata all'altra semifinale: se l'aspettava il passaggio di Cantù?
«Assolutamente no. Pensavo che magari Siena potesse fare un po' di fatica, ma non credevo che l'Oregon avrebbe potuto imporsi in modo così netto e inequivocabile».
Qual è il giocatore che più l'ha impressionata in questo campionato?
«Ginobili».
E l'avversario diretto che più le ha dato filo da torcere?
«Stefanov: è veloce come me. Ma non posso dimenticare Jaric. Io posso metterlo in difficoltà con la mia velocità, ma quando lui attacca può sfruttare, contro di me, la sua altezza».
Eppure è proprio lei l'avversario più temuto dalla Virtus. Messina non ha giocatori della sua taglia e della sua rapidità da sguinzagliare sulle sue tracce.
«Forse è così, ma Bologna è in grado di esprimere una difesa collettiva nella quale tutti si mettono al servizio dei compagni. E poi possono contare su una grande esperienza. Non mi fido. Continuo a pensare che tra di noi ci sarà grande equilibrio. Perché ogni gara è stata difficile, sia per noi sia per loro. Per questo motivo credo che la serie possa essere decisa da piccoli particolari».
Due anni fa a Treviso lei arrivò in finale con la Paf. Domani potrebbe esserci la Skipper: differenze tra le due Fortitudo?
«Quella che poi vinse lo scudetto disponeva, certamente, di maggior talento. E di dieci giocatori dieci che potevano fare la differenza, anche fisica, in qualsiasi momento. La Fortitudo attuale, probabilmente, ha messo talento e meno assi. Ma è ugualmente temibile».
E questa Benetton è superiore a quella allenata da Bucchi che vinse la Coppa Italia conquistando pure la finale scudetto?
«Sì, nettamente. L'organico è più ampio. E pure più forte».
Sia sincero: Benetton-Kinder è la vera finale?
«No, non credo a queste cose. La vera finale è quando giochi per lo scudetto. Chi vincerà tra noi e loro, allora sì, potrà tranquillamente parlare di finale scudetto. Non prima».
Sandro Fiocchi
Edney, lei è un pezzo di Nba lasciato in Europa?
«Il mio idolo, per stile di gioco e per come sapeva esaltare le caratteristiche dei compagni, resta Isiah Thomas. E' stata una bella esperienza, la mia. Quattro anni in totale, due stagioni con i playoff. Ma non riuscivo ad avere un mio spazio. Per questo motivo ho preferito l'Italia. Mi piace giocare, voglio giocare».
Domani al Palaverde ritroverà la Kinder in gara1 delle semifinali-scudetto.
«Un piccolo vantaggio, intanto, ce l'abbiamo. Giochiamo in casa, dove avremo anche il vantaggio di disputare l'eventuale bella. Non è proprio una garanzia di successo, ma di certo un bel punto a favore che vorremo sfruttare nel migliore dei modi. Anche perché la Virtus, sul suo campo, sembra quasi imbattibile. Il loro impianto è particolarmente caldo. Non come quello della Skipper che ritengo un po' "crazy", ma comunque condizionante».
Quale sarà l'arma migliore per battere la Kinder?
«Sappiamo cosa dobbiamo fare per portare a casa il risultato, come credo lo sappiano loro. Non penso ci possano essere sorprese o mosse particolari. Ci conosciamo molto bene. Ritengo che alla fine la potrà spuntare chi saprà imporre il proprio sistema di gioco. Vinceremo noi se riusciremo a correre in contropiede. Festeggeranno loro se dovesse prevalere la difesa».
Diamo un'occhiata all'altra semifinale: se l'aspettava il passaggio di Cantù?
«Assolutamente no. Pensavo che magari Siena potesse fare un po' di fatica, ma non credevo che l'Oregon avrebbe potuto imporsi in modo così netto e inequivocabile».
Qual è il giocatore che più l'ha impressionata in questo campionato?
«Ginobili».
E l'avversario diretto che più le ha dato filo da torcere?
«Stefanov: è veloce come me. Ma non posso dimenticare Jaric. Io posso metterlo in difficoltà con la mia velocità, ma quando lui attacca può sfruttare, contro di me, la sua altezza».
Eppure è proprio lei l'avversario più temuto dalla Virtus. Messina non ha giocatori della sua taglia e della sua rapidità da sguinzagliare sulle sue tracce.
«Forse è così, ma Bologna è in grado di esprimere una difesa collettiva nella quale tutti si mettono al servizio dei compagni. E poi possono contare su una grande esperienza. Non mi fido. Continuo a pensare che tra di noi ci sarà grande equilibrio. Perché ogni gara è stata difficile, sia per noi sia per loro. Per questo motivo credo che la serie possa essere decisa da piccoli particolari».
Due anni fa a Treviso lei arrivò in finale con la Paf. Domani potrebbe esserci la Skipper: differenze tra le due Fortitudo?
«Quella che poi vinse lo scudetto disponeva, certamente, di maggior talento. E di dieci giocatori dieci che potevano fare la differenza, anche fisica, in qualsiasi momento. La Fortitudo attuale, probabilmente, ha messo talento e meno assi. Ma è ugualmente temibile».
E questa Benetton è superiore a quella allenata da Bucchi che vinse la Coppa Italia conquistando pure la finale scudetto?
«Sì, nettamente. L'organico è più ampio. E pure più forte».
Sia sincero: Benetton-Kinder è la vera finale?
«No, non credo a queste cose. La vera finale è quando giochi per lo scudetto. Chi vincerà tra noi e loro, allora sì, potrà tranquillamente parlare di finale scudetto. Non prima».
Sandro Fiocchi
Fonte: Il Gazzettino