Se lo vedremo in campo (palla a due alle 20,30, al PalaDozza), contro l'Oregon Cantù, non sarà necessariamente per un'emergenza. Sta meglio (solo un po', ma agli “highlander” come lui basta) e oggi vorrebbe dimostrarlo. Anche perché Zoran Savic, il cosiddetto uomo delle finali, ha una sorta di conto aperto con il destino.
Savic, come sta? «Un po' meglio».
E la Skipper? «Ci siamo preparati bene. E, anche fisicamente, stiamo molto meglio di due mesi fa, però…».
Però? «Cantù è una squadra pericolosa. Hanno entusiasmo, si divertono a giocare insieme. Sono pericolosi. La chiave di tutto, però, sarà gara-uno. La serie prenderà un indirizzo preciso».
Tanta pressione sulla Skipper che gioca in casa.
«La pressione c'è sempre. Soprattutto nei playoff. Ma lo sappiamo e giocare in casa dovrà diventare un vantaggio».
Cantù pericolosa: in quale zona del campo? «Sono pericolosi in tutti i sensi e in tutte le zone del campo. Sono bravissimi a penetrare e scaricare per Hines e Thornton. Sono completi in ogni ruolo e in difesa si chiudono bene».
Con la zona.
«Con la zona o senza. Chiudono bene l'area anche quando ricorrono alla marcatura individuale. Dovremo tirare bene dal perimetro per costringere ad aprirsi. Lo sappiamo, dobbiamo farlo».
Diversamente? «Diversamente faremo il loro gioco. Sono tutti americani e in contropiede risultano micidiali».
Voi, però, siete favoriti.
«Come qualità certamente. Ma da tutti sento parlare, ai fini dello scudetto, di altre favorite, Benetton o Kinder. Io dico che possiamo vincere il titolo».
Giorgio Seragnoli, il proprietario, lo ha chiesto senza tanti giri di parole. In caso contrario parlerà di stagione negativa.
«Restano sei partite da vincere per arrivare allo scudetto. Siamo più vicini di quanto fossimo a ottobre. Perdere non sarebbe tragico, ma risulterebbe spiacevole. Abbiamo chiuso primi la regular season: quando l'ho fatto ho sempre vinto il titolo».
Con la Virtus e… «A Barcellona. E con la Jugoplastika, due volte».
Oltre alla zona si aspetta sorprese da Cantù? «Non lo so, vedremo sul campo».
Parliamo del suo ginocchio.
«Parliamone.
«Si dice che qualsiasi altro atleta, con un ginocchio come il suo, si sarebbe chiamato fuori.
«Mi fa un po' male. Ma dopo venti giorni voglio giocare. Anche su un ginocchio solo. Ci sono i playoff, non è possibile fermarsi».
A fine novembre, durante una chiacchierata, confidò l'intenzione di smettere con il basket, almeno quello giocato, a fine stagione. Sempre dello stesso parere? «Prima fatemi giocare la finale, perché so che possiamo arrivarci. Poi prenderò una decisione. Ma effettivamente non ho cambiato idea: pensavo di smettere perché prima o poi bisogna farlo. E l'intenzione è ancora quella. Ma ora voglio solo la finale».
Alessandro Gallo
Savic, come sta? «Un po' meglio».
E la Skipper? «Ci siamo preparati bene. E, anche fisicamente, stiamo molto meglio di due mesi fa, però…».
Però? «Cantù è una squadra pericolosa. Hanno entusiasmo, si divertono a giocare insieme. Sono pericolosi. La chiave di tutto, però, sarà gara-uno. La serie prenderà un indirizzo preciso».
Tanta pressione sulla Skipper che gioca in casa.
«La pressione c'è sempre. Soprattutto nei playoff. Ma lo sappiamo e giocare in casa dovrà diventare un vantaggio».
Cantù pericolosa: in quale zona del campo? «Sono pericolosi in tutti i sensi e in tutte le zone del campo. Sono bravissimi a penetrare e scaricare per Hines e Thornton. Sono completi in ogni ruolo e in difesa si chiudono bene».
Con la zona.
«Con la zona o senza. Chiudono bene l'area anche quando ricorrono alla marcatura individuale. Dovremo tirare bene dal perimetro per costringere ad aprirsi. Lo sappiamo, dobbiamo farlo».
Diversamente? «Diversamente faremo il loro gioco. Sono tutti americani e in contropiede risultano micidiali».
Voi, però, siete favoriti.
«Come qualità certamente. Ma da tutti sento parlare, ai fini dello scudetto, di altre favorite, Benetton o Kinder. Io dico che possiamo vincere il titolo».
Giorgio Seragnoli, il proprietario, lo ha chiesto senza tanti giri di parole. In caso contrario parlerà di stagione negativa.
«Restano sei partite da vincere per arrivare allo scudetto. Siamo più vicini di quanto fossimo a ottobre. Perdere non sarebbe tragico, ma risulterebbe spiacevole. Abbiamo chiuso primi la regular season: quando l'ho fatto ho sempre vinto il titolo».
Con la Virtus e… «A Barcellona. E con la Jugoplastika, due volte».
Oltre alla zona si aspetta sorprese da Cantù? «Non lo so, vedremo sul campo».
Parliamo del suo ginocchio.
«Parliamone.
«Si dice che qualsiasi altro atleta, con un ginocchio come il suo, si sarebbe chiamato fuori.
«Mi fa un po' male. Ma dopo venti giorni voglio giocare. Anche su un ginocchio solo. Ci sono i playoff, non è possibile fermarsi».
A fine novembre, durante una chiacchierata, confidò l'intenzione di smettere con il basket, almeno quello giocato, a fine stagione. Sempre dello stesso parere? «Prima fatemi giocare la finale, perché so che possiamo arrivarci. Poi prenderò una decisione. Ma effettivamente non ho cambiato idea: pensavo di smettere perché prima o poi bisogna farlo. E l'intenzione è ancora quella. Ma ora voglio solo la finale».
Alessandro Gallo
Fonte: Il Resto del Carlino