PESARO – Bisognerà prendere la lente d’ingrandimento e se serve pure il microscopio per analizzare la stagione biancorossa che si è appena conclusa.
A mente fredda, una volta sbollite le emozioni e delusioni dell’ultimo istante. E con molta attenzione, perché da una diagnosi sbagliata potrebbe venir fuori una cura dagli effetti deleteri per la salute della Scavolini-basket.
Prendiamo allora in mano l’unica base obiettiva disponibile, e cioè le statistiche, per vedere come sono andati i biancorossi anche in rapporto alla stagione precedente (finita come si ricorderà tra elogi corali e fuochi d’artificio).
Non essendo possibile un parallelo attendibile tra le Coppe disputate negli ultimi due anni (Suproleague ed Eurolega), spostiamo il mirino sul campionato, dove il confronto è invece assolutamente omogeneo: 42 partite nel 2000-01, 41 l’anno dopo.
E cominciamo dal capitano, Melvin Booker, cardine ed epicentro di ogni analisi sul passato e congettura sul futuro della squadra pesarese.
I numeri dicono che il “Bucaniere", quest’anno, ha giocato come ed anzi meglio di un anno fa, confermando un’impressionante continuità di rendimento. Due minuti in meno a partita (da 35 a 33) ma un punto in più (da 16,4 a 17,3). Più falli subiti (da 4,1 a 4,4); di ben due punti e mezzo più preciso nel tiro da due, passando dal 54,6% all’attuale 57,1.
Soltanto la media da tre si è abbassata, scendendo dal 37 al 33%. Quasi identica la percentuale dalla lunetta (85,3 contro l’85,5 dell’anno scorso) così come il computo dei rimbalzi: da 3,9 a 3,7, davvero molti per un play non certo alla Magic Johnson.
Tali e quali, fino alla virgola, le stoppate date e subite. Appena un decimale in più nel conto delle palle perse (da 2,4 a 2,5) ma anche in quelle recuperate (da 2,1 a 2,2); il solito decimale in meno negli assist: da 2,5 a 2,4. Sembrerebbero due stagioni fotocopia, ed è sempre sorprendente constatare come la legge dei grandi numeri funzioni anche in casi come questo; e comunque, tirate tutte le somme, ci accorgiamo che la valutazione finale del capitano biancorosso è in salita: da 16,4 a 16,9: fossero percentuali elettorali, basterebbero per far cantare vittoria al partito premiato dal voto!
Invece su Booker, dopo tanti appelli e striscioni perché resti a Pesaro (“i tifosi ti amano", “questa è casa tua!"), qualcuno ha storto la bocca dopo i play off (o’ core ingrato!).
Motivo: non ha fatto sfracelli contro Jaric e la Kinder... Chissà chi è stato, se non lui, a unire e cementare la corazza biancorossa, guidando la stoica resistenza contro i colpi di maglio delle V nere! Chissà chi è stato a far le nozze coi fichi secchi, quando gli sfracelli di cui sopra non li faceva proprio nessuno! Il capitano come il trucco del mago Copperfield: c’è, anche quando... non si vede.
Giancarlo Iacchini
A mente fredda, una volta sbollite le emozioni e delusioni dell’ultimo istante. E con molta attenzione, perché da una diagnosi sbagliata potrebbe venir fuori una cura dagli effetti deleteri per la salute della Scavolini-basket.
Prendiamo allora in mano l’unica base obiettiva disponibile, e cioè le statistiche, per vedere come sono andati i biancorossi anche in rapporto alla stagione precedente (finita come si ricorderà tra elogi corali e fuochi d’artificio).
Non essendo possibile un parallelo attendibile tra le Coppe disputate negli ultimi due anni (Suproleague ed Eurolega), spostiamo il mirino sul campionato, dove il confronto è invece assolutamente omogeneo: 42 partite nel 2000-01, 41 l’anno dopo.
E cominciamo dal capitano, Melvin Booker, cardine ed epicentro di ogni analisi sul passato e congettura sul futuro della squadra pesarese.
I numeri dicono che il “Bucaniere", quest’anno, ha giocato come ed anzi meglio di un anno fa, confermando un’impressionante continuità di rendimento. Due minuti in meno a partita (da 35 a 33) ma un punto in più (da 16,4 a 17,3). Più falli subiti (da 4,1 a 4,4); di ben due punti e mezzo più preciso nel tiro da due, passando dal 54,6% all’attuale 57,1.
Soltanto la media da tre si è abbassata, scendendo dal 37 al 33%. Quasi identica la percentuale dalla lunetta (85,3 contro l’85,5 dell’anno scorso) così come il computo dei rimbalzi: da 3,9 a 3,7, davvero molti per un play non certo alla Magic Johnson.
Tali e quali, fino alla virgola, le stoppate date e subite. Appena un decimale in più nel conto delle palle perse (da 2,4 a 2,5) ma anche in quelle recuperate (da 2,1 a 2,2); il solito decimale in meno negli assist: da 2,5 a 2,4. Sembrerebbero due stagioni fotocopia, ed è sempre sorprendente constatare come la legge dei grandi numeri funzioni anche in casi come questo; e comunque, tirate tutte le somme, ci accorgiamo che la valutazione finale del capitano biancorosso è in salita: da 16,4 a 16,9: fossero percentuali elettorali, basterebbero per far cantare vittoria al partito premiato dal voto!
Invece su Booker, dopo tanti appelli e striscioni perché resti a Pesaro (“i tifosi ti amano", “questa è casa tua!"), qualcuno ha storto la bocca dopo i play off (o’ core ingrato!).
Motivo: non ha fatto sfracelli contro Jaric e la Kinder... Chissà chi è stato, se non lui, a unire e cementare la corazza biancorossa, guidando la stoica resistenza contro i colpi di maglio delle V nere! Chissà chi è stato a far le nozze coi fichi secchi, quando gli sfracelli di cui sopra non li faceva proprio nessuno! Il capitano come il trucco del mago Copperfield: c’è, anche quando... non si vede.
Giancarlo Iacchini