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Olimpia, passo avanti all'indietro

Incontro fra Tacchini e il precedente presidente Caputo

MILANO — Le scadenze temporali sono fatte, spesso, per non essere rispettate. Ci si pone un obiettivo ma poi, per un motivo o per l'altro, non si riesce a rispettarlo. Anche nelle vicenda della cessione dell'Olimpia i ritardi si stanno via via accumulando. Si era parlato della fine di aprile per scandagliare il sottobosco dell'imprenditoria milanese alla ricerca di nuovi soci o acquirenti. Il termine fissato dalla proprietà è passato bellamente senza che nessuno abbia dato segno di interesse. Poi la «deadline» è stata spostata alla metà di maggio. Buio anche lì. Si pensava che gli Stati Generali dello Sport potessero finalmente rappresentare la svolta verso il traguardo tanto atteso dai tifosi. E invece niente. A questo punto si parla del 30 giugno come termine ultimo per decidere le sorti della società più vincente del basket italiano.
Di certo c'è chi non sta con le mani in mano, anzi. Le trattative, seppur a rilento, proseguono. I nomi sono più o meno sempre gli stessi. Tacchini, attuale proprietario, cerca soci o nuovi filantropi disposti a investire qualche milione di euro per rifondare l'Olimpia. E proprio in quest'ottica il Cavaliere ha incontrato nei suoi uffici di Bellinzago Pasquale Caputo, ex presidente e ora uno dei possibili nuovi soci di via Caltanissetta. Caputo è rimasto fortemente legato ai colori biancorossi e ora potrebbe dare una mano ad evitare la chiusura. La posizione di Tacchini sembra essersi orientata su due fronti. La permanenza come socio di minoranza e come sponsor tecnico, o l'uscita di scena a patto di cedere l'Olimpia a proprietari che dimostrino da subito di voler operare sul lungo periodo per riportare Milano ai vertici del basket. Un passo in avanti che forse potrebbe essere decisivo per sbloccare lo stallo. E in questo caso l'imprenditore italo-americano, che aveva ceduto a costo zero l'Olimpia proprio a Tacchini salvandola, allora sì, da una situazione drammatica, potrebbe essere parte in causa, magari non da solo.
Certo il costo dell'operazione non è indifferente. Una stagione a Milano costa circa 5 milioni di euro. A oggi l'Olimpia non ha contratti con sponsor e quindi, visti gli incassi minimi derivanti dai biglietti, nessuna entrata. Nel caso in cui andasse in porto il progetto Rubini, annunciato dal nipote del mitico Cesare durante gli Stati Generali, potrebbero arrivare nelle casse dell'Olimpia circa 2 milioni di euro. Se a questi si aggiunge un milione di una prima sponsorizzazione e altrettanto da partner tecnico, secondo sponsor, abbonamenti e biglietti, il rosso del budget annuo sarebbe di circa un milione di euro. Nemmeno una follia per chi volesse lavorare seriamente e in prospettiva di una crescita del basket italiano. Ancora una volta dipende tutto da Tacchini.
Maurizio Trezzi
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