Il tornado Benetton manda la Kinder in stato di crisi. La squadra di D'Antoni ha messo i vicecampioni d'Europa sullo stesso piano dei campioni del Friuli Venezia Giulia: la Virtus affossata di punti nella prima semifinale come la Coop Nordest Trieste nei quarti. Impressionante, incredibile ma normalissimo per chi ha ammirato una gara tanto sbilanciata da rendere impossibile una spiegazione plausibile: Treviso ha usato la vanga della difesa per preparare la fossa e poi con l'attacco ha dato la spinta ad una Virtus tanto cadaverica che sembra persino impossibile risorga, almeno nel morale, domani sera per gara2. Si vedrà.
I fumogeni dei Boys virtussini nascondono il canestro a Rigaudeau e soci, aggrediti immediatamente dalla più convincente ed ermetica difesa biancoverde della stagione, un muro mobilissimo ed implacabile come le strisce computerizzate che respingevano la pallina nei primordiali giochi per pc. Per Ginobili Charlie Bell deve assomigliare a certi puma argentini, sempre sulla preda, l'occhio capace di anticipare ogni mossa della vittima. E velocissimi. Pittis poi getta su ogni pietanza il sale-e-pepe della sua chioma da sessantottino del parquet, semina assist, recupera palle sgonfie dall'immondizia e le tramuta in sfere d'oro. Sono anche le sue intuizioni a gettare subito sulla griglia del match Marconato, abbastanza ragionevolmente accusato da Villalta di farsi vedere poco o nulla: stavolta Denis non si nasconde, si fa trovare pronto di posizione e di mentalità, persino i polpastrelli solitamente molli si tramutano in solide tenaglie, non spreca nulla ed anzi riempie finalmente un'area che il gioco trevigiano lascia solitamente vuota, ostaggio dei tiratori. Per la Benetton l'innesto di un Marconato così (6 punti nei primi 8', con sei rimbalzi di cui 4 offensivi: alla fine il miglior marcatore con 17 punti, con 7-9) vale come un'iniezione di un più che legittimo doping. Morale e materiale perchè ora la Benetton mostra davvero il massimo, precisa fuori e pericolosa sotto: la Kinder è sotto 2-15 già al 5' dopo che Messina aveva già bruciato il primo time-out che non erano ancora trascorsi 150".
Bologna non trova sbocchi se non quando la prima marmellata di cambi insudicia le mani biancoverdi, ai primi errori al tiro: 19-12 al 7'30" con Ginobili che si libera facilmente di Nachbar, meno di Bulleri. Griffith subisce Marconato ed anche Garbajosa, troppo pesante per vincere l'1-contro-1 con avversari più reattivi. In apertura del secondo quarto commette addirittura il terzo fallo, come Ginobili, nervosissimo. Quanto si trovi in difficoltà la Virtus lo confermano la serie di soluzioni obbligate per Frosini, l'unico ad avere un minimo di spazio vitale: una scelta tattica più che riuscita perchè il senese non ne approfitta. L'escalation biancoverde macina cifre impressionanti: 18 punti di vantaggio al 17' (43-25), 22 in apertura di ripresa (59-37) con due azioni da highlights del campionato. Prima Pittis intuisce un passaggio di Rigadeau intercettandolo come il miglior D'Antoni. Poi Edney dipinge un coast-to-coast da Harlem Globetrotter, scandendo passi lunghi ed alti come i giocatori di football Usa in allenamento, qualcosa a metà fra il passo dell'oca di triste memoria ed il ricordo più nostalgico del "paso doble" del mitico Garrincha. 64-42 al 27'. Marconato non si stanca di stupire, Chikalkin (suo il +27, 80-53 al 32') regala sorrisi agli scettici negli ultimi 10' in cui la testa è già a gara2, domani a Casalecchio. Altra storia. Lo sa D'Antoni (incupito alla fine perchè un'euro bolognese ha graffiato alla testa il figlioletto in tribuna), lo spera il filosofo Messina.
Luigi Maffei
I fumogeni dei Boys virtussini nascondono il canestro a Rigaudeau e soci, aggrediti immediatamente dalla più convincente ed ermetica difesa biancoverde della stagione, un muro mobilissimo ed implacabile come le strisce computerizzate che respingevano la pallina nei primordiali giochi per pc. Per Ginobili Charlie Bell deve assomigliare a certi puma argentini, sempre sulla preda, l'occhio capace di anticipare ogni mossa della vittima. E velocissimi. Pittis poi getta su ogni pietanza il sale-e-pepe della sua chioma da sessantottino del parquet, semina assist, recupera palle sgonfie dall'immondizia e le tramuta in sfere d'oro. Sono anche le sue intuizioni a gettare subito sulla griglia del match Marconato, abbastanza ragionevolmente accusato da Villalta di farsi vedere poco o nulla: stavolta Denis non si nasconde, si fa trovare pronto di posizione e di mentalità, persino i polpastrelli solitamente molli si tramutano in solide tenaglie, non spreca nulla ed anzi riempie finalmente un'area che il gioco trevigiano lascia solitamente vuota, ostaggio dei tiratori. Per la Benetton l'innesto di un Marconato così (6 punti nei primi 8', con sei rimbalzi di cui 4 offensivi: alla fine il miglior marcatore con 17 punti, con 7-9) vale come un'iniezione di un più che legittimo doping. Morale e materiale perchè ora la Benetton mostra davvero il massimo, precisa fuori e pericolosa sotto: la Kinder è sotto 2-15 già al 5' dopo che Messina aveva già bruciato il primo time-out che non erano ancora trascorsi 150".
Bologna non trova sbocchi se non quando la prima marmellata di cambi insudicia le mani biancoverdi, ai primi errori al tiro: 19-12 al 7'30" con Ginobili che si libera facilmente di Nachbar, meno di Bulleri. Griffith subisce Marconato ed anche Garbajosa, troppo pesante per vincere l'1-contro-1 con avversari più reattivi. In apertura del secondo quarto commette addirittura il terzo fallo, come Ginobili, nervosissimo. Quanto si trovi in difficoltà la Virtus lo confermano la serie di soluzioni obbligate per Frosini, l'unico ad avere un minimo di spazio vitale: una scelta tattica più che riuscita perchè il senese non ne approfitta. L'escalation biancoverde macina cifre impressionanti: 18 punti di vantaggio al 17' (43-25), 22 in apertura di ripresa (59-37) con due azioni da highlights del campionato. Prima Pittis intuisce un passaggio di Rigadeau intercettandolo come il miglior D'Antoni. Poi Edney dipinge un coast-to-coast da Harlem Globetrotter, scandendo passi lunghi ed alti come i giocatori di football Usa in allenamento, qualcosa a metà fra il passo dell'oca di triste memoria ed il ricordo più nostalgico del "paso doble" del mitico Garrincha. 64-42 al 27'. Marconato non si stanca di stupire, Chikalkin (suo il +27, 80-53 al 32') regala sorrisi agli scettici negli ultimi 10' in cui la testa è già a gara2, domani a Casalecchio. Altra storia. Lo sa D'Antoni (incupito alla fine perchè un'euro bolognese ha graffiato alla testa il figlioletto in tribuna), lo spera il filosofo Messina.
Luigi Maffei
Fonte: Il Gazzettino