SE questa sera andrà in scena l´ultima notte a Casalecchio, di una stagione, o più probabilmente d´un ciclo, potrà dirlo solo la reazione di una Virtus che, 48 ore prima, è stata sbattuta come un tappeto. Se esiste ancora una squadra, o non una congrega d´anime perse, lo spiegherà il gioco; così come se, alle loro spalle, resiste la fede d´una folla che crede ancora al suo gruppo, solo un anno fa da Grande Slam, lo racconterà l´aria respirata nell´arena, scegliendo dunque tra fedeltà all´idea o cedimento alla sfiducia di una fine già anticipata da troppi segni. Nel caso, si renderebbe più difficile l´accensione dei furori per giocare una partita da rimonta: ma neanche questo sarebbe iniquo, sofferta pure dalla tifoseria, nel primo round, una batosta sull´orlo dell´indecenza.
La Benetton conduce la serie e tenta stasera di stendere l´orso che barcolla: si portasse sul 2-0, il resto verrebbe da solo. Ha vinto di 31 punti Gara 1: uno scarto enorme, quasi irreale, rispetto alle abitudini, tecniche e morali, della Kinder. Ma il colpo vale uno e stasera, per pareggiarlo, basterebbe alla Virtus prevalere d´un punto. E continuare poi ad arrampicarsi sulla serie, perfino accettando un´altra batosta al PalaVerde.
Ieri, la vigilia non è stata intuibilmente allegra. E il viaggio tra le facce e le parole che dovevano far finta di nulla ha portato a Casalecchio, dove la squadra s´è allenata nel pomeriggio. Meglio, s´è prima psicanalizzata a lungo, perché Messina s´è chiuso dietro l´uscio dello spogliatoio, coi suoi, in una riunione infinita. Che corde possa aver pizzicato è un mistero da segrete stanze. Fuori da quelle, al coach è stato chiesto se si sente più sullo 0-1 o sul –31, visto che, nei play-off, ci sono sempre due palchi da cui guardare la stessa scena.
«Mi devo, per forza, sentire sullo 0-1. Se penso che siamo 31-0 la serie è già finita. Ho rivisto la partita di Treviso, la diagnosi è ancora adesso irriferibile, ma uno spiraglio l´avremo solo se non difenderemo molli, come mozzarelle scadute, com´è capitato lassù. Loro sono forti, ma noi gli abbiamo concesso tutto. E a Treviso è vietato soprattutto concedere una cosa: la fiducia in se stessi. Poi, mi ha preoccupato quel nostro lasciarci andare, subìre l´ennesimo momento difficile di un´annata difficile. Adesso, infine, non so nemmeno se Griffith gioca, per una distorsione alla caviglia. Ora non s´allena, prima della partita vedremo».
Innominabile buco nero di Gara 1, peggiore tra le pessime d´un anno no, Rashard s´era seraficamente intrattenuto un buon quarto d´ora coi cronisti, senza far mezza parola dell´inghippo. Non sarà grave, e allora spunterà stasera dal tunnel, sennò Basket City riaprirà il suo vaso dei veleni, sospettando inevitabili castighi. L´Omone ha così raccontato che a Treviso s´era giocato proprio male; che la serie è appena iniziata e lui ne vinse una, in Turchia, scalando da 0-1; che di problemi nell´anno ce ne sono stati tanti e qualcuno non è più andato via dalla testa, e non solo il coach ballerino e i soldi pure, ma intanto ha ritirato fuori i soldi.
Aspettando la sentenza, di condanna o di speranza, l´ancoraggio meno labile è che, meno d´un mese fa, il 3 maggio, questa stessa Virtus che ora sopravvive calpesta e derisa (Mameli, Fratelli d´Italia) batteva in una semifinale europea questa stessa Benetton che ora dilaga famelica e felice: e sembra, vedi un po´, la Kinder di un anno fa, beatamente insaziabile. Forse però bisogna proprio risalire a quei giorni della Final Four e chiedersi se, nello schianto della finale perduta il 5 maggio, non sia anche finita tutta la travagliata stagione bianconera. Il traguardo era vicino ed era il più accessibile. Fallito, e subìto il contraccolpo, s´è riproposto il lungo esercizio di energia e di pazienza che è il play-off per lo scudetto: forse troppo lungo, per una squadra agitata da poderose forze centrifughe, insicura non solo del suo presente, ma soprattutto del suo futuro. Stasera, appunto, andremo a vedere questo, quanto sopravvivano energia e pazienza dentro il guscio delle maglie bianconere.
Da ultimo, Treviso non porta Bulleri, che si fermerà una settimana per guai muscolari, e ha invece raddrizzato la caviglia di Bell, che ci sarà. A Treviso, D´Antoni poteva metterne cinque a caso che facevano gol. Se stasera è un´altra storia, ce lo può dire solo la Kinder.
Walter Fuochi
La Benetton conduce la serie e tenta stasera di stendere l´orso che barcolla: si portasse sul 2-0, il resto verrebbe da solo. Ha vinto di 31 punti Gara 1: uno scarto enorme, quasi irreale, rispetto alle abitudini, tecniche e morali, della Kinder. Ma il colpo vale uno e stasera, per pareggiarlo, basterebbe alla Virtus prevalere d´un punto. E continuare poi ad arrampicarsi sulla serie, perfino accettando un´altra batosta al PalaVerde.
Ieri, la vigilia non è stata intuibilmente allegra. E il viaggio tra le facce e le parole che dovevano far finta di nulla ha portato a Casalecchio, dove la squadra s´è allenata nel pomeriggio. Meglio, s´è prima psicanalizzata a lungo, perché Messina s´è chiuso dietro l´uscio dello spogliatoio, coi suoi, in una riunione infinita. Che corde possa aver pizzicato è un mistero da segrete stanze. Fuori da quelle, al coach è stato chiesto se si sente più sullo 0-1 o sul –31, visto che, nei play-off, ci sono sempre due palchi da cui guardare la stessa scena.
«Mi devo, per forza, sentire sullo 0-1. Se penso che siamo 31-0 la serie è già finita. Ho rivisto la partita di Treviso, la diagnosi è ancora adesso irriferibile, ma uno spiraglio l´avremo solo se non difenderemo molli, come mozzarelle scadute, com´è capitato lassù. Loro sono forti, ma noi gli abbiamo concesso tutto. E a Treviso è vietato soprattutto concedere una cosa: la fiducia in se stessi. Poi, mi ha preoccupato quel nostro lasciarci andare, subìre l´ennesimo momento difficile di un´annata difficile. Adesso, infine, non so nemmeno se Griffith gioca, per una distorsione alla caviglia. Ora non s´allena, prima della partita vedremo».
Innominabile buco nero di Gara 1, peggiore tra le pessime d´un anno no, Rashard s´era seraficamente intrattenuto un buon quarto d´ora coi cronisti, senza far mezza parola dell´inghippo. Non sarà grave, e allora spunterà stasera dal tunnel, sennò Basket City riaprirà il suo vaso dei veleni, sospettando inevitabili castighi. L´Omone ha così raccontato che a Treviso s´era giocato proprio male; che la serie è appena iniziata e lui ne vinse una, in Turchia, scalando da 0-1; che di problemi nell´anno ce ne sono stati tanti e qualcuno non è più andato via dalla testa, e non solo il coach ballerino e i soldi pure, ma intanto ha ritirato fuori i soldi.
Aspettando la sentenza, di condanna o di speranza, l´ancoraggio meno labile è che, meno d´un mese fa, il 3 maggio, questa stessa Virtus che ora sopravvive calpesta e derisa (Mameli, Fratelli d´Italia) batteva in una semifinale europea questa stessa Benetton che ora dilaga famelica e felice: e sembra, vedi un po´, la Kinder di un anno fa, beatamente insaziabile. Forse però bisogna proprio risalire a quei giorni della Final Four e chiedersi se, nello schianto della finale perduta il 5 maggio, non sia anche finita tutta la travagliata stagione bianconera. Il traguardo era vicino ed era il più accessibile. Fallito, e subìto il contraccolpo, s´è riproposto il lungo esercizio di energia e di pazienza che è il play-off per lo scudetto: forse troppo lungo, per una squadra agitata da poderose forze centrifughe, insicura non solo del suo presente, ma soprattutto del suo futuro. Stasera, appunto, andremo a vedere questo, quanto sopravvivano energia e pazienza dentro il guscio delle maglie bianconere.
Da ultimo, Treviso non porta Bulleri, che si fermerà una settimana per guai muscolari, e ha invece raddrizzato la caviglia di Bell, che ci sarà. A Treviso, D´Antoni poteva metterne cinque a caso che facevano gol. Se stasera è un´altra storia, ce lo può dire solo la Kinder.
Walter Fuochi
Fonte: La Repubblica