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D'Antoni mette in guardia i suoi

Il coach Benetton: «Dobbiamo correre»

La risonanza magnetica ha stabilito che Max Bulleri (stiramento inguinale) è out per tutta questa settimana, si spera di recuperarlo per la prossima, ammesso che ci saranno partite. Si tratta di un risentimento muscolare di una certa serietà con edema al retto femorale sinistro: essendo il «Bullo» uno dei tre italiani è d'obbligo schierarne un altro, il baby Vendramin. Charlie Bell, invece, stasera ci sarà, non essendo così grave la sua distorsione alla caviglia sinistra.
Fortunatamente s'è ripreso bene pure Michael, 8 anni, il figlioletto del coach, ferito alla testa da una moneta mentre si trovava con la mamma dietro la panchina del papà. «Succede almeno una volta all'anno - è Mike senior che parla - stavolta è toccato a mio figlio e questo fa capire alle famiglie che possono essere pericolose anche le gare in casa. Io non voglio fare troppe storie solo perché è mio figlio, però questa storia è completamente assurda». E' assurda anche la voce che ti vorrebbe a Phoenix la prossima stagione? «Mi hanno contattato, non lo nego, lì ci ho già lavorato prima di tornare a Treviso». Ma tu hai un contratto quadriennale. «Vedremo, parleremo, ma intanto cerchiamo di vincere lo scudetto. Sono voci che saltano fuori quando lì hai degli amici, però non c'è nulla di sicuro, e non ho firmato niente. Ho la mente completamente rivolta alla mia squadra: non escludo che accada qualcosa, ma potrebbe essere anche fra uno o tre anni, chissà». E così, adesso la Nba ci toglie, non solo i giocatori, ma anche gli allenatori. «Attenti che fra un po' cominciano pure con i giornalisti...».
Torniamo alle preoccupazioni quotidiane: c'è garadue che, per la Kinder, è chiaramente una sorta di ultima spiaggia: o vince e la serie ricomincia, o perde, ed allora tutti sanno che dallo 0-2 non si è mai rialzato nessuno. Ha detto bene Marconato, coach: vi metteranno le mani addosso per intimorirvi subito. «Credo anch'io, ma non dobbiamo cambiare atteggiamento, pur sapendo che affronteremo un avversario ferito, arrabbiato, molto pericoloso. Ci servirà la partita della vita. L'unica cosa da fare è giocare il meglio possibile il nostro basket, senza credere che dopo il +31 sia diventato tutto facile: vorrei insomma che non cambiasse niente, anzi bisogna migliorare qualcosa, alzare la nostra intensità». Hai già detto che questa è la gara-chiave. «Soprattutto per loro, per noi meno. Certo, se vinciamo è decisiva, se perdiamo lo diventerà quella di sabato. Sappiamo quello che dobbiamo fare per vincere, sta a noi ripeterci consci che sarà durissima, ma anche che ce la possiamo fare». Dopo 48 ore sarete in grado di riavere la pazzesca intensità di garauno? «Perché no? Nessuno ha giocato troppi minuti, mi sorprenderebbe se non fossimo capaci a ripeterci. Ciò non significa che ci riusciremo automaticamente, anche perchè la Kinder avrà senz'altro un rendimento diverso, ma io ho fiducia». Dipenderà anche da ciò che permetteranno Colucci e Tola. «Un pochino, ma soprattutto dal nostro atteggiamento e dal nostro ritmo: vogliono metterci le mani addosso? Okay, ma se noi corriamo come fanno a prenderci? Quindi aggressività, velocità, controllo dei rimbalzi e movimento di palla...».
Silvano Focarelli
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