ROSETO. Il silenzio è d'oro ma la parola, soprattutto quando esce dalla bocca di Valerio Bianchini, è di platino. La prima pietra posta dal nuovo patron del Roseto basket, Enzo Amadio, è una pietra miliare, anche se la notizia del giorno è che Phil Melillo ha firmato un contratto biennale. Ieri, intanto, c'è stato il passaggio ufficiale del pacchetto di maggioranza da Martinelli alla Faber.
L'operazione che sancisce la fine di un ciclo e l'apertura di un altro è stata perfezionata martedì. Di fatto il "Vate" avrà il compito di supportare il nuovo allenatore, Phil Melillo, nella costruzione della nuova squadra, un'opera che dovrà ricominciare dalle fondamenta visto che gli unici giocatori sotto contratto, Maresca e Ruggiero, sono patrimonio di Martinelli, e che la conferma di Mario Boni appare tutt'altro che scontata, per non dire improbabile.
Phil Melillo torna a Roseto. Quali criteri sottendono alla scelta?
«Ha il vantaggio di essere americano e, quindi, non soffre di condizionamenti. Conosce la mentalità dei giocatori americani ed è un bene, visto che la pallacanestro si sta adeguando in tal senso. Conosce bene la piazza rosetana dove è stimato e amato».
Cosa ha spinto Valerio Bianchini a scegliere ancora Roseto, pur senza la presenza di Martinelli che lo ha a lungo, e per ben due volte, corteggiato?
«Per Roseto è una trasformazione epocale; siamo passati da un presidente manager a un presidente imprenditore, che vede il Roseto come una piazza appassionata ma soprattutto come strumento imprenditoriale. La cosa che mi ha colpito di più e che mi ha portato ad accordarmi con lui (le parti hanno raggiunto un accordo biennale) è stata questa. La cosa che mi preme sottolineare è l'opera rivoluzionaria di Martinelli, che è riuscito a scardinare certe posizioni consentendo alla "piccola" Roseto di sedersi al tavolo delle grandi della pallacanestro. Credo che tutti devono essere grati a Martinelli, compreso il sottoscritto. Lui è stato il Che Guevara, ora si tratta di gestire il periodo post rivoluzionario iniziando a governare e cercando di riconquistare quella simpatia tipica della piazza rosetana e che, probabilmente, è stata inevitabilmente la vittima innocente della battaglia».
I tifosi possono dormire sonni tranquilli: Roseto è in buone mani?
«Assolutamente sì. Questa non è un'opera di salvataggio fine a se stessa, ma un progetto che vuole portare al radicamento del basket sull'intero territorio regionale. Se fosse stata un'opera di salvataggio, ed io sono passato già per l'esperienza dell'Olimpia Milano, avrei declinato l'offerta. Amadio fa una proposta nuova, in quanto mette in relazione il suo interessamento al basket non solo come appassionato e neanche a sfondo di mecenatismo, e il fatto che questa proposta di valorizzazione del prodotto basket venga da un imprenditore che lavora nel campo del tempo libero, perché i centri commerciali sono ormai le agorà dei nostri tempi, mi ha definitivamente convinto a entrare nel progetto Roseto, un progetto di grosso spessore e molto affascinante».
Fare finalmente di Roseto la città del basket?
«Roseto Basket town, visto che tra l'altro la provincia di Teramo è seconda, per livello espresso, solo a quella di Bologna. Il nuovo presidente ha in mente e sta lavorando a una struttura molto organizzata ma anche molto verticistica, che sarà lui stesso a presentare non appena avrà portato a termine il suo organigramma».
Il nuovo corso è dunque ufficialmente aperto, con qualche probabile cambiamento di rotta e con la certezza di Melillo capo allenatore, il che smentisce sul nascere la voce di un possibile interessamento di Roseto a Esposito. Se il buongiorno si vede dal mattino non c'è dubbio che per Roseto si preannuncia un' estate magica!
Giorgio Pomponi
L'operazione che sancisce la fine di un ciclo e l'apertura di un altro è stata perfezionata martedì. Di fatto il "Vate" avrà il compito di supportare il nuovo allenatore, Phil Melillo, nella costruzione della nuova squadra, un'opera che dovrà ricominciare dalle fondamenta visto che gli unici giocatori sotto contratto, Maresca e Ruggiero, sono patrimonio di Martinelli, e che la conferma di Mario Boni appare tutt'altro che scontata, per non dire improbabile.
Phil Melillo torna a Roseto. Quali criteri sottendono alla scelta?
«Ha il vantaggio di essere americano e, quindi, non soffre di condizionamenti. Conosce la mentalità dei giocatori americani ed è un bene, visto che la pallacanestro si sta adeguando in tal senso. Conosce bene la piazza rosetana dove è stimato e amato».
Cosa ha spinto Valerio Bianchini a scegliere ancora Roseto, pur senza la presenza di Martinelli che lo ha a lungo, e per ben due volte, corteggiato?
«Per Roseto è una trasformazione epocale; siamo passati da un presidente manager a un presidente imprenditore, che vede il Roseto come una piazza appassionata ma soprattutto come strumento imprenditoriale. La cosa che mi ha colpito di più e che mi ha portato ad accordarmi con lui (le parti hanno raggiunto un accordo biennale) è stata questa. La cosa che mi preme sottolineare è l'opera rivoluzionaria di Martinelli, che è riuscito a scardinare certe posizioni consentendo alla "piccola" Roseto di sedersi al tavolo delle grandi della pallacanestro. Credo che tutti devono essere grati a Martinelli, compreso il sottoscritto. Lui è stato il Che Guevara, ora si tratta di gestire il periodo post rivoluzionario iniziando a governare e cercando di riconquistare quella simpatia tipica della piazza rosetana e che, probabilmente, è stata inevitabilmente la vittima innocente della battaglia».
I tifosi possono dormire sonni tranquilli: Roseto è in buone mani?
«Assolutamente sì. Questa non è un'opera di salvataggio fine a se stessa, ma un progetto che vuole portare al radicamento del basket sull'intero territorio regionale. Se fosse stata un'opera di salvataggio, ed io sono passato già per l'esperienza dell'Olimpia Milano, avrei declinato l'offerta. Amadio fa una proposta nuova, in quanto mette in relazione il suo interessamento al basket non solo come appassionato e neanche a sfondo di mecenatismo, e il fatto che questa proposta di valorizzazione del prodotto basket venga da un imprenditore che lavora nel campo del tempo libero, perché i centri commerciali sono ormai le agorà dei nostri tempi, mi ha definitivamente convinto a entrare nel progetto Roseto, un progetto di grosso spessore e molto affascinante».
Fare finalmente di Roseto la città del basket?
«Roseto Basket town, visto che tra l'altro la provincia di Teramo è seconda, per livello espresso, solo a quella di Bologna. Il nuovo presidente ha in mente e sta lavorando a una struttura molto organizzata ma anche molto verticistica, che sarà lui stesso a presentare non appena avrà portato a termine il suo organigramma».
Il nuovo corso è dunque ufficialmente aperto, con qualche probabile cambiamento di rotta e con la certezza di Melillo capo allenatore, il che smentisce sul nascere la voce di un possibile interessamento di Roseto a Esposito. Se il buongiorno si vede dal mattino non c'è dubbio che per Roseto si preannuncia un' estate magica!
Giorgio Pomponi