RIVERGINATA da improvvisa e misteriosa metamorfosi, la Virtus riprova oggi a fare il punto al PalaVerde. Dai bastioni sbrecciati del suo Fort Alamo non penzolano ancora bandiere bianche, e pure quelle gialle, che segnalano peste nella comunità, ieri sono state ritirate. Si sono allenati sia Becirovic che Griffith, che oggi proveranno a dare una mano. Quella di Smodis, invece, la riaggiustavano ieri i chirurghi modenesi. Buona per l´anno prossimo.
La metamorfosi ha riacceso gli spiriti, anche se ieri, al quartier generale dell´Arcoveggio, si tendeva a volar bassi. Rigaudeau si sentiva circondato da senegalesi e girava largo. Messina, che s´era appena divagato in un doppio a tennis, spiegava che, a questo punto, la partita da augurarsi era quella punto a punto, in equilibrio. «La serie ricorda un po´ quella di un anno fa col Tau: c´erano sempre distanze enormi, fra le due squadre».
Invero col Tau, quando mancò Griffith, si diffuse il panico e si perse di brutto. Altri tempi, da monumento nazionale: un Nettuno nero, senza ingiurie di piccioni. Adesso, la bancarotta di Treviso è coincisa con la sua presenza (si fa per dire), la riscossa di Casalecchio con la sua assenza. Freudiano, se volete, ma sarà inutile portarci Messina, in quei labirinti: ieri, le parole da stampare erano imbevute di ragion di stato, i pensieri veri trattenuti per sé. Può essere che alla Kinder, tolto l´altra sera l´Omone, sia stato tolto l´alibi. E allora adesso sarà dura decidere se, come e quanto riallinearlo, ormai acclarato che la bua non c´è più. La linea è che uno in più non faccia mai male, e vale anche per Becirovic: saranno nei dieci, stasera, non nei cinque, e forse neanche nei sette. Di rientro, nel gruppo di fronte, Bulleri, che l´altra sera è molto mancato e ieri ha provato: il suo guaio muscolare era meno grave del temuto.
Sull´enigmatico forfait di giovedì, il puzzle ricostruito accostando tessere intorno a Rashard mostra questo. Che la caviglia gli si era girata davvero, martedì a Treviso. Che mercoledì Griffith aveva detto di non sentirsela di giocare. E che nessuno, a quelle parole, l´aveva supplicato di ripensarci. Né società, né coach, né compagni. E´ quest´ultima, delle varie, possibili separazioni in casa, la più difficile da ricucire; e certo al gruppo non piacque sentire l´Omone lagnarsi dei pochi palloni ricevuti (vedi interviste), all´indomani del Panathinaikos, una batosta da caricarsi sulla gobba comune, secondo i patti taciti di qualsiasi squadra. Poi ieri, toccando ai cronisti i due 'eroi per caso´ della sera prima (Granger & Bonora, senza offesa: uno da 0 a 23 in 48 ore, l´altro spolverato dopo infinita panchina), proprio Bonora, che è una testa del gruppo, ha riaperto l´uscio. «Giovedì abbiamo vinto coi piccoli, quasi in stile Benetton, ma io preferisco averlo, là in mezzo, Rashard, utile come fu nella semifinale d´Eurolega. Dunque conto che si rimetta». Quanto a se stesso, da desaparecido a protagonista, il Pando ha evitato di stravincere. «Sapevo che Becirovic non poteva giocare, toccava a me e mi sono fatto trovare pronto. La mia buona partita è nata dalla difesa: ho trovato fiducia, lavorando bene su Edney, e tutto dopo è venuto facile. Anch´io credo che questi distacchi enormi siano fasulli. In Gara 3 dovremo evitare di andar sotto di dieci: se ti càpita, a Treviso, chiunque sale dalla panchina poi fa i numeri».
La missione è dunque sgonfiare la fiducia a chi, l´altra sera, con la fiducia ci ha scherzato un po´ troppo. Bologna sembrava morta, pareva che dentro Fort Alamo non avessero più né un goccio d´acqua né una scatoletta, invece avevano i fucili carichi. La missione strategica è riusare ancora i 4 piccoli, ma non illudersi che, soprattutto fuori casa, risolvano tutto (e vincano, ed esempio, a rimbalzo). Poi, c´è da capire se, aggiungendo Griffith, si scompensa un sistema o lo si dota di un´opzione in più. La sua ridotta efficacia crea anche squilibri tecnici, e non solo psicologici. Messina aveva trovato un buon assetto in accoppiata con Smodis, ora potrebbe meditare di usare Rashard coi quattro piccoli e lui unico centro, per aprire il campo ai percussori: non solo Ginobili e Granger, ma anche Jaric, cui ora vanno chiesti più punti che regia.
La squadra parte oggi dopo pranzo. Infrequente, come minimo. Ma in Virtus pensano che a Pesaro andò così, blitz e vittoria nel pomeriggio, e poi due ore in un pullman semivuoto e superlusso non sono affatto una discesa in miniera.
Walter Fuochi
La metamorfosi ha riacceso gli spiriti, anche se ieri, al quartier generale dell´Arcoveggio, si tendeva a volar bassi. Rigaudeau si sentiva circondato da senegalesi e girava largo. Messina, che s´era appena divagato in un doppio a tennis, spiegava che, a questo punto, la partita da augurarsi era quella punto a punto, in equilibrio. «La serie ricorda un po´ quella di un anno fa col Tau: c´erano sempre distanze enormi, fra le due squadre».
Invero col Tau, quando mancò Griffith, si diffuse il panico e si perse di brutto. Altri tempi, da monumento nazionale: un Nettuno nero, senza ingiurie di piccioni. Adesso, la bancarotta di Treviso è coincisa con la sua presenza (si fa per dire), la riscossa di Casalecchio con la sua assenza. Freudiano, se volete, ma sarà inutile portarci Messina, in quei labirinti: ieri, le parole da stampare erano imbevute di ragion di stato, i pensieri veri trattenuti per sé. Può essere che alla Kinder, tolto l´altra sera l´Omone, sia stato tolto l´alibi. E allora adesso sarà dura decidere se, come e quanto riallinearlo, ormai acclarato che la bua non c´è più. La linea è che uno in più non faccia mai male, e vale anche per Becirovic: saranno nei dieci, stasera, non nei cinque, e forse neanche nei sette. Di rientro, nel gruppo di fronte, Bulleri, che l´altra sera è molto mancato e ieri ha provato: il suo guaio muscolare era meno grave del temuto.
Sull´enigmatico forfait di giovedì, il puzzle ricostruito accostando tessere intorno a Rashard mostra questo. Che la caviglia gli si era girata davvero, martedì a Treviso. Che mercoledì Griffith aveva detto di non sentirsela di giocare. E che nessuno, a quelle parole, l´aveva supplicato di ripensarci. Né società, né coach, né compagni. E´ quest´ultima, delle varie, possibili separazioni in casa, la più difficile da ricucire; e certo al gruppo non piacque sentire l´Omone lagnarsi dei pochi palloni ricevuti (vedi interviste), all´indomani del Panathinaikos, una batosta da caricarsi sulla gobba comune, secondo i patti taciti di qualsiasi squadra. Poi ieri, toccando ai cronisti i due 'eroi per caso´ della sera prima (Granger & Bonora, senza offesa: uno da 0 a 23 in 48 ore, l´altro spolverato dopo infinita panchina), proprio Bonora, che è una testa del gruppo, ha riaperto l´uscio. «Giovedì abbiamo vinto coi piccoli, quasi in stile Benetton, ma io preferisco averlo, là in mezzo, Rashard, utile come fu nella semifinale d´Eurolega. Dunque conto che si rimetta». Quanto a se stesso, da desaparecido a protagonista, il Pando ha evitato di stravincere. «Sapevo che Becirovic non poteva giocare, toccava a me e mi sono fatto trovare pronto. La mia buona partita è nata dalla difesa: ho trovato fiducia, lavorando bene su Edney, e tutto dopo è venuto facile. Anch´io credo che questi distacchi enormi siano fasulli. In Gara 3 dovremo evitare di andar sotto di dieci: se ti càpita, a Treviso, chiunque sale dalla panchina poi fa i numeri».
La missione è dunque sgonfiare la fiducia a chi, l´altra sera, con la fiducia ci ha scherzato un po´ troppo. Bologna sembrava morta, pareva che dentro Fort Alamo non avessero più né un goccio d´acqua né una scatoletta, invece avevano i fucili carichi. La missione strategica è riusare ancora i 4 piccoli, ma non illudersi che, soprattutto fuori casa, risolvano tutto (e vincano, ed esempio, a rimbalzo). Poi, c´è da capire se, aggiungendo Griffith, si scompensa un sistema o lo si dota di un´opzione in più. La sua ridotta efficacia crea anche squilibri tecnici, e non solo psicologici. Messina aveva trovato un buon assetto in accoppiata con Smodis, ora potrebbe meditare di usare Rashard coi quattro piccoli e lui unico centro, per aprire il campo ai percussori: non solo Ginobili e Granger, ma anche Jaric, cui ora vanno chiesti più punti che regia.
La squadra parte oggi dopo pranzo. Infrequente, come minimo. Ma in Virtus pensano che a Pesaro andò così, blitz e vittoria nel pomeriggio, e poi due ore in un pullman semivuoto e superlusso non sono affatto una discesa in miniera.
Walter Fuochi
Fonte: La Repubblica