Cantu´ ha tenuto fede alla fama: due consecutive non le perde. La Fortitudo invece ha accusato troppe magagne al Pianella, subendo a lungo. Boniciolli, il giorno dopo, parla già di serie a cinque partite. «E´ su quella distanza che dobbiamo ragionare, siamo alle semifinali scudetto, non a un torneo amichevole. Si spera sempre di chiudere prima, ma i fatti e la stagione regolare dicono che l´Oregon ha la stoffa della grande. In questa fase non ci sono verità assolute e incontrovertibili, ci s´incrocia di frequente e le gerarchie non possono rimanere ingessate».
La Skipper però ha subito a lungo, giovedì, l´iniziativa avversaria, in modo a volte anche clamoroso.
«Il primo quarto l´abbiamo finito avanti sul filo. L´ultimo l´abbiamo pareggiato: la differenza è venuta fuori nel secondo periodo, dove loro hanno scavato il vero divario. Lì abbiamo perso contatto, per cinque minuti dissennati che ci sono costati cari».
E dopo la scoppola come ci si sente?
«Come è naturale che sia. Molto arrabbiati, ma non avviliti, sgonfiarsi non serve a niente: cercheremo di lavorare bene in queste ore e di capire dove c´è stato il buco nero che ci ha fatto perdere».
La difesa ha avuto qualche amnesia, ma i dieci canestri del primo tempo non potevano garantire un avvio morbido.
«Infatti. L´attacco è stato il nostro problema principale e costante. Troppi tiri affrettati nel frangente più difficile. Ci hanno sfidato a concludere da fuori, dovevamo farlo, ma con più criterio e meno precipitazione. Giusto il modo di affrontare l´Oregon, meno lo svolgimento del gioco sul parquet».
Saltato il passo davanti, anche dietro sono venuti meno i fondamentali.
«Quando le cose sono cominciate a girare male, tutto il complesso non ha più funzionato bene, come spesso capita. Non abbiamo fatto canestro per un bel pezzo e gli abbiamo permesso di cominciare a correre e concludere in velocità. E naturalmente ce l´hanno fatta pagare molto cara».
Potrebbe essersi insinuata un po´ d´ansia dopo un poker di vittorie che parevano aver aperto la strada?
«I patemi sono le ultime cose delle quali ci dobbiamo preoccupare. Cantù è entrata alla grande nella serie, dimostrando che cosa può fare: noi abbiamo dato una buona mano per farle trovare piena fiducia nei suoi mezzi. Bisogna rimanere nell´ottica delle cinque partite: sarà dura, ma questo è il nostro pane».
Le percentuali di tiro capovolte rispetto a Gara 1 sono state decisive, ma anche sulla lavagna qualcosa è cambiato. Cosa vi ha messo in difficoltà e come domani potrete evitare altri impicci?
«L´Oregon non ha mutato niente, semmai ha migliorato il suo impatto sulla partita. La panchina avversaria si è fatta pesantemente sentire, Hoover ne ha fatte di cotte e di crude, spostando gli equilibri. E dietro hanno limitato molto bene il nostro gioco interno, che li aveva messi in grave difficoltà nella prima partita. Quando un nostro lungo riceveva la palla, tutto il quintetto avversario si chiudeva molto bene, provocandoci a provare il tiro da fuori. Sono riusciti nel loro intento. Anche noi abbiamo l´imperativo di alzare le qualità del nostro gioco per metterli ancora nel sacco».
Francesco Forni
La Skipper però ha subito a lungo, giovedì, l´iniziativa avversaria, in modo a volte anche clamoroso.
«Il primo quarto l´abbiamo finito avanti sul filo. L´ultimo l´abbiamo pareggiato: la differenza è venuta fuori nel secondo periodo, dove loro hanno scavato il vero divario. Lì abbiamo perso contatto, per cinque minuti dissennati che ci sono costati cari».
E dopo la scoppola come ci si sente?
«Come è naturale che sia. Molto arrabbiati, ma non avviliti, sgonfiarsi non serve a niente: cercheremo di lavorare bene in queste ore e di capire dove c´è stato il buco nero che ci ha fatto perdere».
La difesa ha avuto qualche amnesia, ma i dieci canestri del primo tempo non potevano garantire un avvio morbido.
«Infatti. L´attacco è stato il nostro problema principale e costante. Troppi tiri affrettati nel frangente più difficile. Ci hanno sfidato a concludere da fuori, dovevamo farlo, ma con più criterio e meno precipitazione. Giusto il modo di affrontare l´Oregon, meno lo svolgimento del gioco sul parquet».
Saltato il passo davanti, anche dietro sono venuti meno i fondamentali.
«Quando le cose sono cominciate a girare male, tutto il complesso non ha più funzionato bene, come spesso capita. Non abbiamo fatto canestro per un bel pezzo e gli abbiamo permesso di cominciare a correre e concludere in velocità. E naturalmente ce l´hanno fatta pagare molto cara».
Potrebbe essersi insinuata un po´ d´ansia dopo un poker di vittorie che parevano aver aperto la strada?
«I patemi sono le ultime cose delle quali ci dobbiamo preoccupare. Cantù è entrata alla grande nella serie, dimostrando che cosa può fare: noi abbiamo dato una buona mano per farle trovare piena fiducia nei suoi mezzi. Bisogna rimanere nell´ottica delle cinque partite: sarà dura, ma questo è il nostro pane».
Le percentuali di tiro capovolte rispetto a Gara 1 sono state decisive, ma anche sulla lavagna qualcosa è cambiato. Cosa vi ha messo in difficoltà e come domani potrete evitare altri impicci?
«L´Oregon non ha mutato niente, semmai ha migliorato il suo impatto sulla partita. La panchina avversaria si è fatta pesantemente sentire, Hoover ne ha fatte di cotte e di crude, spostando gli equilibri. E dietro hanno limitato molto bene il nostro gioco interno, che li aveva messi in grave difficoltà nella prima partita. Quando un nostro lungo riceveva la palla, tutto il quintetto avversario si chiudeva molto bene, provocandoci a provare il tiro da fuori. Sono riusciti nel loro intento. Anche noi abbiamo l´imperativo di alzare le qualità del nostro gioco per metterli ancora nel sacco».
Francesco Forni
Fonte: La Repubblica