PESARO – Cinque mesi dopo l’introduzione dell’euro, il...Marko è più che mai in auge a Pesaro, e neppure la difficile e tormentata stagione della Scavolini è riuscito a svalutarlo. “Tuki" Tusek, quarta colonna della Vuelle dal punto di vista statistico dietro i tre americani e terza forza sotto le plance, è passato indenne attraverso il fuoco delle polemiche divampate di tanto in tanto in occasione dei “bassi" dell’altalenante squadra pesarese, rilanciandosi anzi prepotentemente durante i play off. Infatti proprio contro la Kinder, che stringeva da par suo le maglie difensive chiudendosi a bunker sotto canestro, sono emersi i limiti della coppia Blair-Johnson (una doppia bomba disinnescata dalla difesa della Virtus e dall’imprecisione degli esterni biancorossi, che non riuscivano ad aprire il fortino avversario) e per contro la preziosa utilità di un giocatore come Tusek, l’unico lungo della Scavolini in grado di trascinare fuori il proprio marcatore e di segnare da oltre la linea dei 6,25 (Maggioli, che ha una buona mano, si ferma però un metro prima; Johnson deve avvicinarsi ancora di più e Blair, beh... lui dev’essere proprio “sopra" il canestro!).
Ottimo lo sloveno, dunque, che gode in pieno del favore della “piazza" ed è uno dei pochi biancorossi al momento certi della propria riconferma. Eppure, dopo due anni di onorata permanenza a Pesaro, non si è ancora pensato inequivocabilmente a lui come “quattro" titolare della squadra. Lo scorso anno era il back-up di DeMarco Johnson. Quest’anno al ruolo di ala forte, accanto a Blair, doveva essere convertito Maggioli (vi ricordate?); poi quando cominciò ad apparire evidente la velleità del progetto, si cominciò a cercare il famoso “quarto lungo", ricerca poi culminata nel ritorno di DeMarco. E per una di quelle beffe del destino che mettono a dura prova la pazienza degli umani, proprio quando il “suo" ruolo era stato di nuovo coperto (da DMJ), il rendimento del Markone ha cominciato a lievitare di partita in partita. Non importa chi aveva a fianco, Blair, Maggioli o lo stesso Johnson: lui, anima d’acciaio di questa Scavolini, si faceva largo a meraviglia dentro l’area colorata oppure andava a sganciare l’immancabile bomba frontale che riaccendeva improvvisamente la luce in casa biancorossa. In precedenza invece, quando i lunghi erano ancora tre e da Tusek si attendevano sfracelli, aveva in parte deluso, come aveva deluso in estate con la nazionale slovena e da quella esperienza era tornato piuttosto appannato, proprio il contrario dell’effetto che la maglia azzurra aveva fatto a Pecile... Insomma, pare che al Marko manchi sempre un centesimo per fare un euro, e vedremo se alla terza stagione pesarese il suo crescendo degli ultimi mesi sarà destinato a continuare, acquistando certezza e stabilità.
Intanto però, se si tirano le somme e si fanno le medie, si vedrà che il rendimento dello sloveno è un po’ calato, ma bisogna ricordare che per metà stagione c’è stato un gallo in più nel pollaio del lunghi biancorossi, rispetto all’annata precedente. E tuttavia, mentre il suo minutaggio è sceso di pochissimo (da 24 a 23 minuti e mezzo), i punti segnati passano da 10,6 a 9,8 e i rimbalzi da 5,6 a 4,8 a partita. Se si aggiunge a questi dati il calo della percentuale da due (dal 54 al 49%), si spiegano i due punti in meno nella valutazione (da 12,4 a 10,4). Solo dalla lunetta “Tuki" è diventato più preciso, passando dal 71 al 75%, mentre nelle bombe ha sostanzialmente confermato la solita percentuale (44). Cifre non eclatanti ma comunque buone; “10+5", in pratica, la sua formula punti&rimbalzi: un contributo serio e prezioso per l’economia della squadra. Basterà per garantirgli stavolta la promozione a “quattro" titolare? Nel caso passasse davvero il temuto “ridimensionamento" ventilato dalla dirigenza, questo sarebbe francamente il minore dei mali.
Giancarlo Iacchini
Ottimo lo sloveno, dunque, che gode in pieno del favore della “piazza" ed è uno dei pochi biancorossi al momento certi della propria riconferma. Eppure, dopo due anni di onorata permanenza a Pesaro, non si è ancora pensato inequivocabilmente a lui come “quattro" titolare della squadra. Lo scorso anno era il back-up di DeMarco Johnson. Quest’anno al ruolo di ala forte, accanto a Blair, doveva essere convertito Maggioli (vi ricordate?); poi quando cominciò ad apparire evidente la velleità del progetto, si cominciò a cercare il famoso “quarto lungo", ricerca poi culminata nel ritorno di DeMarco. E per una di quelle beffe del destino che mettono a dura prova la pazienza degli umani, proprio quando il “suo" ruolo era stato di nuovo coperto (da DMJ), il rendimento del Markone ha cominciato a lievitare di partita in partita. Non importa chi aveva a fianco, Blair, Maggioli o lo stesso Johnson: lui, anima d’acciaio di questa Scavolini, si faceva largo a meraviglia dentro l’area colorata oppure andava a sganciare l’immancabile bomba frontale che riaccendeva improvvisamente la luce in casa biancorossa. In precedenza invece, quando i lunghi erano ancora tre e da Tusek si attendevano sfracelli, aveva in parte deluso, come aveva deluso in estate con la nazionale slovena e da quella esperienza era tornato piuttosto appannato, proprio il contrario dell’effetto che la maglia azzurra aveva fatto a Pecile... Insomma, pare che al Marko manchi sempre un centesimo per fare un euro, e vedremo se alla terza stagione pesarese il suo crescendo degli ultimi mesi sarà destinato a continuare, acquistando certezza e stabilità.
Intanto però, se si tirano le somme e si fanno le medie, si vedrà che il rendimento dello sloveno è un po’ calato, ma bisogna ricordare che per metà stagione c’è stato un gallo in più nel pollaio del lunghi biancorossi, rispetto all’annata precedente. E tuttavia, mentre il suo minutaggio è sceso di pochissimo (da 24 a 23 minuti e mezzo), i punti segnati passano da 10,6 a 9,8 e i rimbalzi da 5,6 a 4,8 a partita. Se si aggiunge a questi dati il calo della percentuale da due (dal 54 al 49%), si spiegano i due punti in meno nella valutazione (da 12,4 a 10,4). Solo dalla lunetta “Tuki" è diventato più preciso, passando dal 71 al 75%, mentre nelle bombe ha sostanzialmente confermato la solita percentuale (44). Cifre non eclatanti ma comunque buone; “10+5", in pratica, la sua formula punti&rimbalzi: un contributo serio e prezioso per l’economia della squadra. Basterà per garantirgli stavolta la promozione a “quattro" titolare? Nel caso passasse davvero il temuto “ridimensionamento" ventilato dalla dirigenza, questo sarebbe francamente il minore dei mali.
Giancarlo Iacchini