PESARO - Si sta conquistando i suoi spazi in silenzio e a furia di gavetta ha destato le attenzioni di addetti ai lavori di ogni parte. Il suo credo non è l’apparire, non lo è mai stato. Lui confida nel lavoro a testa bassa. E’ preparato, non c’è dubbio, ed è anche scaltro il giusto per intraprendere “seriamente" il mestiere che ha nel sangue. E’ in partenza per Latina, Stefano Cioppi, dove assisterà alle Finali Nazionali Juniores con un taccuino pronto per essere riempito. «Abbiamo una squadra giovanissima, che parteciperà al campionato Juniores anche il prossimo anno. Ferri e Gennari sono due pesaresi doc, due talenti sui quali sono pronto a scommettere. Personalmente sono molto legato a Flamini, che mi ha regalato il titolo Cadetti. I tecnici che lo hanno allenato mi riferiscono che Simone migliora continuamente. Per il futuro ritengo possa tornare all’ovile anche Malaventura, che è già un giocatore importante in Serie A e poi c’è la rivelazione Scrocco. Altri nomi? L’ala/pivot Bargnani, di Roma, un ’85 che mi piacerebbe portare nel nostro vivaio». Stefano Cioppi ha una conoscenza sconfinata del panorama giovanile nazionale e internazionale. Di campioncini ne ha visti crescere tanti sotto gli occhi, da Becirovic a Parker fino ai fratelli Pietrus. «Ora in America vanno Zanca e Pascucci, io ho questa responsabilità del nostro settore giovanile...». Se ne parla parecchio, del fido “Pascu", lo 007 per ogni stagione. «Un validissimo assistente - sostiene Stefano Cioppi - ma prima di tutto un amico. Il nostro rapporto nasce un millennio fa, l’ho avuto come assistente per tutta la trafila delle giovanili e siamo come due fratelli. Grazie ai suoi contatti d’oltreoceano siamo riusciti a fare anche due tornei negli States e oggi ho una conoscenza a livello mondiale». Da Pascucci a Pillastrini. Lei ha sempre dichiarato che siete in perfetta sintonia, ma le voci di corridoio erano altre. Cosa risponde alle malelingue che insinuano che lei vorrebbe prenderne il posto? «Che non voglio proprio prendere il posto di nessuno! Quando firmai un contratto biennale sapevo che Stefano sarebbe rimasto qui e che al suo fianco sarei potuto crescere. Ma è anche vero che non voglio fare il vice a vita e spero che il prima possibile si presenti un’occasione. Naturalmente servirà anche una buona dose di fortuna». Quali le differenze nelle metodologie tra Caja e Pillastrini? «Ho avuto due capi-allenatori di primissimo piano, secondi solo a Messina, due che costruiscono il basket in maniera differente. La pallacanestro di Attilio è aggressiva, di attacco, veloce e più arrembante, solo di sistema e poco di lettura, mentre Pilla opta per il gioco ragionato e “puro", meno legato all’atletismo». Cosa le ha lasciato la stagione appena conclusa? «Tanto rammarico per essere usciti così presto nei play-off, perchè l’idea che avremmo potuto eliminare Bologna l’ho sempre avuta. Abbiamo raccolto meno di quello che ci aspettavamo, peggiorando i traguardi ottenuti 12 mesi fa, ma non si può trascurare il fatto che il livello delle altre si sia alzato. Personalmente è stata un’annata positiva e l’esperienza in Eurolega mi ha arricchito ulteriormente. Ho incontrato sistemi di gioco diversi e ho succhiato le tecniche e le tattiche di Stefano, con cui è aumentata la complicità».
Camilla Cataldo
Camilla Cataldo