Accaldato. Come tutti, del resto, perché se la temperatura fuori si aggira sui 30 gradi dentro, al PalaDozza, si suda di più. Giorgio Seragnoli è accaldato ma, contemporaneamente, soddisfatto della prestazione dei suoi. «Buona partita — commenta — adesso bisogna chiudere. Anche se con questo caldo non è facile».
E' facile, invece, per Matteo Boniciolli spiegare la partita. E spiegare pure il mancato impiego di Anthony Goldwire, fuori per scelta tecnica, non per gli acciacchi che, per esempio, continuano a condizionare l'esistenza di Zoran Savic. «La partita che mi aspettavo — attacca il coach — contro una squadra che non regala niente. Mi auguro che si serva da esempio, anche a Cantù, per evitare di ripetere gli stessi errori di gara-due».
Sottolinea un dato, Boniciolli, la risposta corale della squadra: «Nel momento più difficile non abbiamo ripetuto l'esperienza di Cantù. Abbiamo evitato di sparacchiare conclusioni infelici dalla lunga distanza, pensando di risolvere in modo individuale il confronto.Invece abbiamo continuato a muovere il pallone, aprendo il campo». Bravo, in questo senso, Basile.
C'è un uomo che gli è piaciuto in particolare. E, proprio per questo, non si nasconde dietro a tanti giri di parole. «In questo momento — aggiunge — Milic è il principale elemento della nostra difesa. Quando lo vedo piegato in due, con il culo basso, davanti Hines, capisco che difenderemo in un certo modo. Con aggressività».
Quella stessa aggressività che, probabilmente, non assicura Anthony Goldwire, che resta tutta la gara in panchina, a osservare i compagni.
Perché non l'ha utilizzato? «Devo ripetere — ribatte — quello che ha già detto Ettore Messina. In questo momento non ci possiamo permettere il lusso di aspettare nessuno. Abbiamo fatto molti tentativi, ma non abbiamo ottenuto risultati concreti. Siamo dei professionisti, dobbiamo rendere. Lui non ha reso ed è rimasto seduto. Non possiamo provarlo in gare di questo tipo, quando sei tra la vita e la morte. Non posso aspettare».
Quell'attesa, invece, che dall'altra parte condanna Sacripanti. Che ha aspettato, invano, qualche segnale positivo di Hines. Che ha subito Milic sui due lati del campo. Collezionando una serie incredibile di errori.
«Abbiamo pagato — dice Sacripanti — la scelta dei quattro piccoli. In questo modo hanno raccolto molto a rimbalzo. Hanno conquistato 18 palloni in più di noi: non possiamo pensare di vincere in così. Ma il punteggio, credo, sia un minimo bugiardo. A 14' dalla sirena, in fondo, eravamo sotto di soli 4 punti. Anche se, per la prima volta, abbiamo sbragato. Abbiamo tirato male i liberi, abbiamo lavorato male a rimbalzo. Siamo sul 2 a 1, loro verranno a Cantù con il match ball tra le mani. Ma noi vorremmo allungare la serie e costringerli alla bella, giovedì, ancora al PalaDozza. E se faremo tesoro degli errori di stasera...».
Alessandro Gallo
E' facile, invece, per Matteo Boniciolli spiegare la partita. E spiegare pure il mancato impiego di Anthony Goldwire, fuori per scelta tecnica, non per gli acciacchi che, per esempio, continuano a condizionare l'esistenza di Zoran Savic. «La partita che mi aspettavo — attacca il coach — contro una squadra che non regala niente. Mi auguro che si serva da esempio, anche a Cantù, per evitare di ripetere gli stessi errori di gara-due».
Sottolinea un dato, Boniciolli, la risposta corale della squadra: «Nel momento più difficile non abbiamo ripetuto l'esperienza di Cantù. Abbiamo evitato di sparacchiare conclusioni infelici dalla lunga distanza, pensando di risolvere in modo individuale il confronto.Invece abbiamo continuato a muovere il pallone, aprendo il campo». Bravo, in questo senso, Basile.
C'è un uomo che gli è piaciuto in particolare. E, proprio per questo, non si nasconde dietro a tanti giri di parole. «In questo momento — aggiunge — Milic è il principale elemento della nostra difesa. Quando lo vedo piegato in due, con il culo basso, davanti Hines, capisco che difenderemo in un certo modo. Con aggressività».
Quella stessa aggressività che, probabilmente, non assicura Anthony Goldwire, che resta tutta la gara in panchina, a osservare i compagni.
Perché non l'ha utilizzato? «Devo ripetere — ribatte — quello che ha già detto Ettore Messina. In questo momento non ci possiamo permettere il lusso di aspettare nessuno. Abbiamo fatto molti tentativi, ma non abbiamo ottenuto risultati concreti. Siamo dei professionisti, dobbiamo rendere. Lui non ha reso ed è rimasto seduto. Non possiamo provarlo in gare di questo tipo, quando sei tra la vita e la morte. Non posso aspettare».
Quell'attesa, invece, che dall'altra parte condanna Sacripanti. Che ha aspettato, invano, qualche segnale positivo di Hines. Che ha subito Milic sui due lati del campo. Collezionando una serie incredibile di errori.
«Abbiamo pagato — dice Sacripanti — la scelta dei quattro piccoli. In questo modo hanno raccolto molto a rimbalzo. Hanno conquistato 18 palloni in più di noi: non possiamo pensare di vincere in così. Ma il punteggio, credo, sia un minimo bugiardo. A 14' dalla sirena, in fondo, eravamo sotto di soli 4 punti. Anche se, per la prima volta, abbiamo sbragato. Abbiamo tirato male i liberi, abbiamo lavorato male a rimbalzo. Siamo sul 2 a 1, loro verranno a Cantù con il match ball tra le mani. Ma noi vorremmo allungare la serie e costringerli alla bella, giovedì, ancora al PalaDozza. E se faremo tesoro degli errori di stasera...».
Alessandro Gallo
Fonte: Il Resto del Carlino