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Lavori di Scavo non ancora in corso

Il presidente Gian Marco: «Sicuramente spenderemo meno. Però i programmi li stileremo più avanti»

PESARO - Il ritornello è sempre lo stesso: «E’ presto, ripassate più avanti». In società non ci sono pentole che bollono, perchè a scottare adesso sono i primi soli estivi e le semifinali scudetto. «Ancora abbiamo parlato poco - dice Gian Marco Scavolini - non abbiamo pianificato nulla. Non c’è fretta e l’anno scorso c’era addirittura chi faceva la squadra a settembre. Chiaramente l’intenzione è quella di spendere meno». Mette subito le mani avanti il presidente, riportando i pensieri di una famiglia scontenta del bilancio in rosso e dei risultati non soddisfacenti sul campo. Però in un’intervista radiofonica il vice presidente ha ammesso che quello della Scavolini è stato il 7°-8° budget in Italia... «Non so stilare una classifica, penso che ci siano diverse formazioni sui nostri livelli, dico solo che abbiamo speso un po’ troppo rispetto a quello che abbiamo raccolto. Cercheremo di fare il meglio con le risorse che avremo a disposizione. Con il basket si va sempre in passivo, non è una novità, specie in questo periodo. L’impegno finanziario era eccessivo». La speranza, ovviamente, è che ne venga fuori un giocattolino funzionante e divertente. Ma è anche vero che - tra le tante squadre costruite spendendo (relativamente) poco - solo Cantù è emersa piazzandosi tra le prime quattro. Non tutte le ciambelle riescono col buco.
Parliamo del futuro: quali le scelte più imminenti? «Non lo abbiamo deciso - prosegue il figlio di Valter - Ribadisco che l’allenatore ha un contratto e noi abbiamo tutte le intenzioni di rispettarlo». Quali caratteristiche dovranno avere i “prossimi" biancorossi? «Innanzitutto l’attaccamento alla maglia, unita ad una grande motivazione. Meglio la passione del nome. I giocatori già in rosa? I contratti sono una base, ma chi resta deve essere contento di stare qui». Vedremo una squadra giovane, americana o entrambe? «Solitamente gli italiani o addirittura i giocatori locali hanno una marcia in più, una maggiore identificazione. Ma prediligeremo le brave persone. Per quel che concerne gli americani dipenderà dalla scelta di partecipare o meno alla Coppa». Avete concluso con Tusek? «Con Marko c’è un accordo sulla parola, ma non abbiamo chiuso. Dobbiamo valutare, per lui come per gli altri». Vorrebbe rivedere Booker e Blair a Pesaro? «Sono ottimi giocatori, ma è da vedere. Non mi esprimo». E allora ci dica: la sua famiglia ha perso un po’ di amore per il basket? «No, non siamo stanchi. E’ che siamo maturi per lasciare, se qualcuno si farà avanti. Lo abbiamo ribadito più volte. La pallacanestro è una passione che non ti abbandona: ti prende completamente, ti fa soffrire e arrabbiare». Cosa vi fa arrabbiare? «Le stagioni non troppo positive, ma anche le regole non chiare. Ma da qui a dire che ripudiamo tutto ce ne passa...». Se potesse tornerebbe al vecchio Palas? «Sappiamo tutti cosa abbiamo perso spostandoci al Bpa, ma pure cosa abbiamo guadagnato. Alla Torraccia si possono ospitare tante manifestazioni, ma è impossibile riempirlo. L’atmosfera in Viale dei Partigiani era un’altra storia, ma l’hangar ha fatto il suo tempo. Purtroppo...».
Camilla Cataldo
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