L'ultima volta al Palamalaguti, giovedì scorso, la Benetton conobbe la sconfitta più pesante della stagione: -25. Una partita praticamente giocata solo dalla Kinder. Stasera ci ritorna, con in mano però qualcosa di importante, il match ball per la finale. Dunque è sperabile, anzi doveroso, che Treviso mostri uno spirito diverso. Come diverso dovrà essere di conseguenza il suo atteggiamento in campo. In fondo, cosa si pretende dai casuals? Non certo di fare sfracelli dal salto a due, di annientare all'istante i suoi avversari, ma semplicemente di restare in partita, di potersela giocare sino in fondo.
Ciò che d'altra parte ha fatto la Virtus in garatre: poi è chiaro che su quel terreno si può anche perdere, però se spareggio dev'essere che almeno arrivi dopo 40' combattuti e tesi, non distratti ed inconcludenti. Nervosa caso mai dovrebbe essere Bologna, conscia che d'ora in poi ne dovrà vincere due su due. «Io mi aspetto una Kinder che farà di tutto per vincere, come s'impone ai campioni d'Italia in carica - ammette Mike D'Antoni - allo stesso tempo anche la Benetton ci metterà lo stesso massimo impegno. Dovremo mostrare le qualità che ci hanno fatto vincere garatre: giocare bene, non demoralizzarci nelle fasi di difficoltà ma pensare unicamente al successo e non all'eventualità di garacinque. Sperando d'avere quel pizzico indispensabile di fortuna».
Se la Kinder sarà costretta all'affanno, non è impossibile che alla fine commetta qualche errore.
«Lo speriamo, ma non possiamo esserne certi, Bologna ha grandi giocatori, soprattutto giocatori esperti. Loro non regaleranno niente, saremo noi a dover essere così bravi da batterli. E per batterli dobbiano ripetere garauno o garatre: grande intensità difensiva, correre e tirare bene».
Si aspetta qualcosa di più da Griffith e Becirovic?
«Non escludo niente, anche se entrambi non hanno ancora una condizione fisica decente. Non so se in questi due giorni siano migliorati, può darsi che loro riescano dare qualcosa in più ma anche in questo caso per noi non cambia molto, nel senso che dobbiamo preoccuparci solo di fare il nostro basket: se riusciremo a produrre il meglio delle nostre possibilità io credo che vinciamo anche lì».
In garadue la Kinder sorprese con i suoi quattro esterni, ora però non ha più mosse segrete...
«Sì, allora non eravamo pronti né con le gambe né con la testa, un po' quello che ci era successo in garadue a Trieste: ma lì vincemmo lo stesso perché la Coop non è la Kinder. In più, certo, la Virtus ha cambiato il modo di giocare. Oggi sono convinto che siamo più pronti, sappiamo quello che dovremo fare, e spero che nessuno abbia voglia di tornare a Treviso per fare lo spareggio. I segnali che ho avuto in questi giorni sono stati positivi».
C'è anche un altro discorso da fare, anche se tutt'altro che nuovo. Da Bologna continuano a battere sul tasto della probabile partenza di D'Antoni dopo questa stagione, destinazione Nba. E spiattellano un paio di nomi-choc, quello di Zelimir Obradovic (e sarebbe un clamoroso ritorno) e, tenetevi forte, di Ettore Messina. Nessuno mette in dubbio la professionalità del coach e dei suoi giocatori, ma non sarebbe meglio una volta per tutte, pensare a commentare solo ciò che succede sul campo in quei 40 minuti?
Silvano Focarelli
Ciò che d'altra parte ha fatto la Virtus in garatre: poi è chiaro che su quel terreno si può anche perdere, però se spareggio dev'essere che almeno arrivi dopo 40' combattuti e tesi, non distratti ed inconcludenti. Nervosa caso mai dovrebbe essere Bologna, conscia che d'ora in poi ne dovrà vincere due su due. «Io mi aspetto una Kinder che farà di tutto per vincere, come s'impone ai campioni d'Italia in carica - ammette Mike D'Antoni - allo stesso tempo anche la Benetton ci metterà lo stesso massimo impegno. Dovremo mostrare le qualità che ci hanno fatto vincere garatre: giocare bene, non demoralizzarci nelle fasi di difficoltà ma pensare unicamente al successo e non all'eventualità di garacinque. Sperando d'avere quel pizzico indispensabile di fortuna».
Se la Kinder sarà costretta all'affanno, non è impossibile che alla fine commetta qualche errore.
«Lo speriamo, ma non possiamo esserne certi, Bologna ha grandi giocatori, soprattutto giocatori esperti. Loro non regaleranno niente, saremo noi a dover essere così bravi da batterli. E per batterli dobbiano ripetere garauno o garatre: grande intensità difensiva, correre e tirare bene».
Si aspetta qualcosa di più da Griffith e Becirovic?
«Non escludo niente, anche se entrambi non hanno ancora una condizione fisica decente. Non so se in questi due giorni siano migliorati, può darsi che loro riescano dare qualcosa in più ma anche in questo caso per noi non cambia molto, nel senso che dobbiamo preoccuparci solo di fare il nostro basket: se riusciremo a produrre il meglio delle nostre possibilità io credo che vinciamo anche lì».
In garadue la Kinder sorprese con i suoi quattro esterni, ora però non ha più mosse segrete...
«Sì, allora non eravamo pronti né con le gambe né con la testa, un po' quello che ci era successo in garadue a Trieste: ma lì vincemmo lo stesso perché la Coop non è la Kinder. In più, certo, la Virtus ha cambiato il modo di giocare. Oggi sono convinto che siamo più pronti, sappiamo quello che dovremo fare, e spero che nessuno abbia voglia di tornare a Treviso per fare lo spareggio. I segnali che ho avuto in questi giorni sono stati positivi».
C'è anche un altro discorso da fare, anche se tutt'altro che nuovo. Da Bologna continuano a battere sul tasto della probabile partenza di D'Antoni dopo questa stagione, destinazione Nba. E spiattellano un paio di nomi-choc, quello di Zelimir Obradovic (e sarebbe un clamoroso ritorno) e, tenetevi forte, di Ettore Messina. Nessuno mette in dubbio la professionalità del coach e dei suoi giocatori, ma non sarebbe meglio una volta per tutte, pensare a commentare solo ciò che succede sul campo in quei 40 minuti?
Silvano Focarelli